Galleria Enrico Astuni
Bologna
via Iacopo Barozzi, 3
051 4211132 FAX 051 4211242
WEB
Broken Fall (Organic)
dal 18/2/2011 al 28/5/2011
mar - sab 10-13 e 15-19, dom e lun su appuntamento

Segnalato da

Galleria Enrico Astuni




 
calendario eventi  :: 




18/2/2011

Broken Fall (Organic)

Galleria Enrico Astuni, Bologna

Cadere e' una delle metafore e delle pratiche ricorrenti della modernita'. Un film del 1971, Broken Fall (Geometric), puo' essere assunto a simbolo o a manifesto della volonta', o forse desiderio, dell'artista di presentare una direzione, un indirizzo preciso, a questa maniera di fare spazio attraverso un evento (e in un "doloroso nessun luogo", citando Rilke). Opere di William Anastasi, Paolo Chiasera, Luca Pozzi, Arcangelo Sassolino, Roman Signer, Annika Strom, Bill Urmenyi, Luca Vitone...


comunicato stampa

a cura di Giovanni Iovane e Alessandra Pace

Gli artisti: William Anastasi, Paolo Chiasera, Simon Faithfull, Mathilde ter Heijne, Hannu Karjalainen, Christoph Keller, Cristiano Mangione, Andrea Melloni, Paolo Parisi, Luca Pozzi, Richard Rigg, Jens Risch, Arcangelo Sassolino, Roman Signer, Annika Strom, Bill Urmenyi, Luca Vitone, Robin Watkins/Torben Tilly

Broken Fall (Organic) segue a meno di un anno la mostra Broken Fall (Geometric), curata da Giovanni Iovane e Alessandra Pace per Astuni Public Studio, Bologna.

Cadere è una delle metafore—e insieme delle pratiche—ricorrenti della modernità.
Cadere si differenzia, per toni, accenti e risultati dal più generalista volare.
Il volo modernista prevede, infatti, una concettualizzazione del vuoto, una presentazione non performativa, distante dalla nozione di evento secondo Alain Badiou (come qualcosa che interrompe una situazione data per opera di un “supplemento”)... e una certa dose di romanticismo, come nella celebre foto di Yves Klein.
Cadere ha invece sicuramente complicazioni psicologiche (lo spettro della failure che si aggira sempre tra di noi da più di un secolo) ma anche qualcosa di inerente ad un fare artistico che presuppone una traiettoria, una direzione, l’insistenza sulla forza di gravità e sulla fissazione di un evento che aggiunge qualcosa (o supplisce) al panorama quotidiano.

Bruegel il Vecchio, nella sua Caduta di Icaro (1555) non attribuiva grande importanza all’evento. Nel suo paesaggio, con contadino al lavoro, lo spettatore fa una certa fatica ad individuare il povero Icaro in caduta: dopo un po’, dopo una attenta osservazione, notiamo due piccole gambe in mare, che raffigurano l’evento.
Con gli occhi della modernità (e del modernismo), quelle due piccole gambe rovesciate segnano una traiettoria; una direzione non marcatamente visibile che tuttavia determina pienamente il soggetto del quadro.
Le cose accadono e cadono, dopo un volo più o meno breve. L’aspirazione (o l’oggetto del desiderio) non è più lanciarsi, e rimanere in volo ma ri-cadere, con una precisa intenzione, a terra.

Il modello modernista di tutte queste ricadute è senz’altro la scultura frammentaria di Rodin. Auguste Rodin, intorno al 1890-1891, modellò in argilla alcune “figure volanti” (successivamente tirate in bronzo). Tali figure hanno origine dai torsi non finiti michelangioleschi. Hanno un carattere deliberatamente frammentario anche perché soggetti parziali per opere scultoree di complessa impaginazione come la Porte de l'Enfer. Come è noto, la porta monumentale commissionata a Rodin non ebbe mai una sua destinazione definitiva e fu mostrata, incompleta soltanto all’Esposizione Universale del 1900. In tal modo, una grande opera senza una destinazione è diventata il serbatoio o meglio l’archivio per figure o soggetti con un indirizzo preciso (nel nostro caso, figure volanti) ma deliberatamente incompleti. Sia il bronzo postumo Figure Volante, che quello intitolato Iris, Messagère des Dieux (Figure volante), i cui modelli risalgono al 1890, presentano dei torsi femminili senza un braccio e senza la testa.

La straordinaria torsione di queste figure, insieme alla ponderata sospensione del volo sembra associarsi ad un intenzionale, e forse perverso, anonimato; ad una necessaria frammentazione del corpo e decurtazione dell’evento.
Gaston Bachelard (L'air et les songes: essai sur l'imagination du mouvement, Paris, Librairie José Corti, 1943) ha scritto che le “fantasie” di ascesa e caduta sono metafore assiomatiche; sono irrefutabili e talora senza testa.
Le figure degli equilibristi, dei saltimbanchi e dei clown che si rincorrono da più di un secolo nei quadri, nelle pagine dei poeti, nei film e nelle performances e perfino negli scritti dei critici, sono metafore assiomatiche di una sfida alla morte, al vuoto. Una vittoria “della grazia sulla pesantezza” come riporta nel suo bel libro Jean Starobinski (Portrait de l’artiste en saltimbanque, Flammarion, Paris, 1983), citando Simone Weil. Tuttavia, a cominciare da Baudelaire, per poi passare attraverso le metafore di Rilke e sino alla contemporaneità, sembra che il trionfo faccia posto, s’indirizzi piuttosto verso il fallimento, verso l’immagine dell’acrobata perdente in caduta nel “doloroso nessun luogo”.

In un film sperimentale di Hans Richter del 1926, Vormittagsspuk, fantasmi antimeridiani e oggetti che cadono si susseguono senza posa.
La caduta, con tutta una sottile e variegata analisi del suo dinamismo più o meno verticale, diviene un “luogo” fondamentale nei film di Buster Keaton.
Tale azione intenzionale (con sue precise geometrie) viene ripresa in un campo d’azione in cui è possibile includere gli scritti di Samuel Beckett, i quadri di Barnett Newman ad esempio e, negli anni 70, una serie di film di Bas Jan Ader, tutti dedicati alla “caduta”.
Un film del 1971, Broken Fall (Geometric), può essere assunto a simbolo o a manifesto di questa volontà, o forse desiderio dell’artista, di presentare una direzione, un indirizzo preciso—e sia pure “ritardato” in stile keatonesque—a questa maniera di fare spazio attraverso un evento (e in un “doloroso nessun luogo”, citando ancora una volta Rilke).
E se in Bas Jan Ader è il corpo (secondo storia e tradizione artistico-performativa) a segnare la geometria della caduta in Bruce Nauman (alla fine degli anni 60) o in John Baldessari (nei primi anni 70) è il rimbalzo di una palla ad offrire la possibilità di una linea retta o di altre figure geometriche (con evidente e ironico superamento delle linee verticali di Barnett Newman).

Negli ultimi decenni, la caduta o ibridi del volo “a scadenza” come la levitazione, si sono trasformati (anch’essi) in veri e propri fantasmi del Modernismo.
Spettri che testimoniano una sopravvivenza nel panorama visivo contemporaneo (e nella cultura visiva popolare) di una permanenza di strumenti d’indagine e di osservazione che non si affidano a complesse e ramificate reti o radici (rizoma) ma a ciò che avviene, ciò che accade quando qualcosa cade in un punto.
Una piccola cosa, quasi invisibile nello spazio del paesaggio (due piccole gambe rovesciate in mare) che tuttavia, al di là della vanitas, segna l’oggetto del quadro e dell’arte del 900 e contemporanea.

Artisti: William Anastasi, Paolo Chiasera, Simon Faithfull, Mathilde ter Heijne, Hannu Karjalainen, Christoph Keller, Cristiano Mangione, Andrea Melloni, Paolo Parisi, Luca Pozzi, Richard Rigg, Jens Risch, Arcangelo Sassolino, Roman Signer, Annika Strom, Bill Urmenyi, Luca Vitone, Robin Watkins/Torben Tilly

Broken Fall (Organic) segue a meno di un anno la mostra Broken Fall (Geometric), curata da Giovanni Iovane e Alessandra Pace per Astuni Public Studio, Bologna.

Giovanni Iovane e Alessandra Pace sono gli autori del libro Broken Fall. Ascesa e caduta dell’arte (Rise and Fall of Pictures), pubblicato nella collana Outline di Silvana editoriale (2010).

Immagine: Annika Stroem The missed concert, 2005, video, 4'30'' (still da video - jennifer)

Inaugurazione sabato 19 febbraio h19

Galleria Enrico Astuni
via Iacopo Barozzi, 3 - 40126 Bologna
orario di apertura:
dal martedì al sabato 10 - 13 / 15 - 19
domenica e lunedì su appuntamento

IN ARCHIVIO [15]
Raccontare un luogo - (Tales of a Place)
dal 5/6/2015 al 6/11/2015

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede