Elisabetta Diamanti. Memoria, recupero della memoria; il culto della memoria e' possibile solo attraverso la perdita della memoria. Abbandonare la memoria meccanica, storica, la memoria che e' cronaca per impossessarsi della memoria che intellige. Abbandonare la consapevolezza per cedere alla visione.
L'Artista Elisabetta Diamanti, incisore, presenta la mostra 'Passaggi' sulle geometrie cosmatesche.
L'inaugurazione avverrà a Roma presso il Libro Galleria 'al Ferro di Cavallo' di via Ripetta 67, il giorno 31 Ottobre e continuerà sino al 16 Novembre 2002.
''Lo spirito...che si é fatto materia, l'invisibile che si é fatto sostanza e pietra...'''
Memoria, recupero della memoria; il culto della memoria é possibile solo attraverso la perdita della memoria. Abbandonare la memoria meccanica, storica, la memoria che é cronaca per impossessarsi della memoria che intellige. Abbandonare la consapevolezza per cedere alla visione. Ritrovarsi e ritrovare, esistere...in un tassello di pietra. II gesto creativo di Elisabetta Diamanti invita a perdersi in uno spazio vuoto, sospeso, dove il recupero di una memoria personale e ancestrale al tempo stesso permette di riempirlo di tracce, segmenti, ritmi, pause: indizi dell'anima. Le pietre di questi mosaici si offrono per essere sacrificate, dall'operosità , dall'ingegno, dall'inganno, all'inquietudine che ci pervade, al desiderio incessante di svelare il segreto, il prodigio che può salvarci. Non v'é traccia delta fatica del divenire, della consapevolezza; il trionfo é dello spazio, della luce e del buio, del tempo, della geometria che con il suo rigore presiede sovrana a un ordine superiore in cui la libertà é data dal limite delle regole che impone. In questo rigore, in questo limite, in questo desiderio smisurato, l'uomo cerca se stesso, l'altro, le altre infinite, seducenti possibilità . Le distanze dell'anima, nell'anima, si misurano con quadrati, cerchi, triangoli. I fili della memoria si riannodano attraverso l'affiorare di segni tracciati dalla mano in cui si é incarnata la possibilità del divenire, il continuum che tende all'infinito: non inizia, non finisce...é. Questa permanenza nel limbo della memoria é la forza che ha indotto l'artista a recuperare il piacere del contatto, del ''sentire'', dello sfiorare la materia: la pietra, il legno, il metallo, la carta. II gesto del rilevamento per mezzo del ''frottage'' si trasforma, diviene iniziazione, conoscenza, destinati a perdersi in un abbandono che ricongiunge l'ordine e II caos in un perfetto equilibrio, in eui glà intervalli di spazio e di tempo si annullano. I passi, le violenze secolari impressi su questi pavimenti si stratificano sul metallo delle matrici, sulla carta che li accoglie in una sensibile e raffinata tessitura. Gli oli su tavola ci precipitano nell'evocazione di visioni caleidoscopiche: bello, figura, vedere. Uno sguardo su una oggettività che si disgrega continuamente, che inesorabilmente si ricompone in infinite rotazioni e traslazioni combinatorie di forme colorate. Ma il colore si dissolve, non affiora, scompare lentamente per acquisire l'austerità del bianco e nero, per rendere evidenti i ''graffi'' e i segni che il gesto ha inciso sulla tavola di legno. Le immagini si rapportano orizzontali in uno straordinario spazio evocativo, si impone una diversa fruizione tramite l'impostazione del corpo. II nostro sguardo é attratto verso il basso, osserviamo ciò che calpestiamo, quello che sfila sotto i nostri piedi é incanto di colore, di geometria.
Al ferro di cavallo
via ripetta 67
Roma