Galleria Miralli - Portico della Giustizia Sec. XII
Viterbo
via S. Lorenzo, 57
0761 340820
WEB
Paolo Liberati
dal 2/11/2002 al 23/11/2002
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Galleria Miralli



approfondimenti

Paolo Liberati
Lorenzo Mango



 
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2/11/2002

Paolo Liberati

Galleria Miralli - Portico della Giustizia Sec. XII, Viterbo

La ricerca pittorica di Paolo Liberati corrisponde ad una intenzione del lavoro mai mentale o astratta ma espressa, invece, per il tramite della mano e dell'occhio, della materia e della visione.


comunicato stampa

a cura di Lorenzo Mango

Lorenzo Mango
Astrazioni del paesaggio

Costruire nella luce ed attraverso la luce. Costruire dentro la superficie ed attraverso di essa. Pensare il colore come luce e come costruzione di una superficie che tradisca se stessa. Questi tre assunti - pure presenti qui in una forma un pò troppo apodittica - rappresentano un buon modo per accedere alla ricerca pittorica di Paolo Liberati, individuandone il tratto progettuale, che corrisponde ad una intenzione del lavoro mai mentale o astratta ma espressa, invece, per il tramite della mano e dell'occhio, della materia e della visione.

C'è um'intensa vocazione febbrile, infatti, nella pittura di Liberati che lo spinge a sperimentare il linguaggio partendo dalla sua consistenza di tecnica, dalla sua natura di pittura. E' così che nasce il quadro, quasi una scommessa tra lo sforzo di vedere e la necessità del fare. La forma è il risultato di questa linea di tensione. Forma instabile, allora, sicuramente astratta ma altrettanto sicuramente innamorata del paesaggio e del corpo che di quella astrazione si fanno ombra.

E' come se ogni immagine partisse dall'incontro, dalla sovrapposizione e dalla giustapposizione di sezioni di materia dipinta, le quali possono rievocare una figura nota (quasi a suggerire volti e paesaggi) ma, di fatto, si limitano a circoscrivere una porzione di spazio, realizzando una singolare tra le parti, con i colori che parlano tra di loro talvolta intendendosi sullo stesso tono, talaltra dandosi sulla voce.

E' proprio attraverso il colore, infatti, che Liberati costruisce l'immagine, affidandogli il compito di disegnare lo spazio e di dare corpo alla luce. Attraverso la dialettica tra questi due elementi la superficie entra in vibrazione e si schiude a dimensioni ulteriori, che sono percettive quanto fantastiche, che individuano uno spazio ma rivelano anche un mondo. Si apre, così, ad una profondità che è virtuale, in quanto non è volumetricamente disegnata, ma è reale anche, perchè tocca direttamente la nostra sensibilità, perchè è visibile.

Si tratta, infatti, di una profondità di luce, che nasce dai paesaggi tonali, dai timbri, dalle velature, dalle qualità cromatiche e si risolve in forma. Liberati ama parlarne come di una luce "tattile" indicandocon questo termine tanto un procedimento di pittura, una strategia di costruzione della superficie quanto l'apertura verso un orizzonte visionario dell'immagine.

Pittura pura, allora, che si trasforma quasi in una sorta di moderno vedutismo, che raffigura mondi invisibili eppure straordinariamente vicini a noi, immateriali, eppure incredibilmente tangibili, un vedutismo che è liberatorio perchè svincolatodal dato di fatto reale e destinato ad una sensibilità che è della psiche tanto quanto dello sguardo.

Inaugurazione domenica 3 novembre ore 11

Orario: 17/19 escluso festivi

Galleria Miralli
via Chigi 15 viterbo

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