Quintocortile
Milano
viale Bligny, 42
338 8007617 FAX

Alberto de Braud e Roberta Lozzi
dal 14/3/2011 al 28/3/2011
mar-ven 17-19

Segnalato da

Galleria Quintocortile




 
calendario eventi  :: 




14/3/2011

Alberto de Braud e Roberta Lozzi

Quintocortile, Milano

Nelle opere scultoree di Alberto de Braud, Nature Revisited, l'idea metaforica conduce all'accumulazione, alla sequenza, alla moltiplicazione. Roberta Lozzi espone per la prima volta i collage della serie 'different landscapes' accompagnati da una grande tela realizzata con la medesima tecnica.


comunicato stampa

presentazioni di Nicola Galvan e Paola Noè

Alberto de Braud, filo conduttore delle opere di Alberto de Braud rimane il concetto di idea metaforica che lega il suo lavoro di scultore all’accumulazione, alla sequenza, alla moltiplicazione. Nei lavori in mostra presso la galleria Quintocortile di Milano , le opere decontestualizzate si rincorrono tra la dimensione del gioco e una realtà in bilico ironica e bizzarra. Tale processo fornisce allo spettatore solo frammenti della realtà, segni vuoti senza senso, che montati insieme assumono un significato nuovo, arbitrario ed imposto dall’artista.

Roberta Lozzi, in questa mostra vengono esposti per la prima volta i collage della serie "different landscapes" accompagnati da una grande tela realizzata con la medesima tecnica.
I lavori su carta sono quasi tutti di dimensione A4 e sono stati realizzati mescolando il collage e la pittura assemblati con fotocopie di vecchi disegni e fotografie realizzate durante alcuni viaggi. E sono proprio queste ultime che, anche se nascoste e a volte poco visibili, conferiscono alla serie una atmosfera da "paesaggio diverso".

-----------

Nicola Galvan
Nature Revisited

I processi immaginativi che sovrintendono all’operare di Alberto de Braud affondano le loro radici nella dimensione dell’inconscio. Le stesse scelte oggettuali dell’artista, assieme alla natura incantata della loro concretizzazione formale, costituiscono altrettanti “presentimenti” di un universo in misteriosa attivazione. Gli esiti plastici che lo raccontano appaiono tesi a sovvertire la funzione e l’essenza primaria degli elementi convocati, idealmente riconducibili al contesto quotidiano ed a quello naturale più “domestico”. Sedie investite da un’inquietante metamorfosi, tradotta in un’efflorescenza pluriforme che le rende ostili all’uso umano; foglie e ramificazioni dall’inedita vocazione strutturale e geometrica, o ancora chiodi che, impennandosi sulla parete, sembrano aver esiliato il quadro cui facevano da supporto: queste alcune delle entità che l’artista coglie in una sorta di sobbollimento, possibile contromisura alla distrazione del nostro guardare. Esse sono volte ad indurre nell’osservatore una sensazione di sorpresa e spiazzamento, che può sconfinare verso i contesti spaziali con cui interagiscono. Più che con le premesse del ready-made di matrice dada, l’operazione di de Braud - che peraltro non è mai pura ripresentazione dell’oggetto, ma riscrittura formale della sua “idea”, e delle idee ad esso associabili, attraverso la pratica del calco e le materie della scultura tradizionale - mostra maggiori affinità con una delle sue conseguenze, l’object trouvé surrealista, che sostituiva, alla mera riflessione di carattere estetico e speculativo, la risonanza delle implicazioni psicologiche e sociologiche dell’elemento considerato. L’artista le amplifica ulteriormente, non solo rivolgendosi alle modalità della deformazione o della dilatazione dimensionale, ma anche a quelle della proliferazione o dell’accumulazione di tipo seriale. Rendendo le diverse unità interdipendenti, a volte innalzando attraverso esse equilibri spericolati ed apparentemente precari, in altre ammucchiandole l’una sull’altra – si veda a questo proposito le caustiche Uova ottimizzate, dotate ognuna di un provvidenziale doppio tuorlo – de Braud attiva possibili riflessioni sull’identità intimamente “plurale” di ciò che ci circonda e di ciò che noi stessi siamo, ed al tempo sui processi di massificazione ed omologazione caratterizzanti il nostro tempo.

Paola Noè
Different landscapes

Le opere di Roberta Lozzi sono colore. Colore prima che colori. Perché il colore è l’essenza prima della narrazione dei suoi lavori, siano essi pitture o collages.
Il colore è blu, rosa, grigio, rosso... ma soprattutto è colore piatto, bidimensionale, strumento unico e protagonista, capace di invadere lo spazio.
Il colore nelle opere di Roberta Lozzi si trasforma in narrazione e immagini attraverso la scelta dei titoli evocati dall’artista. Esemplare è clouds, collage nel quale l’azzurro si trasforma in nuvole, mentre il mare ci appare in frammenti di bianco e nero.
Davanti alle sue opere, ho voluto conversare sottovoce con Roberta. Per riflettere sugli elementi più forti della sua ricerca.
Cosa significa per te il collage? Perchè la scelta di questa tecnica, ellittica, frammentaria, mancante?
Per me il collage coincide con l'essere artista: spezzarsi, bloccarsi, rielaborare l'accumulato, ricomporsi, ripartire..
Frammenti. Ma cos’è per te l'idea del frammento? 
Nei miei primissimi lavori, come Broken e Breakable, era sempre presente  l'idea della fragilità, della rottura. Due anni fa, dal 2009 ho cominciato a lavorare all'idea di "collage digitali" dove alcune foto venivano tagliate e ricomposte in photoshop. La poetica del frammento si è trasformata da scelta tematica a tecnica. La mia tecnica.
Che importanza ha la narrazione nei tuoi lavori?
Non credo ci sia una vera e propria narrazione nei miei lavori. Al contrario penso che le mie opere vadano nella direzione opposta. Penso che ognuno può vederci, meglio intra-vederci, quello che vuole, quello che riesce a vedere. Sebbene si tratti sempre di lavori molto personali, loro non vogliono raccontare... tutt'altro.
Qual è la storia che invece vuoi raccontare?
Io direi che non voglio raccontare nulla: al contrario, nei miei collage c’è l'esigenza di trovare una soluzione al pensiero di non appartenere ad alcuna definizione. Il collage mi dà libertà e la possibilità di fare a modo mio.
Dove nascono i tuoi collage?
Sono molto ordinata ed ossessionata dall’idea di buttare quasi tutto. Negli ultimi anni ho cominciato a salvare il salvabile, quello che mi era rimasto: vecchi disegni, fotografie di viaggi, fotocopie. Ho scoperto tra l’altro di avere un numero enorme di fotocopie, troppe. Ho sempre avuto la mania di fotocopiare i miei schizzi.
Per te è più importante la forma o il colore?
Entrambi, ma la cosa più importante di un lavoro per me rimane il titolo.. come nei libri e nei film... nel titolo riesco a creare quella sintesi che in nessun altro modo potrei ottenere..

Alberto de Braud
Alberto de Braud nasce a Milano nel 1959. Studia presso la Rhode Island School of Design a Providence, Rhode Island USA dove si laurea con un Bachelor of Fine Arts nel 1983.
Si Trasferisce a New York e qui inizia a esporre con diverse gallerie: Galleria Mokotoff, New Gallery, ABC No Rio Gallery, Art in General Gallery. Nella stessa città, viene invitato a partecipare alla mostra “ Artist in the Market place “ 1986 presso il Bronx Museum in cui sono segnalati i più promettenti giovani artisti.
Nel 1991 viene invitato presso la Bemis Foundation a Ohmaha Nebraska dove propone alcune opere per la mostra “ Pulse” e nel frattempo prepara una fontana in bronzo per un parco vicino a Boston.
In Italia viene invitato alla Biennale di Scultura di Gubbio 1992 e nei due anni seguenti si trasferisce a Parigi presso la Fondazione Citè International des Arts, espone presso la galleria Pascal Lansberg e alla galleria Sous- sol “ Paris-Sarajevo exhibition”. A Milano espone presso la galleria Bruna Soletti nel 1998, la galleria E-studio 2002 “Start up”, la galleria Blu “Legami” 2004. Da ricordare la personale nel 2004 presso il Parlamento Europeo a Strasburgo, Francia. Attualmente, oltre alle mostre in gallerie private, l’artista si è concentrato su diversi progetti di scultura monumentale pubbliche e private commissionategli in Italia, Spagna, Svizzera e Francia. Il suo lavoro è presente nelle fiere più importanti in Italia: Miart Milano, Artissima Torino, Arte Fiera Bologna.

Roberta Lozzi
Roberta Lozzi è nata il 7 aprile 1972. Nel 2004  consegue una laurea di primo livello presso l'Accademia di Brera di Milano con una tesi su Ben Nicholson.
Tra il 2000 ed il 2004 segue diversi workshop di pittura, storia dell'arte e stampa d'arte presso alcune università di Londra tra cui la Camberwell College of Arts, il Central Saint Martins College of Art e Design e la Slade School of Fine Art. Le principali mostre a cui ha partecipato sono: "Incidere ad arte, Giorgio Upiglio ed il suo Atelier", Istituto Nazionale per la Grafica-Roma (curata da Serenita Papaldo, direttrice dell'Istituto e Letizia Tedeschi, direttrice dell'Archivio del Moderno), "Across the cross” (il Mysterium Crucis nell’arte contemporanea) a cura della Diocesi di Trapani e della Diart-Trapani, "Profilo d’Arte 2008” (Museo della Permanente-Milano), "Igualmente visualmente: fotógrafas del flamenco" (Galleria  Studio Hache, Siviglia-Spagna) e "Leaves" wall painting realizzato presso la Galleria Rossella Colombari, via Maroncelli 10-Milano.
Tra le pubblicazioni: "Incidere ad Arte. Giorgio Upiglio Stampatore a Milano 1958-2007", Mendrisio Academy Press.
Vive e lavora a Milano.

Immagine: Alberto de Braud

inaugurazione: martedì 15 marzo ore 18

Quintocortile
viale Bligny, 42 - Milano
orario: da martedì a venerdì dalle 17,00 alle 19,00

IN ARCHIVIO [30]
Giorgio Celon
dal 3/11/2015 al 17/11/2015

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede