Galerie Isabella Hund, Schmuck
Munich
Frauenplatz, 13
+49 (0)8929160717
WEB
Goldschmiede aus Italien
dal 17/3/2011 al 8/4/2011
da martedi a venerdi dalle 11 alle 19 sabato dalle 11 alle 18

Segnalato da

Fabrizio Tridenti



 
calendario eventi  :: 




17/3/2011

Goldschmiede aus Italien

Galerie Isabella Hund, Schmuck, Munich

Nuove direzioni del gioiello contemporaneo. Manufatti di Fabrizio Tridenti, Patrizia Bonati, Elisabetta Dupre', Rita Marcangelo ed altri ancora.


comunicato stampa

Gioielli d’Italia, l’Italia s’è desta? La ricerca italiana nel gioiello. In una società globalizzata, nella quale la velocità e la diffusione dei mezzi tecnologici per la comunicazione interattiva hanno abolito i confini fisici, nella quale si sono sviluppate nuove forme di nomadismo è possibile rintracciare con sicurezza tratti di italianità nella creazione di gioielli di ricerca? Di fronte ai molteplici fattori che determinano la perdita di una forte e netta identità nazionale, sembra opportuno indagare sugli elementi che possano essere ascritti a un modo italiano di fare ricerca nel gioiello contemporaneo, riflettere sull’esistenza di una sintassi peculiare, di un approccio definibile “italiano”.

Dalla fine degli anni ’50 una continua e seria ricerca è stata portata avanti nella città di Padova, con poche eccezioni come la vicenda dei fratelli Arnaldo e Giò Pomodoro, l’attività del torinese Bruno Martinazzi. È la scuola di Padova a rappresentare maggiormente il nostro paese in ambito internazionale. Nell’insegnamento di Mario Pinton è possibile rintracciare l’aspetto concordemente ritenuto “italiano”: la necessità di una continua sperimentazione creativa della cultura artigianale . In vari scritti il maestro ha sottolineato l’importanza della fase tecnica come fase creativa, la progettualità che si sviluppa durante l’esecuzione: “il valore evocatorio della materia va ascoltato come espressione della sua natura metallica”; “il modo operativo va inteso come adesione emotiva al procedimento esecutivo, progettuale e tecnologico”. La tecnica non è disgiunta dall’arte, dalla creatività, ma assume una centralità che anche l’etimologia sembra confermare: la parola greca téchne ha nel latino come equivalente la parola ars, che è diventata la parola italiana arte. “Il perpetuo dialogo dell’arte italiana coi propri antenati” altro tassello dell’italianità, si ritrova anch’esso nel pensiero e nella didattica di Pinton.

Il maestro ha sempre indicato come la conoscenza delle tecniche passate sia un punto di partenza per coniugare l’aspetto emozionale con un’elaborazione logica, semplice, razionale. Nella storia del gioiello di ricerca italiano non si attesta, infatti, un programmatico rifiuto della tradizione, una tabula rasa, come ad esempio è avvento negli anni ’60 in Olanda. La via italiana si configura maggiormente come una riforma del concetto di gioiello, attualizzato attraverso una revisione e riscrittura della tradizione.

I tratti della ricerca italiana identificabili essenzialmente nell’importanza conferita all’aspetto tecnico del gioiello come fase creativa, nel recupero e nella reinterpretazione di tecniche antiche, si trovano nei lavori presentati in questa mostra. Accomunati da una formazione tecnica tradizionale, svolta presso il dipartimento di oreficeria di un istituto d’arte oppure presso laboratori orafi, i nove artisti impostano la loro ricerca confrontandosi principalmente con l’oro e l’argento, con i quali elaborano la struttura del pezzo. Da un’analisi più ravvicinata emergono i caratteri peculiari delle singole personalità, che da una sintassi comune hanno elaborato un proprio discorso sul gioiello. Poetiche postmoderne si possono rintracciare nei gioielli – reperto riemersi dall’oblio di Andrean Bloombard, e nelle costruzioni di Fabrizio Tridenti, scenari deflagrati, compressi, magmatici da archeologia industriale. L’oro come materia malleabile è il protagonista dei pezzi di Patrizia Bonati, che lo plasma per creare gioielli interscambiabili: un orecchino può essere indossato anche come spilla, una collana può diventare un bracciale; nei lavori di Lucia Davanzo sempre l’oro ma anche l’argento ossidato, sotto forma di filo, coesistono per accentuare il loro contrasto cromatico. La composizione costituita da elementi che si ripetono con sottili variazioni, caratterizza i pezzi di Elisabetta Dupré, mentre giochi di rispondenza formale animano i lavori di Maurizio Stagni. Effetti evocativi affiorano dal dialogo fra la matericità di resine colorate e gli interventi segnici sul metallo di ossidazioni e polvere d’oro nei gioielli di Maria Rosa Franzin. L’accentuazione sulla componente materica si riscontra sia nelle spille Ciottoli di Stefano Zanini, che appaiono incentrate sul rapporto natura – artificio, sia nei lavori di Rita Marcangelo pervasi da una tensione fra rigidità e leggerezza.

“Sospeso come un acrobata, tra intrattenimento e pensiero, spinta al futuro e polemica regressione, l’artista italiano contemporaneo è un osservatore curioso e scettico, ma pur sempre socialmente marginale. E se sempre questa condizione di diversità è stata dell’artista nel suo tempo, in Italia essa appare come una posizione per il momento inalienabile; per endemici e colpevoli limiti strutturali, per la coesistenza di genitori troppo soffocanti (la Storia) e parenti troppo ricchi (la moda, il design, la pubblicità).

inaugurazione 18 marzo ore 18

Galerie Isabella Hund, Schmuck
Frauenplatz, 13 - Munich
Da martedì a venerdi dalle 11 alle 19 sabato dalle 11 alle 18

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