GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Bergamo
via San Tomaso, 53
035 399528 FAX 035 236962
WEB
Tre mostre
dal 21/3/2011 al 23/7/2011
mar-mer-ven 15-20, gio 15-22, sab-dom 10-20, lun chiuso

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calendario eventi  :: 




21/3/2011

Tre mostre

GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, Bergamo

La mostra collettiva 'La classe non e' acqua' vede i lavori di 100 studenti delle scuole della citta' confrontarsi con le opere di 9 grandi artisti contemporanei (Accardi, Arienti, Beuys, Kaprow, Kentridge, Pistoletto, Schutte, Sherman, Wharol). Per la sua mostra personale 'Bounty nello spazio' (fino al 15/05), Matteo Rubbi ha coinvolto il contesto locale sia da un punto umano e sociale che storico. Infine, a dieci anni dalla scomparsa, la GAMeC dedica una retrospettiva a Giuseppe Milesi (fino al 25/04) intitolata 'Il colore accende le immagini' presentando una decina di grandi formati.


comunicato stampa

La classe non è acqua
Maestri contemporanei VS giovani d’oggi
fino al 24 luglio 2011

a cura di Giacinto Di Pietrantonio

Dal 23 marzo al 24 luglio 2011, la GAMeC di Bergamo ospiterà la mostra La classe non è acqua, parte del progetto internazionale ARTools, che vedrà i lavori di 100 studenti delle scuole della città confrontarsi con le opere di 9 grandi artisti contemporanei.

Ideato dalla GAMeC, ARTools (Art as tool for understanding contemporary) ha vinto il concorso indetto su scala europea dalla EACEA (Education, Audiovisual and Culture Executive Agency) ed è realizzato in partenariato con tre istituzioni museali europee - Centre International d'Art & du Paysage, Île de Vassivière (Francia), Malmö Konsthall, Malmö (Svezia), Műcsarnok Kunsthalle, Budapest (Ungheria), ciascuna delle quali ha sviluppato un proprio programma educativo legato alla cultura e all’arte.

Alla GAMeC, ARTools prevede il coinvolgimento di tre istituti scolastici della città di Bergamo che, affiancati da educatori museali della Galleria, hanno intrapreso un corso di studi, misurandosi con il lavoro di nove importanti artisti internazionali (Carla Accardi, Stefano Arienti, Joseph Beuys, Allan Kaprow, William Kentridge, Michelangelo Pistoletto, Thomas Schütte, Cindy Sherman e Andy Warhol), scelti per la tecnica con la quale esprimevano la loro creatività e selezionati per la capacità di anticipare e interpretare l’evoluzione socio culturale su scala globale, oltre che per il profondo legame con i propri Paesi di origine e la loro storia.

La mostra La classe non è acqua, curata da Giacinto Di Pietrantonio, presenterà i lavori dei ragazzi che hanno partecipato al progetto, affiancati dalle opere di questi nove artisti.
Il confronto darà vita a un dialogo che confermerà quanto e in che modo le grandi personalità dell’arte contemporanea interagiscano con le nuove generazioni su temi quali l’ecologia, i pregiudizi, il rapporto con l’antico, la discriminazione, la civiltà visiva, la riconciliazione e il ruolo attivo dell’individuo nella società.

Le classi coinvolte nel progetto sono la II A della Scuola Primaria ‘Gianni Rodari’ (docente Giovanna Canavesi); la II C della Scuola Secondaria di primo grado dell’‘Istituto Comprensivo Donadoni’ (docente Carla Quarti); la III D e la IV D del Liceo Artistico Statale ‘Giacomo e Pio Manzù’ (docenti Giulio Albrigoni, Annarosa Valsecchi, Mario Albergati). A ognuna di essa si sono affiancati gli educatori museali della GAMeC Sem Galimberti, Daniela Di Gennaro, Alessandra Rizzi e Cristiana Capelli.
La mostra sarà accompagnata da una pubblicazione contenente le immagini delle opere degli artisti unitamente ai risultati del lavoro svolto con le classi. L’intero progetto sarà illustrato in un sito dedicato (www.artoolsproject.eu), e sul sito della GAMeC sarà consultabile una sezione riservata ad ARTools.

Per maggiori informazioni sul progetto
Clara Manella – e-mail: artools@gamec.it
www.artoolsproject.eu

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Matteo Rubbi
Bounty nello spazio
fino al 15 maggio 2011

a cura di Alessandro Rabottini

Dal 23 marzo al 15 maggio 2011, la GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo ospita Bounty nello spazio, la prima personale in un’istituzione pubblica di Matteo Rubbi (Seriate - Bergamo, 1980) giovane artista tra più interessanti del panorama nazionale e recente vincitore dell’edizione 2011 del Premio Furla.

La mostra, curata da Alessandro Rabottini, è parte del programma espositivo Eldorado, che la GAMeC dedica alle personalità emergenti più interessanti della scena internazionale, invitate a presentare un progetto inedito per gli spazi del museo.

Per l’occasione, Matteo Rubbi ha concepito una mostra fatta di più interventi che coinvolgono il contesto locale sia dal punto umano e sociale che storico. Alcuni sono del tutto inediti, mentre altri sono la continuazione e lo sviluppo su scala maggiore di lavori già presentati.

Attraverso installazioni, performance, azioni pubbliche, oggetti, libri e opere sonore Matteo Rubbi ha finora prodotto un corpus di opere estremamente eterogeneo, molte delle quali sono il frutto di processi collettivi.
Per questo motivo, Rubbi spesso invita altri artisti, scrittori, amici fino al pubblico stesso delle sue mostre a collaborare alla produzione di lavori e situazioni che, per loro natura, si aprono all’imprevisto e alla casualità, alla partecipazione spontanea e all’improvvisazione.

L’idea della condivisione come pratica estetica rivela una certa memoria dell’arte di Alighiero Boetti, oltre che costituire una riflessione sulla tematica, quanto mai attuale, delle trasformazioni che internet sta generando nelle forme di socialità, nelle dinamiche dell’informazione e nel concetto stesso di identità.

Rubbi preleva episodi e memorie della storia sociale, politica e culturale italiana, riattivando eventi che si riconnettono con il passato per commentare il presente. Al centro della sua ricerca troviamo la dimensione della memoria e certe atmosfere legate all’infanzia e all’adolescenza, che diventano poi gli spunti per una sorta di archeologia minima che fa uso di vari argomenti come lo sport, la letteratura, la cronaca giornalistica, la storia, la musica lirica, la geografia politica e così via.

Bounty nello spazio è composta da quattro lavori tutti tra loro legati dal tema della conoscenza come forma di esplorazione e dell’apprendimento come forma di immaginazione e scoperta. Tre di questi sono profondamente legati alla città di Bergamo e al territorio circostante, e sono stati resi possibili attraverso la collaborazione con il quotidiano L’Eco di Bergamo, con una serie di scuole elementari della città e con A.B.F. - Azienda Bergamasca Formazione C.F.P. di Bergamo e di Curno.

La mostra è introdotta da un grande intervento spaziale che conduce lo spettatore all’interno della sala espositiva: un’enorme coperta realizzata con più scampoli di stoffa che rappresenta la volta celeste, è il risultato di un processo in cui si mescolano astrazione e artigianato. La luminosità e le dimensioni delle stelle visibili in un'ipotetica sera di primavera dell'anno 3000 a Bergamo da un punto di osservazione locale sono state rese nei colori e nelle specifiche proprietà di lucentezza e vaporosità di ciascuna stoffa, creando in questo modo un paesaggio notturno che è insieme tattile e avvolgente.

Gran parte dello spazio che ospita l’iniziativa è dipinto con una particolare vernice nera in grado di trasformare la superficie dei muri in una lavagna scrivibile. Su di essa, Rubbi ha invitato artisti e amici, studiosi del Dipartimento di Fisica dell'Università degli Studi di Milano, insieme ai bambini di alcune classi delle scuole primarie di Bergamo, a intervenire con dei gessetti colorati cercando di immaginare l’aspetto del mondo subatomico. Con questo grande affresco instabile e collettivo, Rubbi rappresenta qualcosa che non potremo mai conoscere sul piano visivo; in questo caso la conoscenza assume il carattere dell’approssimazione inventiva e dell’immaginazione, mentre le diverse possibilità di ‘inventare’ – ciascuna corrispondente a una fase della vita e un differente grado di scolarizzazione – si sovrappongono tra loro in un intervento corale.

L’idea dell’apprendimento come forma di approssimazione, la cui validità risiede nel processo piuttosto che nel risultato finale, è al centro del terzo intervento, ovvero la trasformazione dello spazio espositivo in un workshop di falegnameria realizzato in collaborazione con A.B.F. - Azienda Bergamasca Formazione C.F.P. di Bergamo e di Curno.
Per tutta la durata della mostra – secondo un calendario consultabile sul sito internet della GAMeC – i docenti di entrambi gli istituti lavoreranno, insieme con i visitatori che vorranno partecipare, usando materiali di scarto, alla realizzazione in scala 1:1 di una parte dello scafo del Bounty.
Quest’opera è la prosecuzione ideale di un progetto dal titolo La festa dei pirati, iniziato nel 2010 alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano e proseguito al CNAC Le Magasin di Grenoble: in entrambe le occasioni i bambini di una scuola d'infanzia e di una scuola primaria locali hanno ricostruito le vele del Bounty nelle dimensioni originali usando materiali di recupero.

L’ultimo lavoro avrà due soli momenti di visibilità: il giorno dell’inaugurazione (martedì 22 marzo 2011) solo all’interno della GAMeC e, successivamente, il 13 aprile in alcuni punti della città oltre che negli spazi del museo. Esso consiste nella ristampa integrale del numero del 13 aprile 1961 del quotidiano locale ‘L’Eco di Bergamo’, che riportò la notizia dell’impresa di Jurij Gagarin, il primo uomo ad aver orbitato intorno alla Terra.
Come già in occasione della collettiva 21x21. 21 artisti x il 21° secolo alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo – quando Rubbi ristampò integralmente il numero del 6 maggio 1961 del quotidiano ‘La Stampa’ – anche in questo caso il passato viene riattivato, sia nella sua dimensione mondiale che nella sua ricaduta locale.

Al termine dell’esposizione sarà pubblicata la prima monografia sul lavoro dell'artista che comprenderà le immagini delle opere presentate alla GAMeC.

Matteo Rubbi (Seriate - Bergamo, 1980) ha partecipato a mostre collettive in istituzioni italiane e straniere come il CNAC Le Magasin di Grenoble, la Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, il Palais de Tokyo di Parigi, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, il PAC - Padiglione di Arte Contemporanea di Milano e il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato.

La mostra è parte di una serie in onore di Arturo Toffetti.

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Giuseppe Milesi
Il colore accende le immagini
fino al 25-04-2011

a cura di Maria Cristina Rodeschini ed Enrico De Pascale

La GAMeC dedica a Giuseppe Milesi un omaggio, a dieci anni dalla scomparsa.

Artista generoso e longevo, ha attraversato il Novecento dedicandosi intensamente alla pittura, con la quale ha esplorato, essendo dotato di una particolare verve, i generi del paesaggio e della natura morta, senza ignorare la figura. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, periodo nel quale raggiunge il pieno successo, si concentra una lussureggiante sequenza di tele dalla pittura eccitata, accesa da una violenza cromatica che incendia i colori. Sontuosi si fanno i fondali rossi in cui immerge le immagini, fatte vibrare da una calda sensualità e create dal colore.

Una decina di grandi formati intercetta questo percorso eccentrico, segnato dall’eccellenza del colore, dall’interesse per la lezione di Matisse piuttosto che per quella di Picasso premiata in Italia da un consenso incondizionato negli anni del secondo dopoguerra.
‘Il colore deve essere pensato, sognato, immaginato’ disse Gustave Moreau. Attraverso il colore Milesi sostituisce il principio dell’imitazione con quello dell’affinamento formale, dell’immediatezza espressiva, della pienezza vitale.
Hanno contribuito alla definizione del suo stile l’antiaccademismo della Scuola Romana (Scipione e Mafai) e l’internazionalità della cultura espressionista (Nolde, Kokoska). Ogni esasperazione drammatica è però destinata in Milesi a stemperarsi in immagini ora visionarie, ora sensuali, nelle quali l’armonia cromatica determina ogni cosa.

Nota biografica
GIUSEPPE MILESI (S. Giovanni Bianco, Bergamo 1915 - Roma 2001) riceve una formazione artigianale imparando a scolpire e ad intagliare all’Istituto San Carlo di Bergamo. Dal 1933 al 1938 frequenta i corsi dell’Accademia Carrara di Bergamo, per poi iscriversi all’Accademia di Brera. Le prime esperienze espositive sono a Milano, dove partecipa al Premio di pittura Sarfatti (1938). A causa della guerra interrompe gli studi al Politecnico di Milano. Nella stagione dei premi del secondo dopoguerra partecipa a numerose manifestazioni sia a Bergamo (Premio Dalmine, edizioni del 1953, 1954, 1956, 1958), che a Milano. Espone alla VI Quadriennale di Roma nel 1952. E’ tra i fondatori del Gruppo Bergamo nell’ambito del quale espone a Milano nel 1957 al Centro San Fedele. Negli anni Sessanta, mentre prosegue l’attività espositiva – Milano, Como, Verona, Perugia, Roma - si dedica all’insegnamento che svolge al Liceo Artistico di Bergamo, per poi passare all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove dal 1970 è titolare della cattedra di pittura e decorazione.

Immagine: Joseph Beuys, La rivoluzione siamo noi, 1971, serigrafia su poliestere cm 185x106 Collezione privata

Ufficio Stampa mostra
CLP Relazioni Pubbliche tel. +39 02 433403 / +39 02 36571438 press@clponline.it

Ufficio Stampa GAMeC
Manuela Blasi Tel.  +39 035 270272 Fax + 39 035 236962 manuela.blasi@gamec.it

Preview Stampa: martedì 22 marzo, ore 11.30
Inaugurazione: martedì 22 marzo, ore 18.30

GAMeC
via San Tomaso, 53 - Bergamo
Orari: Martedì, mercoledì, venerdì: ore 15.00 - 20.00
Giovedì: ore 15.00 - 22.00, Sabato e domenica: ore 10.00 - 20.00
Lunedì chiuso
Ingresso: Intero: 4.00 euro; Ridotto: 2.50 euro; Scuole: gratuito su prenotazione
Il biglietto consente di visitare tutte le mostre in corso.

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