Dal disegno all'arazzo. In mostra piu' di 40 opere tra arazzi, disegni, incisioni e dipinti del pittore francese Nicolas Poussin, dedicati alla vita di Mose' e provenienti da prestigiosi musei britannici, italiani e francesi. Poussin (1594-1665), che ha vissuto la maggior parte della sua vita a Roma, e' conosciuto quasi esclusivamente per i suoi quadri da cavalletto in un momento storico in cui gli onori artistici erano solitamente riservati ad affreschi e ad opere monumentali.
a cura di Éric de Chassey e Annick Lemoine, curatela scientifica di Marc Bayard e Arnauld Brejon de Lavergnée
Da giovedì 7 aprile a domenica 5 giugno 2011, l’Accademia di Francia a Roma - Villa Medici
presenta la mostra Poussin e Mosè. Dal disegno all’arazzo, in collaborazione con il Musée des
Beaux-Arts de Bordeaux, riunendo per la prima volta più di 40 opere tra arazzi, disegni, incisioni e
dipinti del grande pittore francese Nicolas Poussin, dedicati alla vita di Mosè, e provenienti dai più
prestigiosi musei britannici, italiani e francesi.
A distanza di undici anni dall’ultima mostra, l’Accademia di Francia - di cui Poussin sarebbe
dovuto diventare il primo direttore quando fu creata nel 1666 da Luigi XIV, ma la morte glielo impedì -
rende nuovamente omaggio a uno dei sommi artisti franco-romani. La mostra vuole illustrare un
aspetto particolare e inedito della sua opera, ma che ha influenzato le generazioni artistiche successive,
rendendo ancora più esplicita l'unicità e l'attualità del suo talento. Alcuni dei capolavori dell’arte del
XVII secolo, saranno posti sotto una nuova luce rivelando quel processo di attuazione che ha portato
alla composizione degli arazzi, sottolineando come soggetti analoghi o simili vengano incarnati ogni
volta da Poussin in immagini differenti, a seconda del formato, della tecnica e della loro destinazione.
La mostra - a cura di Éric de Chassey, direttore dell’Accademia di Francia a Roma, e di Annick
Lemoine, incaricata del dipartimento di Storia dell’Arte, con la curatela scientifica di Marc Bayard, storico
dell’arte, incaricato del dipartimento di Storia dell’Arte a Villa Medici dal 2004 al 2010 e di Arnauld Brejon
de Lavergnée, direttore delle collezioni al Mobilier national di Parigi - vanta la collaborazione e il supporto
delle più grandi istituzioni museali del mondo: il Mobilier national, la Bibliothèque nationale de France -
dipartimento delle Stampe e della fotografia, il Musée du Louvre - dipartimento delle pitture, dipartimento
degli Oggetti d’arte e dipartimento delle Arti grafiche, il Musée de Grenoble, l’Istituto Nazionale per la
Grafica - Calcografia, The Ashmolean Museum - Oxford, il National Museum di Cardiff in collaborazione
con la National Gallery di Londra.
La mostra Poussin e Mosè. Dal disegno all’arazzo sarà ospitata al Musée des Beaux-Arts de Bordeaux
da giugno a settembre 2011 e a Parigi al Mobilier national nel 2012.
L’ARTISTA E L’OPERA
Il pittore francese Nicolas Poussin (1594-1665), che ha vissuto la maggior parte della sua vita artistica a
Roma, ha raggiunto una fama che i posteri hanno solo confermato. Tuttavia, egli è conosciuto quasi
esclusivamente per i suoi quadri da cavalletto in un momento storico in cui gli onori artistici erano
solitamente riservati ad affreschi e ad opere monumentali. Avendo egli generalmente rifiutato le
commissioni, che l’avrebbero fatto uscire dai formati destinati al diletto dei singoli appassionati, si è
dovuto attendere la sua morte perché le sue composizioni, sotto forma di trasposizioni tessute a partire
da una selezione di dipinti riguardanti la vita di Mosè, raggiungessero finalmente grandi dimensioni.
Infatti, fortemente legato al rapporto tra una particolare immagine, una tecnica precisa (inchiostro su
carta o pittura a olio su tela) e un formato adatto, Poussin ha sempre concepito le proprie composizioni
per un ben determinato dispositivo. Così egli ha disegnato e dipinto, nel corso della sua carriera, una
ventina di opere che trattano i momenti chiave della vita di Mosè, completandole a volte dopo diversi
anni.
L'importanza sia quantitativa che qualitativa di questo soggetto, tratto dal Vecchio Testamento era già
percepita a suo tempo, infatti poco dopo la sua morte, il re ha voluto confermargli il ruolo di grande
artista, con l’attuazione di alcune delle sue composizioni in arazzi, al fine di ricostruire una serie
autonoma sulla vita di Mosè.
Il formato al servizio della notorietà
L'opera di Nicolas Poussin è caratterizzata da una costante ricerca attorno alla composizione,
particolarmente incentrata sui soggetti del Vecchio e del Nuovo Testamento o dall’Antichità.
Mentre alcuni dipinti sono stati realizzati per essere incorporati in un ciclo ideato come tale (come i
due turni dei Sacramenti), altre opere sono state create in modo più indipendente e unite in seguito,
come nel caso delle opere che evocano la storia di Mosè. I posteri hanno così realizzato una serie di
opere che non era stata pensata così dal suo creatore, come risultato di volontà sia politiche (la
decisione di produrre una serie di arazzi), sia estetiche (in termini di diffusione e di ricezione delle opere
di Poussin) sia artistiche (la questione del formato delle opere e il loro adattamento).
Le commissioni dello Stato
Alla morte di Colbert nel 1683, il Soprintendente degli edifici del Re, Louvois, prende una decisione
rivoluzionaria per il futuro della Manufacture des Gobelins.
Egli decide di arrestare la creazione di arazzi del famoso artista Charles Le Brun (La storia del Re, I fatti
di Alessandro) a favore delle nuove opere di Nicolas Poussin sulla storia di Mosè, che saranno presto
acquisite dal re Luigi XIV per la sua collezione artistica.
Agli otto quadri di Poussin commissionati dal Soprintendente, si aggiungono così le due composizioni
di Charles Le Brun, sul tema del Rogo ardente e del Serpente di bronzo. In questo modo, tra la fine del
XVII secolo e gli inizi del XVIII secolo, una serie “ideale” è stata creata all'interno della Manufacture
des Gobelins.
Uno dei grandi paradossi di questo progetto risiede nel fatto che il passaggio dalla dimensione media
della pittura da cavalletto, ideata per il proprio diletto, ad una molto più grande, quasi monumentale, ha
funzionato così bene che Bellori e Passeri riconosceranno in seguito a Poussin le qualità di narratore.
Inscrivendosi nella storia delle grandi commissioni di Stato realizzate nel XVI secolo, in particolare
pensando alle opere di Raffaello nella Cappella Sistina volute da Papa Leone X (Gli Atti degli Apostoli),
la Francia cerca, attraverso questo vasto intervento pubblico, di promuovere una tecnica riconosciuta
all'epoca universalmente, quella dell’arazzo e di consacrare Poussin come nuovo modello della giovane
scuola di pittura francese.
Così la commissione di Louvois si delinea come una strategia politica al fine di creare un modello
nazionale in una nazione in continua ricerca di una propria identità artistica senza dover più ricorrere al
più noto esempio italiano.
La celebrazione di Poussin, il Raffaello francese
All'interno del dibattito presso l'Accademia di Pittura e Scultura, Poussin si impone come primo
referente artistico francese. Benché molto anziano sarebbe stato designato per ricoprire il ruolo di
primo direttore dell'Accademia di Francia a Roma, ma la sua morte glielo impedì.
L'arte di Poussin diviene nota nella Parigi del 1630, in quanto le sue opere sono state acquisite da
subito all'interno delle collezioni reali. Tuttavia, è soprattutto attraverso l’incisione, il mezzo di
diffusione più comune dell’epoca, che l’arte di Poussin acquista maggiore notorietà.
Il governo del re, mentre durante tutto il XVII secolo aveva tentato di invitare artisti italiani, o inviare i
propri giovani artisti in Italia, inizia ben presto ad approvare progetti artistici prettamente francesi che
possono competere con personalità italiane ed europee.
L'arte di Poussin viene imposta così come il modello artistico e teorico più richiesto, come dimostrano
le opere di influenza romana a Parigi alla fine del secolo XVII. Così all'interno della disputa accademica
tra l'utilizzo del disegno e quello del colore, l’arte di Poussin diviene il punto di riferimento senza eguali
e la decisione di tessere in arazzi le sue opere nel XVIII secolo appare come una delle risposte proposte
dalle autorità reali alla ricerca di modelli prettamente francesi.
Un dispositivo al servizio della retorica delle immagini
Poussin ha iniziato a interessarsi agli arazzi durante il suo viaggio a Parigi nel 1641-1642 e, come
dimostrato dalla sua corrispondenza, aveva già ricevuto molti progetti da parte delle autorità reali, ma
nessuno fino allora era andato in porto.
La commissione statale attuata nei primi del Settecento stabilisce la trasposizione delle sue opere dal
medio formato al grande: il cambiamento di scala, al di là del problema tecnico, rappresenta così
un'importanza iconografica ed estetica. Grazie ai disegni conservati delle tavole della storia di Mosè di
Poussin, si può ammirare lo sviluppo del lavoro di composizione del pittore, la sua ricerca in ambito
storico, e gli elementi essenziali della tecnica pittorica di luci e ombre.
La scienza della disposizione sarà particolarmente apprezzata dai commentatori dell’opera. I disegni
costituiscono, in effetti, il campo di sperimentazione della proiezione evolutiva del pittore, mentre le
tele sono il punto di arrivo di questo processo. Dal canto loro, le incisioni tratte dai dipinti, in un
formato più piccolo rispetto a quello degli oli su tela, garantiscono così la promozione di quella scienza
compositiva, tanto apprezzata in quel momento. E' grazie, infatti, alla trasmissione di questi diversi
supporti e formati, che è giustificata l'ampia divulgazione del lavoro di studio dell'artista.
Gli arazzi rappresentano invece un diverso ambito tecnico ed artistico. Si tratta dell'arte della grandezza
e dei macchinari. Il formato molto grande, per il suo carattere di misura reale, vicino alle scenografie
presenti a quel tempo, sposta l’opera in un altro campo: si passa, infatti, dal quadro da collezione,
intimo e di contemplazione ravvicinata, ad una rappresentazione grandiosa e magnifica. Lo status
dell’opera risulta così radicalmente mutato.
Questo passaggio dalla disposizione al dispositivo segna la storia dell'arte: la questione del cambiamento
di formato procede dal concetto di riproducibilità, senza che una reale amplificazione numerica, a causa
del costo degli arazzi, faccia perdere all’opera il valore economico ed estetico proprio dell'opera d'arte.
IL CATALOGO
La mostra Poussin e Mosè. Dal disegno all’arazzo sarà accompagnata da un catalogo (in due
versioni, italiano e francese), edito da Drago, e composto da due volumi: uno con materiale
iconografico, l’altro con testi introduttivi di Éric de Chassey, Guillaume Ambroise e Bernard Schotter e
con saggi di Marc Bayard, Pascal Bertrand, Olivier Bonfait, Arnauld Brejon de Lavergnée, Daniela Del
Pesco, Marc Favreau, Marc Fumaroli, Henry Keazor e Jean Vittet.
Sotto l’Alto Patronato del Ministère de la Culture et de la Communication
La mostra è realizzata con la partecipazione eccezionale di
Mobilier national
Musée du Louvre
Bibliothèque National de France
Immagine: Nicolas Poussin, Mosè salvato dalle acque, 1647, olio su tela, 121 x 195 cm. Collection de Louis XIV (acquistato al duca de Richelieu en 1665) Parigi, musée du Louvre, Département des Peintures © RMN / Jean-Gilles Berizzi
Responsabile della stampa e della comunicazione
Ludovica Solari T. Tel: +39 06 6761291 Fax: +39 06 6761243 stampa@villamedici.it
Vernissage mercoledì 6 aprile 2011 dalle 18.30 alle 20.30
Accademia di Francia a Roma - Villa Medici
viale Trinità dei Monti, 1 Roma
Orari: da martedì a domenica 10.45 - 13.00 | 14.00 - 19.00 | giovedì fino alle 23.00
(la biglietteria chiude 30 minuti prima)
Chiusura: lunedì
Ingresso:
- Biglietto d’entrata a Villa Medici (inclusa la visita guidata dei giardini):
9 € (intero) – 7 € (ridotto)
- Biglietto d’entrata solo per la mostra:
6 € (intero) – 4,5 € (ridotto) – 3 € (meno di 25 anni)
Ingresso gratuito per i minori di 10 anni.