Giovanni di Capua
Ana Mugica
Juana Cima
Vito Cristiano Lella
Mariano Gomez de Vallejo
Fernando Granito
Julian Irujo
Matteo Accarrino
Fernando Mardones
Michele Chiapperino
Carmela Claps
Matteo Accarrino
Bruo Bandini
La mostra disegna una geografia originale della ricerca artistica, mettendo a confronto sei autori italiani e nove autori provenienti da Bilbao. A cura di Carmela Claps e Matteo Accarrino.
A cura di Carmela Claps e Matteo Accarrino
Presentazione di Bruno Bandini
Lo scorso anno con la mostra “Trait D’union”, Matteo Accarrino e Carmela Claps hanno messo a confronto due realtà geografiche a loro conosciute , la Puglia e la Romagna. L’edizione di quest’anno, nel mettere a confronto l’Italia ed i Paesi Baschi, rafforza la filosofia della “CASA MUSEO” e quello che per loro rappresenta l’arte - confronto, curiosità , conoscenza - tutto ciò che avviene vicino e lontano da noi, rendendo possibile il confronto anche tra chi , come in questo caso ,pur parlando lingue diverse è accomunato dallo stesso linguaggio artistico. Chi visiterà la mostra , farà fatica a riconoscere gli uni dagli altri ma vedrà opere che dialogano fra loro in maniera armonica, e coglierà il messaggio che la “CASA MUSEO “ vuole trasmettere.
Invasioni barbariche?
Questa volta il “campo di gioco” si allarga. Una scommessa ambiziosa, ma indubbiamente saggia, fa sì che “Casa Museo” disegni una geografia originale della ricerca artistica, mettendo a confronto sei autori italiani e nove autori provenienti da Bilbao. Immagini differenti, progetti distanti, “cucine” che a vario titolo rivendicano la propria irremovibile autonomia.
Eppure …
Eppure tra la documentazione visivo-sonora dell’azione dedicata al “quinto elemento”, il sale, realizzata da Cueto- Jiménez-Luc -Miranda , il rigore degli spazi cromatici di Giovanni di Capua, le macchine “celibi” che operano nelle stampe digitali di Ana Múgica, il realismo onirico del disegno di Lorenzo Bruno, la riflessione sul paesaggio di Juana Cima, le evocazioni ludiche tra natura ed artificio di Vito Cristiano Lella, la provocazione dei marchi di Mariano Gómez de Vallejo, le declinazioni formali sui materiali naturali di Fernando Granito, l’inquietudine provocata dalla “macchina del gusto” di Julian Irujo, le sapienti “disavventure del segno” indagate da Matteo Accarrino, le replicazioni grafico-pittoriche di Fernando Mardones, l’evocazione progettata di Michele Chiapperino, tra questi elementi di ricerca così distanti emerge, inevitabile e involontario, una sorta di destino comune: pur nella difformità delle poetiche, l’arte unisce.
Ecco, credo, il senso più autentico e profondo di questo allestimento che il laboratorio d’idee santalbertese propone. E ci fa piacere che questo accada in un anno come questo, in cui, nel nostro Paese, si celebrano i 150 anni dell’Unità nazionale. E se questo poco interessa agli ospiti spagnoli, si tratta pur sempre di un’occasione per riconoscere quanto il “fare arte”, quanto la pratica dell’arte sia destinata ad unire proprio in virtù delle differenze che essa è capace di provocare. La ricchezza e la provocazione di questa occasione espositiva ci invita ad immaginare differenti cammini sospesi sulla stessa soglia, partecipi delle stesse illusioni di sconfinamento dal visibile all’invisibile. Eterna tensione, questa, che accomuna le ricerche più diverse, situazioni vissute oscillando dal passato al futuro, per il sottile tramite del presente in atto, proprio perché unità d'intenti primari - in quanto desiderio di ritorno all’origine - è una metafora che accomuna una pluralità di orientamenti.
Dunque, nelle complesse prospettive poste in evidenza da questa adunanza di linguaggi si indicano analogie tra autori per i quali persino un termine desueto come quello di “fratellanza” può risultare suggestivo, a patto di svuotarlo di significati psicologici e affettivi. Una fratellanza mai programmabile, quasi sempre invisibile, dimensione inafferrabile che è nascosta nelle pieghe dei linguaggi, nelle fenditure degli sguardi, come strumento per esaltare risonanze che convergono in quella comune tensione del “cercare” che è propria di ogni arte.
Bruno Bandini
Inaugurazione Sabato 9 aprile 2011 ore 18,30
CASA MUSEO
Via Cavedone 65/b- 48123 Sant’Alberto (RA)
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