Mostra di incisioni. L'artista e' abilissimo nel mescolare le tecniche, a cui spesso abbina procedimenti personali, che aggiungono alla stampa effetti di acqua e marmo. Nelle sue opere sono frequenti, oltre agli amati paesaggi marini, le riletture di Roma e dei classici, da Manet a Picasso, fino agli enigmatici profili dei re Assiri.
Martedì 12 aprile, presso l’Ufficio Cultura e Informazioni dell’Ambasciata di
Turchia a Roma in Piazza della Repubblica 55-56, si inaugurerà la mostra di
incisioni dell'artista turco Fatih Mika, le cui opere sono visibili fino al 13
maggio negli orari di apertura degli uffici (9.00 - 17.00).
Fatih Mika è nato nel 1956 vicino Istanbul e per la precisione a Kucukcekmece, tra
il lago omonimo e il Mar di Marmara, uno straordinario e giustamente rinomato
contesto naturalistico, contraddistinto da una fauna ricca e variatissima, che
costituisce la motivazione più fortemente avvertita del bestiario e del florario che
sono tra i soggetti prediletti dall’artista. E, insieme al dato biografico, anche la
lettura dei racconti fantastici e poetici di Saif Faik, notissimo scrittore che
narra appunto la vita degli animali, in particolare pesci e uccelli, nei dintorni di
Istanbul. Colombi (in volo, oppure posati su rocce, embrici, cupole) e falchetti,
anatre e gatti e i lunghi cortei di formiche, e i pesci dalle squame iridescenti, e
le conchiglie, ma pure i fiori di magnolia, e rami e foglie e piante palustri. Sono
questi, con ogni probabilità, molti dei fogli più felici di Mika, intrisi di
nostalgia e improntati di affabulazione fiabesca. Il grande libro della natura si
trasforma agli occhi dell’incisore in un inesauribile libro di fiabe.
Fatih Mika ha studiato sotto la guida del professor Dževad Hozo all’Accademia di
Belle Arti dell’Università di Sarajevo in Yugoslavia, dove si è laureato e
specializzato in grafica artistica e tecniche di incisione. Attualmente è Docente di
Tecniche di Incisione all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Ogni linguaggio ha i suoi ostacoli, ma pochi conoscono l’inapparente difficoltà
dell’incisione e della stampa. Quanti passaggi prima della impressione? Quante
matrici? Ed il tempo della morsura? La realizzazione di ogni opera, che sia di
pittura, di architettura o scultura, possiede i suoi tempi, dall’intuizione al
progetto, fino alla realizzazione e raramente se ne possono saltare i passaggi, per
una occasionale improvvisazione. Per Fatih Mika ogni gesto e scelta vengono da
lontano e compiuti con la libertà di chi possiede un sicuro repertorio di tecniche e
strumenti.
Tra le tecniche della tradizione, l’artista preferisce quelle della incisione
indiretta, la più frequente è l’acquatinta allo zucchero. La matrice è morsa
dall’acido tra i brevi spazi della granitura; assumono così sfumature e
tridimensionalità i suoi pesci, i silenziosi fondi marini e i crostacei. Non impiega
mai la sola acquaforte e per questa spesso usa la morsura aperta, per ottenere un
segno dai contorni più morbidi, sfumati. Fatih Mika è abilissimo nel mescolare le
tecniche, a cui spesso abbina procedimenti personali, che aggiungono alla stampa
effetti di acqua e marmo. Anche la classica maniera nera è ottenuta con lastre da
lui stesso preparate, carezzate poi dal brunitoio. Poi c’è la collografia, che dà
corposità alla matrice e che non segue la via “del levare”, ma dell’aggiungere.
Sulla lastra si applica stucco o altro materiale, così l’inchiostro si fa strada tra
i rilievi e l’impressione risulta profonda e calma. Alle chimere della
computergrafica, Fatih Mika preferisce l’esplorazione negli ambiti delle tecniche
della stampa originale, e delle nuove possibilità della chimica.
Egli stampa di persona le sue matrici, con grande perizia, sorprendendo a volte con
un fuori registro, che invece di dare il classico effetto dello sfocato, di scarto
casuale, è come una finestra, un’apertura a chi si avvicina, fino a coglierne
l’invito a lasciarsi scoprire. La carta impiegata non ha nessuna pretesa è una
semplice carta Catania, ultimamente ha impiegato la carta riso colorata, che
ammorbidisce di più l’impressione.
Le sue opere ben calibrate e composte, si potrebbero gustare solo seguendo la
varietà dei loro caratteri grafici, che si ha come bisogno di sfiorare, come si fa
per le superfici di una scultura o delle pagine di un libro caro. Ma per questo
artista turco, che ama il mare e la filosofia, i soggetti non sono casuali.
All’inizio della sua carriera ha illustrato le poesie dell’italiano Eugenio Montale,
forse a lui affine nella visione della vita e delle cose. Nelle sue opere sono
frequenti oltre agli amati paesaggi marini, che fanno eco ai pesci dei Maestri
giapponesi, le riletture di Roma e poi dei classici, da Manet a Picasso, fino agli
enigmatici profili dei re Assiri.
Ultimamente tornano nei suoi fogli i personaggi delle favole della tradizione turca,
quasi da teatro di ombre, ma ancora una volta c’è il semplice piacere di inseguire
un ricordo di purezza quasi infantile, appena venata dalla rituale ferocia della
protagonista della fiaba: Kanli Nigar. Si racconta ancora di purezza con i dervisci
rotanti che suggeriscono la nostalgia dell’ascesi. Fatih Mika ama gli artisti che
hanno aperto la strada alla ricerca, come il grande Paul Klee. Con lui condivide il
metodo attento, il piacere per la poesia e la musica, ma anche l’indole riservata e
un’arte che si è appena liberata dall’inquietudine del vivere, lasciando al posto
dello smarrimento, una mestizia che interroga. Nell’arte di Fatih non sembra dunque
esserci posto per il caso, in lui questo si fa ricerca e attesa, compiuti con umiltà
e sicurezza.
Addetto stampa : Silvia Barbarotta
Cell. 339.3728738 - silvia@barbarotta.it
Inaugurazione martedì 12 aprile 2011, ore 18
Ufficio Cultura e Informazioni dell'Ambasciata di Turchia
Piazza della Repubblica 55/56, Roma
Orari mostra : 9.00 - 17.00 (dal lunedì al venerdì)
Ingresso gratuito