Phantasmagoria. La rassegna illustra alcuni dei caratteri delle figure piu' esplicite della societa' e della cultura contemporanee, passando in rassegna le pose e i costumi, i gusti eccentrici e le ordinarie abitudini dell'uomo moderno e contemporaneo. A cura di Jason Putnam.
“Phantasmagoria” è il suggestivo titolo della nuova collettiva che inaugurerà da
FaMa Gallery venerdì 15 aprile alle 18.00, e che presenta al pubblico i lavori di
cinque tra i più interessanti artisti della scena britannica contemporanea:
Sam Buxton, Tim Noble & Sue Webster, Barry Reigate e Conrad Shawcross.
Storicamente la “Phantasmagoria” era una forma di teatro popolare diffusa nel XIX
secolo, che implicava l’uso di una lanterna magica per proiettare immagini
spaventose come scheletri, demoni e fantasmi su muri o schermi semi trasparenti,
usando retro proiettori mobili.
Curata da James Putnam, scrittore e curatore indipendente, la rassegna si pone
l’obiettivo di illustrare, attraverso un’attenta scelta di opere di questi artisti,
alcuni dei caratteri, delle figure – spesso anche di genere - più esplicite della
società e della cultura contemporanee, passando in rassegna i vari taboo culturali,
le pose e i costumi, i gusti eccentrici e le ordinarie abitudini dell’uomo moderno e
contemporaneo, offrendo allo sguardo una casistica di rappresentazioni - più o meno
reali o fantastiche – che offrono una originalissima lettura del contesto culturale
in cui viviamo.
Con un approccio divertente e umoristico, quasi carnevalesco, e la voglia di
scardinare regole estetiche apparenti o codificate, la mostra muove dal
“desiderio”, proponendo allo sguardo del visitatore un ventaglio di opere ricche di
suggestioni espressive, caratterizzate da spregiudicatezza formale e irriverenza
stilistica. I lavori che sono sintesi di caratteri estetici nuovi e consolidati, che
emergono sia dal passato che dal presente, spesso provenendo direttamente
dall’immaginario cinematografico e letterario classico.
Le “futuristiche invenzioni dei Vittoriani” influenzate dalla lettura dei lavori di
H. G. Wells, Jules Verne e delle macchine da loro inventate, film fantascientifici
oramai entrati per sempre nell’immaginario collettivo – e che hanno peraltro
contribuito a plasmare – come Metropololis di Fritz Lang (1927), Arancia Meccanica
di Stanley Kubrik (1971) e Brazil di Terry Gilliam (1985) sono dei temi o dei
rimandi culturali ai quali il curatore dichiara di essersi ispirato per offrire una
lettura, spesso in chiave satirica, dell’era moderna ma anche dell’odierna società
tecnologica, alla quale, peraltro, le opere di questi artisti appartengono.
Sculture che evocano l’immagine di architetture impossibili, come quelle di Sam
Buxton, congegni elettromeccanici dall’apparente utilità ma che poi si rivelano
macchine meramente fantastiche, (cioè prive di una reale funzione), come le opere di
Conrad Shawcross, le celebri sculture illusorie di Tim Noble e Sue Webster,
diventati famosi per i coloratissimi ammassi di oggetti/pseudo-pattume disposti in
apparente casualità, che sotto un raggio di luce si trasformano in immagini d’ombra
dai forti esiti narrativi o, ancora, l’esuberanza espressiva delle opere
dell’eclettico Barry Reigate, la cui arte sfugge a una definizione precisa poiché
riassume in sé una grande varietà di sperimentazioni perlopiù derivanti dal mondo
dei cartoon e dalla street-art, sono alcune delle opere che si potranno vedere
esposte in questa bellissima mostra, visibile fino al 29 luglio 2011.
Note sui singoli artisti
Sam Buxton (1972)
Il suo lavoro è caratterizzato dalla creazione di veri e propri micro mondi
“architettonici”, cioè piccole sculture realizzate con sottili lastre di metallo che
riproducono scene di vita quotidiana straordinariamente ricercate, con grande
precisione nella resa dei dettagli. Come per magia, le metropoli futuristiche si
interfacciano a corpi viventi infrangendo i limiti tra design, scienza e arte.
L’artista dichiara: “Mi attrae la confusione tra campi diversi. Sono interessato
all’ambiguità insita nel fine dell’oggetto, alla rottura delle barriere che si
ergono tra settori compartimentati, a mondi diversi come quello delle compagne di
telecomunicazioni e dell’information technology per il forte impatto che hanno sulla
vita quotidiana nelle città moderne”.
Tim Noble (1966) e Sue Webster (1967)
Le loro celebri sculture d’ombra, realizzate con cumuli di spazzatura apparentemente
posti in maniera casuale, svelano, una volta acceso un faretto di luce appositamente
orientato su un punto preciso del lavoro, immagini figurativamente connotate.
Ironiche, visivamente seducenti, queste sculture sono una critica alla natura
narcisistica dell’odierna società consumistica e della cultura pop. I loro lavori
traggono quindi il loro potere espressivo dalla fusione degli opposti: cultura alta
e anti-cultura, forma ed essenza, maschile e femminile, bellezza e orrore, sesso e
violenza. È un’arte disinvolta, libera nel mescolare naturalmente sacro e profano.
Barry Reigate (1971)
La sua arte nasce da una sintesi di vari generi espressivi: street art, spray art,
low-brow art. Le sculture, realizzate con jesmonite gocciolante, e i graffiti
d’ispirazione cartoon creati con strati sovrapposti di collage, disegno, pastelli e
aerografo, sembrano cogliere gli istinti primordiali del desiderio, della
depravazione, della violenza e dell’orrore. Nelle opere di Barry Reigate
neo-primitivismo, surrealismo e crudo umorismo si fondono rinascendo a nuova vita.
Conrad Shawcross (1977)
Le sue sculture esplorano temi al confine tra geometria e filosofia, fisica e
metafisica. Combina i suoi interessi nel campo dell’arte, della scienza e della
filosofia realizzando strutture dinamiche e sculture meccaniche complesse mediante
l’uso di un’ampia varietà di materiali e di strumenti. I suoi articolati sistemi
meccanici, che a una prima occhiata possono sembrare estremamente funzionali, in
realtà negano la loro apparente utilità. Differenti tipi di tecnologie e principi di
forze naturali ispirano le sue forme, e le sue macchine e strutture rimangono
oggetti enigmatici e paradossali. Alcune di queste opere appaiono infine intrise di
sentimenti assurdamente melanconici mentre altre tendono al sublime.
Inaugurazione 15 aprile 2011 dalle ore 18 alle ore 21
FaMa Gallery
Corso Cavour 25-27 - Verona
Orari di apertura: 10 – 13 | 14.30 – 19.30 | chiuso il lunedì e festivi
Ingresso libero