Quando la materia sogna. Oli, ferri, tecniche miste riassumono l'iter di Raccagni, dai caldi climi dell'Informale fino ai tardi anni '80. A cura di Luigi Meneghelli.
A cura di Luigi Meneghelli
Trenta lavori per una concentrata, distillata personale. Oli, ferri, tecniche miste che riassumono l'iter appartato, ma sempre esorbitante di sensi, umori, sperimentazioni di Andrea Raccagni (Imola 1921 – 2005). Dai caldi climi dell'Informale fino ai tardi anni '80, bruciando le tappe, cercando ostinatamente un'uscita dalla prigione del quadro tradizionale, aspirando a raffinate eleganze e insieme a soluzioni al limite del barbarico.
Raccagni non partecipa direttamente ad alcun gruppo, anche se si trova accostato alla poetica dell' “Ultimo Naturalismo” di Francesco Arcangeli (ai vari Morlotti, Moreni, Mandelli, Vacchi, Bendini): una poetica che si basa su un disperato amplesso con la materia nella ricerca dei significati primi e germinali dell'esistenza. Raccagni infonde a questa aspirazione una sorta di estremismo: ingrossa le paste, bussa ai linguaggi dell'inconscio (surrealista), ma soprattutto aspira ad una “pittura spaziale”: e questo avviene nelle varie serie dei cosidetti “Liberi”, dove composizioni di pezzi di lamiera verniciata, viluppi di ferro e colore si disgregano nelle tre dimensioni, secondo sviluppi dinamici, complessi e casuali.
Ma questo furore, questa incandescenza operativa sono spesso intercalate da pause di riflessione, di ricerca più distaccata, più decantata. Non sono periodi di inattività, ma di analisi e di progettazione: e ne sono chiara testimonianza anche le tante “tecniche miste” proposte in mostra. Lì, anzi, Raccagni pare toccare il fondo di quel suo bisogno psicologico-esistenziale di superare le infinite antinomie che gli si presentano incessantemente davanti: tra materia e moto, formale e informale, naturale e artificiale, razionale e irrazionale, caos e cosmo.
Una lotta spesso portata avanti in maniera isolata dentro quel suo mitico “Capannone”, costruito tra Imola e Bologna: una vera fucina privata, un'autentica spelonca magica. E quando nel 2005 muore è ancora immerso nel suo indefesso bisogno di conoscere, testare, provare. Il silenzio quasi totale che fa seguito alla scomparsa forse è imputabile alla sua categorica volontà di rimanere fuori dalla “confusione imperante di una civiltà basata su un aspetto eccessivamente commercialistico”. Questa mostra vuole essere un doveroso e sentito risarcimento.
Inaugurazione: sabato 16 aprile 2011 ore 18,30
Incorniciarte
v. Brigata Regina 27/A – 37139 S.Massimo (VR)
Orario: martedì – sabato 10.00- 12.30 / 16.00-10.30
ingresso libero