Chris Dorland
Farhad Moshiri
Jagannath Panda
Rona Pondick
Jonathan Seliger
Margherita Artoni
Il progetto American Dream si propone di esplorare le dimensioni attuali del fenomeno utilizzando come chiave ermeneutica il linguaggio dell'arte contemporanea. Opere di Chris Dorland, Farhad Moshiri, Jagannath Panda, Rona Pondick e Jonathan Seliger. A cura di Margherita Artoni.
a cura di Margherita Artoni
Artisti: Chris Dorland, Farhad Moshiri, Jagannath Panda, Rona Pondick, Jonathan Seliger
Let us not wallow in the valley of despair, I say to you today, my friends. And so even though we face the dificulties of today and tomorrow,
I still have a dream. It is a dream deeply rooted in the American Dream.
(Martin Luther King, 28 agosto 1963)
Il sogno americano trova le proprie radici storiche nell'occupazione dei territori del nuovo continente da parte dei primi coloni europei. Questi, forti dell'idea secondo cui la dedizione al lavoro e la capacità imprenditoriale avrebbero portato alla realizzazione di una vita più soddisfacente, lasciarono i loro paesi d'origine per compiere il proprio riscatto nei confronti del Vecchio Mondo e di modelli culturali, politici ed economici, che prevedevano pochissime possibilità di promozione sociale. La fiducia nelle possibilità di affermazione fondate sul presupposto delle pari opportunità, divenne dunque emblema di un contagioso ottimismo.
Il sogno americano è sempre stato caratterizzato dalla convinzione che la vita per la generazione successiva sarebbe stata migliore in senso sia pragmatico che spirituale; un’idea di progresso che tuttavia, talvolta, si è rivelata un’astrazione priva di autentica corrispondenza con la realtà.
Se inizialmente la mitologia del self made man era figlia di un ideale comunitario di prosperità secondo cui il sogno americano si sarebbe tradotto in “sogno dell'intera umanità”, gradualmente l'accezione del termine è andata ad assumere connotazioni sempre più legate alla dimensione prettamente individualistica del successo personale, sempre più identificato in termini economici, materiali.
Tra l'umana speranza volta ad un futuro migliore e la fame di successo a discapito dei meno capaci o intraprendenti, il sogno americano raggiunge nel '900 il massimo dell'ambiguità interpretativa stimolando osservazioni e critiche di scrittori come F. Scott Fitzgerald, John Steinbeck, E. Albee, Orson Welles e Brian de Palma. Ed è proprio tale ambiguità a rendere la tematica così interessante.
Dalla metà del XX secolo la cultura americana penetra massivamente il mondo e la trasmissione dei suoi valori trova potentissimi canali nelle produzioni musicali, cinematograf iche e televisive. Nell'era di Internet il fenomeno si amplif ica; la globalizzazione si sposa con il concetto digitale di “rete” e i contenuti partoriti dalla Big Apple trovano un nuovo e più efficace filtro per la propria diffusione.
Oggi le metropoli di Oriente e Occidente sono per molti versi, ad un tempo, “colonie” e “concorrenti” degli Stati Uniti, da cui hanno conseguentemente mutuato alcuni fra i principali aspetti culturali e, con essi, il grande sogno.
Cos'è dunque, nel nuovo millennio, il sogno americano?
Il progetto “American Dream” si propone di esplorare le dimensioni attuali del fenomeno utilizzando come chiave ermeneutica il linguaggio dell'arte contemporanea.
Ospitati dal 22 marzo 2011 nelle stanze della galleria Valentina Bonomo Roma, cinque artisti cosmopoliti di fama internazionale mettono a confronto idee e sensazioni esprimendo attraverso media differenti la propria visione, più o meno problematica, del sogno americano.
Le opere di Chris Dorland, Farhad Moshiri, Jagannath Panda, Rona Pondick e Jonathan Seliger sono quindi testimonianze vive di una necessità estetica sensibilmente urgente seppur, finora, pressoché inesplorata.
Chris Dorland
1978 Canada, vive e lavora a New York. Collage fotografici, dipinti su tela e pannelli di alluminio sono solo alcuni dei mezzi espressivi che Chris Dorland sceglie per comporre il suo universo. Nelle opere dell'artista reminiscenze warholiane e intuizioni futuriste interpretano la realtà contemporanea affidandosi all'impronta digitale di un singolare neorealismo. Mostre selezionate: Rhona Hoffman, Chicago; Marc Selwyn Fine Art Gallery, Los Angeles; The Neuberger Museum in Purchase, New York; Sikkema Jenkins, New York; Wendy Cooper, Chicago; Gasser Grunert Gallery, New York; Suburban Gallery, Oak Park, Illinois.
Farhad Moshiri
1963 Iran, vive e lavora in Iran. Fondatore di un paradigma al tempo stesso ironico e kitsch, Farhad Moshiri indaga la dialettica tra storia e futuro mettendo a fuoco con fine eclettismo la condizione postmoderna dell'uomo iraniano. Protagonisti della sua produzione artistica, Oriente e Occidente si combinano nell'estetica del cut-and-paste e sperimentano senza vincoli le dinamiche della loro ibridazione. Mostre selezionate: Chelsea Art Museum, New York; Galerie Thaddaeus Ropac, Salzburg; Galerie Emmanuel Perrotin, Paris; The Third Line Gallery, Dubai; The Counter Gallery, London; Kashya Hildebrand Gallery, New York; Leighton House Museum, London; Daneyal Mahmood Gallery, Chelsea; British Museum at DIFC, Dubai; Kunstraum Deutsch Bank, Salzburg.
Jagannath Panda
1970 Bhubaneswar, vive e lavora a Delhi. Le opere di Jagannath Panda parlano all'uomo della metropoli contemporanea. Raffinati acquarelli e dipinti, sovente arricchiti da un elegante broccato, scannerizzano le incoerenze dell'India urbana denunciandone l'asservimento alla logica progressista. Mostre selezionate: Nature Morte, New Delhi; Moca Foundation Gallery, Tokyo; Birla Academy of Art & Culture, Kolkata; Museum of Contemporary Art, Shanghai; Mori Art Museum, Tokyo; Essl Museum, Vienna; Contemporary Art Museum, Seoul; Alexia Goethe Gallery, London; Studio La Città, Verona; Chemould Gallery, Mumbai; Inside India, Torino.
Rona Pondick
Brooklyn 1952, vive e lavora a New York. Il lavoro scultureo di Rona Pondick esibisce il fascino kafkiano dell'illusione materica e delle grandi contraddizioni umane. Immerse nella dimensione metamorfica dell'esistenza, entità animate e inanimate si riflettono nel divenire simbolico della loro forma accarezzando l'esperienza dell' ”altro da sé”. Mostre selezionate: Sonnabend Gallery, New York; Mori Art Museum, Tokyo; Galerie Thaddaeus Ropac, Salzburg; Whitney Museum of American Art, New York; Galleria d’Arte Moderna Bologna, Italy; Galerie Thaddaeus Ropac, Paris; DeCordova Museum and Sculpture Park, Groniger; Brooklyn Museum of Art, Brooklyn; Palais des Beaux-Arts de Lille, France.
Jonathan Seliger
New York, 1955, vive e lavora a New York. Jonathan Seliger interpreta con riproduzioni “pop-parodiche” gli oggetti quotidiani e gli eidolon della società di massa. Intervenendo con pittura acrilica, cera e plastilina, egli esibisce un carismatico compromesso tra il rigore della tela e la plasticità scultorea. Mostre selezionate: Jack Shainman Gallery, New York; Palazzo Re Enzo, Bologna; Aldridge Contemporary Art Museum, Ridgefield; Studio la Città, Verona; Nassau County Museum of Art, New York; Chelsea Art Museum, New York; Acme Gallery, Los Angeles; Aldridge Contemporary Art Museum, Ridgefield; Lucca Center for Contemporary Art, Lucca; Neuberger Museum of Art in Purchase, NY.
Immagine: "Untitled" Chris Dorland
Valentina Bonomo
via del Portico d'Ottavia, 13 - Roma
Martedi - Sabato 11-13 e 15 - 19
Ingresso libero