Meta-critic art. In mostra, al primo piano della galleria, sono esposte alcune opere, realizzate nel 2009 seguendo una metodologia ideativo-cognitiva, al secondo piano invece l'artista presenta nuovi lavori, realizzati appositamente per la mostra, dove indaga alcuni legami formali tra Joseph Beuys e il leader della Corea del Nord Kim II Sung.
La Fondazione Marconi mercoledì 4 maggio presenta la mostra Meta-critic art di Franco Vaccari.
“Franco Vaccari, riconosciuto ideatore dal 1969 della formula estetica “Esposizione in tempo reale”, con la sua pubblicazione Duchamp messo a nudo. Dai ready-made alla finanza creativa, si pone fra gli anticipatori, chiarendola in modo illuminante, della fatale corrispondenza tra il mondo dell’arte, divenuto cinicamente stoccaggio di beni rifugio, e quello della finanza fuori controllo, che vede il mercato come unico, indiscusso, garante del valore. In questo modo Vaccari entra a far parte a pieno titolo, della rada schiera dei pensatori dello smascheramento dell’estetica come mito, facendosi portatore nell’arte di un realismo concettuale innestato sulla fenomenologia della socialità metropolitana, facendosi altresì sostenitore della meta-artisticità e meta-critica dell’estetica postmoderna. Dedito all’ascolto, all’osservazione, Vaccari è quella figura dell’arte contemporanea che, puntando semplicemente l’indice, apre scenari che lasciano attoniti, rivelando nessi, sintomi identitari, ritenuti inesistenti fino a quando il suo sguardo non li svela.” (Viana Conti: Franco Vaccari-Arte e profezia. Dalla forza lavoro al bagliore dell’oro).
In mostra, al primo piano della Fondazione Marconi, sono esposte alcune opere, realizzate nel 2009: seguendo una metodologia ideativo-cognitiva che gli appartiene, dopo aver dimostrato l’analogia concettuale tra la produzione di un valore di carattere segnico, nell’opera duchampiana, e la così detta Finanza creativa odierna, Franco Vaccari ce ne presenta l’analogia sensibile, con la sua sequenza di dittici, la cui rivelazione diventa un secondo scoop, con tanto di prove documentate, di connessioni sconosciute, sia al grande pubblico che agli addetti ai lavori.
Al secondo piano dello spazio espositivo invece l’artista presenta nuovi lavori, realizzati appositamente per la mostra, dove indaga alcuni legami formali tra Joseph Beuys e il leader della Corea del Nord Kim II Sung.
Nel lontano 1977 (mostra “Maestri e amici cercando” Galleria Lorenzelli, Milano), Vaccari, applicando un metodo di indagine simile, era pervenuto a cogliere impensate analogie fra l’aura che circondava l’artista Beuys e il culto della personalità che veniva tributato a Kim Il Sung. Entrambi erano oggetto di mitizzazioni dalle quali ancora oggi facciamo fatica a liberarci come dimostrano, da un lato, i paradossi economici del mercato dell’arte e, dall’altro, il maniacale fanatismo delle celebrazioni di regime della Corea del Nord.
Per fortuna, come dimostrano le photostrip qui esposte, raccolte da Vaccari alla Biennale di Gwanju dello scorso anno in Corea, l’affetto dei genitori per i propri figli continua a manifestarsi irresistibilmente a tutte le latitudini.
Per l’occasione sarà pubblicato il Quaderno della Fondazione n. 6, una raccolta di appunti dell’artista, testi critici e immagini delle opere esposte.
Franco Vaccari nasce a Modena nel 1936; compie studi ad indirizzo scientifico laureandosi in Fisica.
Ha esordito in campo artistico come poeta visivo.
Particolarmente significativi della sua successiva evoluzione sono il titolo di un suo libro del 1966 Le tracce e l’uso che in esso fa della fotografia per presentare i graffiti come poesia anonima, poesia trovata. Il tema della traccia e il fotografico sono due costanti che attraversano tutto il suo lavoro. Sin dall’inizio Vaccari non usa la fotografia per produrre immagini mimetiche, analogiche, ma come impronta di una presenza, come segnale, come sintomo, come traccia fisica, appunto, di un esserci: un’impronta che ricava il proprio senso dal rapporto esistenziale, spesso opaco, che l’unisce a ciò che l’ha provocata.
Emblematica rimane, a questo proposito, la sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1972. Ecco la descrizione che ne ha dato Renato Barilli nel libro documento seguito a questa azione: “Ricordiamo la scena iniziale della ‘sala’ di Vaccari nel padiglione centrale dei ‘Giardini’ veneziani: era tanto semplice e nuda da sfiorare la delusione; appena una cabina photomaton nell’albore impersonale delle pareti... Solo una scritta plurilingue (LASCIATE UNA TRACCIA FOTOGRAFICA DEL VOSTRO PASSAGGIO) permetteva di intravedere una regia, ma tenuta come sospesa a mezz’aria. Certo, la diversità era palese e clamorosa, rispetto alle sale consuete dell’opera, giacchè qui venivano offerti soltanto gli attrezzi per ‘operare’, e l’artista si ritraeva discretamente lasciando l’iniziativa al pubblico”.
Questa era la quarta di quelle che Vaccari aveva chiamato “esposizioni in tempo reale”; a tutt’oggi quelle realizzate sono 40.
La collocazione del suo lavoro artistico risulta tangente a diverse aree, ma quella che, forse, ne esprime meglio il senso potrebbe essere definita “realismo concettuale”. Gli viene riconosciuta la paternità del concetto di “Esposizione in tempo reale” da lui esplorato sia da un punto di vista teorico che operativo. Vaccari ha sempre accompagnato l’attività artistica con la riflessione teorica pubblicando, fra l’altro, Duchamp e l’occultamento del lavoro (1978) e Fotografia e inconscio tecnologico (1979): quest’ultimo è stato considerato “il più importante contributo italiano all’attuale dibattito sulla fotografia” (A. Colombo, Panorama, 24 ottobre 1983); nel 1980 è stato pubblicato anche in Francia dove ha suscitato larga eco. Nel 2010 ha pubblicato Duchamp messo a nudo.
Ha tenuto corsi all’Ecole Supérieure des Arts Décoratifs di Strasburgo e, dal 2004, alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano.
Nel 1972, nel 1980 e nel 1993 partecipa alla Biennale di Venezia con sale personali.
Nel 1977 inizia la collaborazione con lo Studio Marconi, dove espone poi nel 1979 e nel 1984.
Nel 1984, il Museum Moderner Kunst di Vienna gli dedica una mostra antologica. Nel 1999 ha partecipato alla mostra Minimalia al PS1 di New York.
Nel 2003 viene invitato per i suoi video al Festival del Cinema di Locarno. Nel 2007 lo Spazio Oberdan di Milano gli dedica la retrospettiva Franco Vaccari, Col Tempo.
Nel 2010 partecipa con sala personale alla Biennale di Gwanju (Corea), ha una personale alla galleria Emilio Mazzoli di Modena e alla Galleria Michela Rizzo di Venezia.
Ufficio stampa: Cristina Pariset tel. 02-4812584 fax 02 4812486
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Immagine: Allevamenti di polvere/ Dust Breeding. Hiroshima.
Trittico (stampa fotografica su alluminio e plexiglass), 2009, 140 x 200 cm, 3 ed (1 dell'artista)
Inaugurazione 4 maggio 2011 ore 18
Fondazione Marconi Arte Moderna e Contemporanea
Via Tadino, 15, Milano
Orari: martedì - sabato h 10,30 - 12,30 e 15,30 - 19
Ingresso gratuito