Hangar Bicocca
Milano
via Chiese, 2
02 66111573 FAX 02 6470275
WEB
Terre Vulnerabili 4/4
dal 4/5/2011 al 16/7/2011
tutti i giorni tranne il lunedi 11-19, giovedi 14.30-22

Segnalato da

Lucia Crespi



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Audio intervista:
Chiara Bertola



 
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4/5/2011

Terre Vulnerabili 4/4

Hangar Bicocca, Milano

Termina con la mostra ''L'anello piu' debole della catena e' anche il piu' forte perche' puo' romperla'', l'ultimo quarto del progetto Terre Vulnerabili sotto la direzione artistica di Chiara Bertola con la cura di Andrea Lissoni. L'esposizione finale vede la presenza di quattro nuovi artisti: Roman Ondak, Pascale Marthine Tayou, Nari Ward e l'italiano Alberto Tadiello.


comunicato stampa

progetto di Chiara Bertola curato con Andrea Lissoni

L'anello più debole della catena è anche il più forte perché può romperla* con gli artisti: Roman Ondák / Alberto Tadiello / Pascale Marthine Tayou / Nari Ward (*Stanislaw J. Lec)

Dal 5 maggio 2011 la quarta e ultima mostra del progetto
Terre Vulnerabili - a growing exhibition
quattro mostre che crescono e si innestano mutando una nell’altra
Dal 21 ottobre 2010 al 17 luglio 2011

Termina con la mostra L'anello più debole della catena è anche il più forte perché può romperla, l’ultimo quarto del progetto Terre Vulnerabili sotto la direzione artistica di Chiara Bertola all’HangarBicocca, contrassegnata dal tema della vulnerabilità. Un progetto fortemente innovativo, sia nel suo farsi - le mostre hanno preso man mano forma attraverso vari incontri tra gli artisti, ciascuno dei quali ha modulato il proprio lavoro accordandolo a quello degli altri - sia nella modalità di esposizione - quattro mostre per un periodo di nove mesi, in quattro fasi come quelle lunari per un totale di trentuno artisti internazionali ed altrettante opere che sono via via cresciute e si sono modificate negli spazi.

L’ultima mostra vede la presenza di quattro nuovi artisti, tutti nomi noti come gli artisti internazionali Roman Ondák, Pascale Marthine Tayou, Nari Ward e l’italiano Alberto Tadiello.

Il titolo della quarta fase di Terre Vulnerabili, L'anello più debole della catena è anche il più forte perché può romperla, rappresenta forse la dichiarazione più potente e significativa rispetto all’intento del progetto. La vulnerabilità è anche forza, non bisogna temerla, ma assecondarla e accettarla. “Le catene rappresentano anche una struttura dinamica - dice Chiara Bertola - che conduce alla produzione di forme e di lavoro; all’interno del ciclo (o del processo) rappresentato da una catena, esiste sempre un anello debole (non allineato) che alla fine può rivelarsi come il più forte perché rompe uno schema di comportamenti prevedibile diventando così il più “creativo”. L’anello "difettoso" interrompe un ingranaggio e rompe dunque la normale successione delle azioni”.

L’artista slovacco Ondák, classe 1966, presenta Resistance, un video dove a un piccolo gruppo di locali precedentemente contattati è stato chiesto di recarsi a un evento pubblico presso il quale essi si mescolano nella folla con i lacci delle proprie scarpe slacciati. In questa opera l’artista da una parte lavora sul rituale dell’opening, iniziando un discorso in mezzo agli spettatori e lasciandoli incerti circa l’identità dell’autore, dall’altro crea una condizione straniante in chi guarda il video, abbandonato di fronte ad ogni possibile interpretazione (sistemi di sicurezza, performance,….). D’altra parte introduce un segno di resistenza – resistenza all’ordine e al linguaggio – che si esprime nell’opera attraverso un atto silenzioso che suggerisce lo stadio pre-linguistico dell’infanzia.

Tayou, camerunese classe 1967, costruisce nel CUBO una spettacolare installazione con un grande cono rovesciato interamente costituito da diecimila sacchetti di plastica biodegradabili di cinque tonalità diverse (bianco, blu, giallo, rosso e verde). Questa versione dell’opera Plastic Bags, esposta nel dicembre 2010 alla Queensland Art Gallery di Brisbane in Australia, è stata rivisitata appositamente per l’HangarBicocca e viene presentata per la prima volta in Italia. Con Plastic Bags Tayou ripropone già nel titolo il suo elemento compositivo prediletto: il sacchetto di plastica, mostrato nella sua semplicità quasi banale, a rievocare le moltissime storie di quotidianità di ognuno di noi, diventa simbolo della crescente globalizzazione, del consumismo imperante, ma anche del nomadismo che sempre più caratterizza la società odierna, tema centrale nella ricerca dell’artista fin dagli esordi.

Nari Ward, artista giamaicano del 1963 che vive a New York, realizza Soul soil un grande contenitore ovale dove sono intrappolati e fuoriescono in parte all’esterno resti di oggetti abbandonati, materiali di recupero (manici di badili), parti in ceramica di sanitari e alcuni dei vestiti usati provenienti dall’installazione di Christian Boltanski dello scorso anno.

Tadiello, giovane artista veneto del 1983, così descrive infine Senza titolo (Adunchi), la sua installazione su una colonna aggettante e spigolosa che rende evidente la pericolosità di un equilibrio vulnerabile e precario: “Un grumo di forze. Di aggettanza, di torsione, di urto, di trazione, di spinta. Di isolamento, di deformazione, di dissipazione, di accoppiamento, di riunione, di separazione. È solo metallo, ferro. Tagliato, smussato, graffiato, bucato, piegato, imbullonato. Si affaccia. Pesa, pende, gravita”.

I quattro artisti che si aggiungono al gruppo rappresentano nuovamente personalità molto diverse tra loro, con lavori differenti per dimensioni e materiali, alcuni di forte impatto emozionale, altri più concettuali; in tutti il concetto di vulnerabilità è declinato in modo personale. Tutti sono site-specific per lo straordinario spazio di HangarBicocca, che ogni artista ha utilizzato secondo la propria poetica.
I loro lavori vanno ad aggiungersi a quelli degli artisti dei precedenti tre quarti del progetto, seguendo l’idea di un terreno fertile che è davvero “germogliato”, è cresciuto nel tempo e ha modificato la visione di quanto esposto precedentemente.

Diversi artisti che hanno partecipato a fasi precedenti innestano nella mostra nuovi lavori: così Christiane Löhr presenta Samenbal una nuova opera fatta di semi di cardi collocata nel Labirinto di Yona Friedman, il grande urbanista ungherese da anni residente a Parigi che sarà presente all’opening di questa ultima fase come principale ispiratore dello statement etico e sociale del progetto; Elisabetta Di Maggio costruisce muri di carta su cui disegna le stesse immagini incise nel gesso del primo lavoro della Löhr: mappe di città unite a scheletri di animali marini; Bruna Esposito presenta Non c’è pace tra gli Ulivi: tre scope di saggina rotanti e due bidoni per fare compostaggio dove sono collocati due video, a sottolineare il forte aspetto ecologico e vulnerabile della propria opera; la statua di cera Wax, Relax del duo Invernomuto si presenta ormai completamente sciolta; Margherita Morgantin disegna nuovi soggetti sulle pareti del Labirinto di Friedman; Adele Prosdocimi conclude sino al limite estremo dell’Hangar il sentiero di feltri ricamati raggiungendo i 219 pezzi; Alice Cattaneo attraverso un piccolo video, sempre nel Labirinto, mostra i tre successivi sviluppi del suo lavoro.

Un progetto dunque davvero in evoluzione, germinativo e organico, come è stato sin dagli esordi nelle intenzioni dei curatori e degli stessi artisti, che si è sviluppato nel tempo della sua lunga vita espositiva, permettendo al pubblico di prendersene cura e agli artisti di continuare a crescerlo e nutrirlo. L’idea di partenza è stata che l’opera di ogni artista non si cristallizzasse una volta aperta la singola mostra, ma continuasse a crescere e a evolversi per l’intera durata del progetto con aggiunte, correzioni, dialoghi con gli altri artisti invitati e con il pubblico.

In allegato la sequenza temporale del progetto con gli artisti divisi nelle quattro mostre e la descrizione dei progetti della quarta e ultima mostra.

Sequenza temporale

Terre Vulnerabili - a growing exhibition

1/4 Le soluzioni vere vengono dal basso*
21 Ottobre 2010

Ackroyd & Harvey / Mario Airò / Stefano Arienti / Stefano Boccalini /Alice Cattaneo / Elisabetta Di Maggio / Rä di Martino / Yona Friedman / Alberto Garutti / Gelitin / Mona Hatoum/ Christiane Löhr / Nicolò Lombardi/ Ermanno Olmi / Hans Op de Beeck
(*Yona Friedman)

2/4 Interrogare ciò che ha smesso per sempre di stupirci*
2 Febbraio 2011

Ackroyd & Harvey / Mario Airò / Stefano Arienti/ Stefano Boccalini / Alice Cattaneo / Elisabetta Di Maggio / Rä di Martino / Bruna Esposito / Yona Friedman / Carlos Garaicoa /Alberto Garutti / Gelitin/ Mona Hatoum / Invernomuto / Kimsooja / Christiane Löhr/ Nicolò Lombardi / Margherita Morgantin / Ermanno Olmi / Hans Op de Beeck / Adele Prosdocimi / Remo Salvadori / Nico Vascellari
(*Georges Perec)

3/4 Alcuni camminano nella pioggia altri semplicemente si bagnano*
10 Marzo 2011

Ackroyd & Harvey / Mario Airò / Stefano Arienti / Massimo Bartolini / Stefano Boccalini / Ludovica Carbotta / Alice Cattaneo / Elisabetta Di Maggio / Rä di Martino / Bruna Esposito / Yona Friedman / Carlos Garaicoa / Alberto Garutti / Gelitin / Mona Hatoum / Invernomuto /Kimsooja / Christiane Löhr / Nicolò Lombardi / Marcellvs L. / Margherita Morgantin / Ermanno Olmi / Hans Op De Beeck / Adele Prosdocimi / Remo Salvadori / Nico Vascellari / Franz West
(*Roger Miller)

4/4 L'anello più debole della catena è anche il più forte perché può romperla*
5 Maggio 2011

Ackroyd & Harvey / Mario Airò / Stefano Arienti / Massimo Bartolini / Stefano Boccalini / Ludovica Carbotta / Alice Cattaneo / Elisabetta Di Maggio / Rä di Martino / Bruna Esposito/ Yona Friedman / Carlos Garaicoa / Alberto Garutti / Gelitin / Mona Hatoum / Invernomuto / Kimsooja / Christiane Löhr / Nicolò Lombardi / Marcellvs L. / Ermanno Olmi / Roman Ondák / Hans Op De Beeck / Adele Prosdocimi / Remo Salvadori/ Alberto Tadiello / Pascale Marthine Tayou / Nico Vascellari / Nari Ward
(*Stanislaw J. Lec)

Ufficio Stampa: Lucia Crespi, tel. 02 89415532 - 89401645, lucia@luciacrespi.it

Inaugurazione 5 maggio dalle 20

HangarBicocca
Via Chiese 2 (traversa V.le Sarca)
Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, giovedì dalle 14.30 fino alle 22.00, lunedì chiuso
Ingresso: intero 8 euro, ridotto 6 euro

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Petrit Halilaj
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