Travels with Bob. Le fotografie esposte sono state scattate nel corso dei suoi viaggi insieme al marito Robert Harbison, durante i quali egli raccoglieva materiale per i suoi libri.
Esther Whitby è come al solito modesta nel descrivere il proprio lavoro, ma coloro che vedranno le sue foto riconosceranno subito la presenza di un osservatore originale, che riesce a penetrare con il suo sguardo angoli bizzarri e momenti che ci raccontano tante cose delle persone che hanno creato quegli oggetti e abitano quei luoghi, e di cui si sente con forza la presenza anche quando sono letteralmente assenti. Invariabilmente, la fotografa individua dettagli trascurati nella ricca varietà del mondo e li registra con arguta concisione. Prende il suo materiale da luoghi esotici, ma il vero soggetto è l’incessante imprevedibilità degli esseri umani, un tema universale e non esoterico. Esther Whitby descrive così i suoi inizi e le sue intenzioni: Gran parte delle fotografie di questa mostra sono state scattate nel corso di viaggi fatti insieme a mio marito, Robert Harbison, viaggi in cui lui raccoglieva materiale per i suoi libri, Reflections on Baroque e Travels in the History of Architecture.
Sebbene questo progetto ci abbia portato in luoghi meravigliosi, non è divertente starsene là ad aspettare mentre un altro scatta le fotografie, quindi ho comprato una macchina fotografica e ho cominciato a fare foto anch’io. All’inizio erano soprattutto foto di lui che fa foto – di cose come colonne, cortili e porte – ma io sono stata sempre più interessata alla gente che agli edifici. Quindi, anche se non sentivo di avere il diritto di riprendere le persone direttamente, ero felice di ritrarre luoghi e scene che suggeriscono una presenza umana. Da qui le pentole a un matrimonio di villaggio in India o i cappelli esposti sugli scalini di una chiesa parrocchiale inglese o la pagnotta in una panetteria gallese. Ci sono anche alcune fotografie di bambini, che adorano essere fotografati, e alcune di adulti che non sapevano di esserlo: la signora sul treno tra Delhi e Agra, l’inserviente di un albergo di Guanajuato, la commessa le cui gambe stanno scomparendo dietro a una saracinesca in una cittadina francese. Queste immagini 15 x 10, scattate con una macchina non digitale, sono state scannerizzate e stampate da Jonathan Lovekin, grande fotografo e amico generoso.
testo di Robert Harbison
Inaugurazione 9 maggio ore 18.30
Galleria AOCF58
via Flaminia, 58 - Roma
Orario lun-ven. 17.30-19.30
Ingresso libero