Samagra Ora. L'artista nelle sue opere pittoriche sperimenta le potenzialita' della materia, senza forzare la natura del gesto. A cura di Manuela De Leonardis e Gigliola Fania.
a cura di Manuela De Leonardis e Gigliola Fania
Nel 1982 Anna Maria Colucci adotta il nome di Ma Prem Samagra (che significa integra), assegnatole da Osho, il suo maestro spirituale. Per alcuni anni torna nell’ashram, facendo un profondo lavoro su di sé, attraverso training, terapia e meditazione. Proprio a Puna, dopo un periodo in cui smette di dipingere, scopre una bellissima carta di cotone, in grado di assorbire una grande quantità di acqua d’acqua, e decide di riavvicinarsi all’arte.
Le piace sperimentare le potenzialità della materia, senza forzare la natura del gesto. L’esigenza che avverte è quella di un fare artistico che sia dettato dal fluire spontaneo, dalla liberazione interiore, dall’espansione di coscienza.
“Non può essere una tecnica a sé stante, né un momento esclusivo. Per me la pittura è uno dei tanti momenti della mia creatività. Allora ho cominciato ad apprezzare il concetto di energia zen, del fluire della vita. In qualche modo mi sono ritrovata nell’area dell’Action Painting, anche se sembrava quasi una retromarcia. Ma, in realtà, l’atteggiamento era completamente diverso. La vita è l’arte. Mi sono innamorata della pittura zen, che è un tipo di meditazione che si praticava già ai tempi di Bodhidharma, un monaco indiano vissuto secoli fa. Si tratta di entrare con la propria energia in uno spazio vuoto – bianco – che è totalmente morto, facendo accadere dei segni durante un processo di inspirazione ed espirazione, nella totale presenza e consapevolezza di quello che sta accadendo.”.
Arte come meditazione. Il cambiamento di Anna Maria è radicale. Abbandona la forma che aveva caratterizzato tutta la sua opera, a partire dai lavori fotografici dei primi anni Sessanta che affrontano il tema della condizione della donna e altre questioni sociali - La donna oggetto (1962), Krushiov (1962), Picnic (1962), Tavola apparecchiata per uno solo (1962), Interiora (1962), La donna allo specchio (1964), Tappeto (1964), La scopa (1965), Colpo di stato (1967), L’abbraccio (1968), Le alienatine o Piccole donne (1968), Lui può (1970), Il femminile sta avanzando (1970), Arresti domiciliari (1970), Fumando (1970), Il Piper (1970), Yin e yang (1973) - fino ad arrivare alla mostra Osservazioni sulla realtà alla Cooperativa del Beato Angelico, nel 1977, in cui veniva riproposta la performance I King.
Samagra recupera con grande libertà il piacere del colore, delle vibrazioni cromatiche: il colore puro esplode sulla tela, in tutta la sua potenza. Anche la lettura del Trattato sui Colori, L’Essenza dei Colori di Rudolf Steiner, non la lascia indifferente.
“Mi era piaciuta molto l’idea che ogni colore fosse un’entità. Questa lettura mi aveva appassionato molto, da allora la mia pittura ha avuto quel senso. Non creare la forma, ma lasciare il colore libero di trovare da sé – muovendosi liberamente – la sua forma. Non dovevo far altro che assecondarlo, lasciare che accadesse. Non un procedimento mentale, pensato e poi trasposto, ma qualcosa che fa parte dell’esperienza del rapporto tra me – entità – e i colori – entità diverse. Da come interagiamo.”.
Samagra (al secolo Anna Maria Colucci) è nata a Verbania nel 1938, vive tra Sant’Oreste e Goa (India). Nei primi anni Sessanta frequenta gli artisti della Scuola di Piazza del Popolo. Nel filone pop americano si collocano quelle sue prime opere in cui la fotografia interpreta la realtà, con una precisa connotazione di denuncia sociale. A Roma, nel 1975, espone alla Galleria Gap (a cura di Gianni Fileccia) e nello stesso periodo presso Il Lavatoio Contumaciale, diretto da Tomaso Binga e Filiberto Menna. Contemporaneamente partecipa alla creazione della Cooperativa del Beato Angelico, primo gruppo dichiaratamente femminista, insieme a Carla Accardi, Nilde Carabba, Franca Chiabra, Regina Della Noce, Nedda Guidi, Eva Menzio, Teresa Montemaggiori, Stephanie Oursler, Suzanne Santoro e Silvia Truppi. Osservazioni sulla realtà (1977), la personale alla Cooperativa del Beato Angelico, ripercorre la sua attività a partire dal 1961. Nel 1980, entrata in contatto con il pensiero di Bhagwan Shree Rajneesh (Osho), diventa sannyasi e orienta la sua pittura verso uno spazio meditativo e zen, in cui il colore fluisce spontaneo.
Nel 1985 espone alla Galleria Speciale di Bari, luogo di sperimentazione e incontro nell’ambito del design, dell’architettura e delle arti applicate creato da Tarshito con Shama Cinzia Tandoi. Nella primavera 2011 è tra gli artisti invitati a partecipare alla collettiva L’Artista come Rishi (a cura di Lori Adragna e Mary Angela Schroth), nelle sedi del Museo Nazionale di Arte Orientale, Sala 1 e Bibliothé, Roma.
Catalogo Claudio Grenzi Editore
Mostra promossa da Associazione culturale ArteOra con il Patrocinio della Provincia di Foggia
opening 7 maggio 2011 - ore 19
Spazio ArteOra
Via Onorato 62/E 71121 Foggia
Orari: da lunedì a sabato ore 18.30-21.30 (ch. domenica)
Ingresso libero