Centro Culturale Aldo Moro
Cordenons (PN)
via Traversagna, 4
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Orietta Masin
dal 13/5/2011 al 27/5/2011
da lunedi a sabato 16 - 19, chiuso domenica e festivi
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13/5/2011

Orietta Masin

Centro Culturale Aldo Moro, Cordenons (PN)

Le nostre case. 15opere tra sculture e installazioni, piu' una fotografia: una mostra che ''come in un film di Bergman, come nella storia di tante vite comuni'' inizia da una fotografia dell'album di famiglia.


comunicato stampa

Quindici opere tra sculture e installazioni, più una fotografia: una mostra che “come in un film di Bergman, come nella storia di tante vite comuni” inizia da una foto dell’album di famiglia.

Dal testo in catalogo di Fulvio Dell'Agnese:
"Come in un film di Bergman, come nella storia di tante vite comuni, tutto inizia da una foto dell’album di famiglia: una torta di compleanno, due braccia che la racchiudono, due sguardi che convergono su di essa, carezzevoli e un po’timidi nell’espressione del loro affetto. Padre e figlia.
È la prima ed ultima volta che li vediamo insieme. Poi si opera una cesura. Compare una porta, desolatamente distesa a terra, che pone in comunicazione (o forse sottolinea l’illusorietà di tale prospettiva) le due dimensioni d’ora in poi fondamentali: un sopra e un sotto, un muto dialogo fra luce ed ombra, che continua al riparo (o nella prigione?) dello spazio domestico.

La realtà del presente è sospesa in un silenzio che non pare quello dell’attesa, ma di un’assorta contemplazione del ricordo; il luogo degli affetti si richiude su se stesso, sintetizzandosi in una forma che troviamo specularmente riflessa in case radicate nella propria alterità sommersa, o moltiplicata nel galleggiare delle medesime case in un pulviscolo. […]

Ma sono abitate, queste case? Ospitano ancora dinamiche sentimentali, nuovi germogli, o sono divenute altro, nell’adesione metaforica a una delle più radicali fra le scelte d’esistenza possibili? Sono case che appaiono come entità insondabili, cieche componenti di un bicipite elemento seriale, o che al più distillano in un solo ambiente il proprio respiro. Un solo ambiente: la soglia su cui rimane appostato il gatto, che non fosse per la tenda scostata potremmo immaginarci fatto di basalto, come una scultura funeraria egizia; l’unico balconcino fiorito, che evoca l’idea di profumi e petali freschi, ma che testimonia più il senso d’una memoria affettiva che un’umana, concreta presenza, quasi fosse un larario della domus in cui si consuma il culto di chi è stato; la stanza illuminata da cui i pensieri, che gravano come una soffocante matassa sul resto della casa, vengono scacciati da un ironico soffio di vento che scuote il drappeggio alla finestra; la camera al primo piano nella quale cresce, improponibile, un praticello verde.

Assurdo e inquietante […] sul pavimento/soffitto di una casa ribaltata, pare quel […] tappeto fiorito, dal cui fondo pulsa una luce che rimane drammaticamente legato all’idea di oltretomba. Il mondo delle ombre, nella sua facies più lieve, invade gli spazi di una quotidianità rimasta vacante della propria fisica interazione; non diversamente da come, in altre case, sugli intonaci si estende – nuova pelle – la trama di una tappezzeria da interni, nel rovesciamento all’infuori di un senso di intimità che ormai è divenuto ultima speranza strutturale di resistenza dell’edificio.

L’unica alternativa sarebbe voltare pagina. Ma nella saletta da pranzo, dove tutto pare ancora ruotare intorno al tavolo della scena iniziale, le sedie sono rimaste vuote e sopra a tutto si è depositata una polvere spessa, ovattata. Il tempo… Che sapore avrà? La sacralità implicita di quel desco è ribadita dal suo proporsi in forma di elemento centrale di un trittico a sportelli aperti, che gli offre una superficie a specchio in luogo della foglia d’oro ed enfatizza così il circuito chiuso della ricorrente dimensione d’interno. Qui si chiuderebbe con melanconica grazia il discorso, non fosse che, nell’assenza di figure percorsa dallo sguardo, si disegnano parole, come scritte sul vetro con un dito: poche sillabe di un verso (di Yves Bonnefoy), ma decisive… Perché sono parole di poesia, e chi le traccia ha finalmente capito; ora “sa che si può nascere da quelle parole”.

Centro Culturale Aldo Moro
via Traversagna, 4 - Cordenons (PN)
Da lunedi a sabato 16 - 19, chiuso domenica e festivi
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