Mylene Ferrand - Galleria Continua
Cecchini mette in scena un mondo in bilico tra la narrazione biografica e l'artificio. Le opere in mostra indagano la materia, quella fisica e quella metafisica; parlano della natura dei materiali, della natura in senso poetico quanto organico, biologico e molecolare. Leandro Erlich partendo dal presupposto della compenetrazione tra realta' e apparenza, crea luoghi dai margini incerti. Il punto d'osservazione e' continuamente sottoposto a giochi d'inversione (interno/esterno, alto/basso, dentro/fuori) cosi' da creare immagini che innescano nell'osservatore delle sensazioni illusorie. In Transgressions l'estetica di Pascale Marthine Tayou compie nuovamente senza sosta il viaggio di andata e ritorno tra il continente africano e la sua percezione da parte degli altri. Le opere presentate, per la maggior parte inedite o realizzate in situ, creano un percorso lungo il quale l'artista invita all'incontro con personaggi diversi, racconta le loro storie, mette in scena momenti di vita, luoghi, atmosfere, realta' e fantasie.
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LORIS CECCHINI
Dopo Dotsandloops, l’ampia rassegna antologica presentata in Italia dal Centro per l’Arte
Contemporanea Luigi Pecci di Prato e, in Francia, dal MAM Musée d'Art Moderne di Saint-Étienne,
Loris Cecchini espone nel 2009, al Castello di Adhémar e al Castello di Chamarande, due castelli
francesi divenuti oggi due templi dell’arte contemporanea. Durante l’estate 2010 espone negli spazi di
Galleria Continua a San Gimignano.
Nell’esposizione personale che Galleria Continua gli dedica nel 2010 a S.Gimignano, Cecchini lavora
sul concetto di Solidsky (letteralmente Solid solido, Sky cielo). L’artista ci offriva come suggestione
poetica lasciando aperta a un’interpretazione multipla, l’insieme d’immagini di cui attiva la memoria. Lo
stesso cielo solido si ricrea negli spazi di Galleria Continua / Le Moulin. Il significato di questo Cielo
Solido non va cercato tanto nelle strette griglie della stratificazione semantica, quanto piuttosto,
nell’interpretazione di molteplici forme di visualizzazione, che prendono vita nell’antico Mulino, dove
l’artista genera morfologie fluttuanti, grazie alla costruzione di differenti realtà, sospese in una
dimensione solida ed evanescente.
In questa esposizione Loris Cecchini mette in scena un mondo in bilico tra la narrazione biografica e
l’artificio. Le opere che Cecchini presenta in questa mostra indagano la materia, quella fisica e quella
metafisica; parlano della natura dei materiali, della natura in senso poetico quanto organico, biologico e
molecolare. Come spiega l’artista in queste opere “frammenti di natura si alternano all’elaborazione della
materia progettuale, in un continuo riferimento alla natura, alle strutture architettoniche in una sorta di
osmosi espressiva, in cui le materie e i materiali si astraggono per rendersi pura presenza, pura materia
sensibile, rapporto osmotico tecnologia-natura”.
I comportamenti delle onde, le vibrazioni e altri fenomeni fisici sono le suggestioni di base di alcuni
inediti Gaps, calchi in resina che fuoriescono dalle pareti della galleria e che, come variazioni
improvvise della superficie architettonica, creano cortocircuiti visivi. Il tema dell’abitare, dell’architettura
come progettualità spaziale e formale, come contenitore, come luogo si incontra nel nuovo ciclo di
Rainbows Trusses (Le capriate arcobaleno). Si presentano come strutture/sculture capaci di declinare in
forme minimali di paesaggio natura e artificio aprendoci a riflessioni sul concetto di rappresentazione,
di scultura, di livelli di realtà, di trasformazione della materia.
Porzioni di archi, travi e capriate acquistano evanescenza nella trasparenza del plexiglass e
policarbonato, schegge di architettura si smaterializzano nei giochi di luce che attraversano la materia.
All’interno trovano posto elementi naturali -spugne, coralli, forme organiche e morfologiche, nuclei
primitivi che rimandano tanto al mutamento quanto alla riformulazione di memorie private- così come
cespugli, tronchi e rami di edera realizzati da fusioni in bronzo o ottone.
Loris Cecchini è nato a Milano nel 1969. Vive e lavora in Toscana. Fra gli artisti italiani affermati nell’ultimo
decennio è uno dei più apprezzati a livello internazionale. Ha tenuto mostre personali in spazi museali come il
Centro Gallego de Arte Contemporaneo di Santiago de Compostela (2000), la Fondazione Bandera di Busto
Arsizio (2000), il Kunstverein di Heidelberg (2001), la Fondazione Teseco di Pisa (2002), il Museo Casal Solleric
di Palma di Maiorca (2004), Quarter di Firenze (2004), il Palais de Tokyo di Parigi (2004, 2006 e 2007), lo
Shanghai Duolun MoMA (2006), il PS1 di New York (2006), Dotsandloops, Centro per l’arte contemporanea
Luigi Pecci, Prato (2009), Loris Cecchini, Musée d’Art Moderne de Saint-Etienne Métropole, Saint-Etienne
(2010). Ha partecipato a rassegne prestigiose e numerose mostre collettive fra le quali la XIII Quadrienale di
Roma (1999), Video Virtuale - Foto Fictionale al Ludwig Museum di Colonia (1999), Futurama. Arte in Italia 2000
al Centro Pecci di Prato (2000), la Biennale di Taiwan a Taipei (2000), la Biennale di Valencia (2001), la 49°
Biennale di Venezia (2001), Arte all’Arte a Colle Val d'Elsa (2001), Leggerezza al Museo Lenbachhaus Kunstbau
di Monaco (2001), Ouverture al Palais de Tokyo di Parigi (2002), De Gustibus al Palazzo delle Papesse di Siena
(2002), Orizzonti al Forte Belvedere di Firenze (2003), Le opere e i giorni alla Certosa di Padula (2004), Object
versus design al Musée d’Art Moderne de Saint-Etienne Métropole (2004), Spazi atti al PAC di Milano (2004),
Premio per la giovane arte italiana 2004-2005 - Padiglione Venezia alla Biennale di Venezia (2005), la XII Biennale
Internazionale di Scultura di Carrara (2006), la VI Biennale di Shanghai (2006), Artempo a Palazzo Fortuny di
Venezia (2007), The Freak Show al Musée d'Art Contemporain di Lione (2007), la XV Quadriennale di Roma
(2008). Nel 2010 segnaliamo Forward>>Looking, MACRO FUTURE, Roma, Antroposfera, nuove forme della vita,
Palazzo Re Enzo, Bologna, In Context, Goodman Gallery Project Space, Arts on Main, Johannesburg, Living
Rooms, Château de Chamarande, Centre d'Art Contemporain, Chamarande.
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LEANDRO ERLICH
Galleria Continua / Le Moulin è lieta di presentare una serie di opere dell’artista Leandro Erlich inedite
in Francia.
Leandro Erlich è considerato una delle figure di maggior rilievo nel panorama artistico internazionale.
Si impone giovanissimo all’attenzione del pubblico: nel 2001 viene chiamato a Venezia per
rappresentare il suo paese alla 49° edizione della Biennale. Subito dopo, seguono le Biennali di
Istanbul, Shanghai e São Paulo. Nel 2005, Maria de Corral lo invita nuovamente a prendere parte alla
Biennale di Venezia e, l’anno successivo, il MACRO di Roma gli dedica un’ampia mostra.
Spaesamento, ambiguità, sconcerto percettivo, queste sono le sensazioni che suscitano le opere di
Leandro Erlich. L’artista, partendo dal presupposto della compenetrazione tra realtà e apparenza, crea
luoghi dai margini incerti. Il punto d’osservazione è continuamente sottoposto a giochi d’inversione
(interno/esterno, alto/basso, dentro/fuori) così da creare immagini che innescano nell’osservatore delle
sensazioni illusorie. Attraverso questa trasgressione dei limiti, l’artista si interroga sull’assolutezza delle
regole e sulle istituzioni che le convalidano e propone come alternativa la dimensione temporale della
narrazione e il potere immaginifico della creazione artistica.
L’artista utilizza materiali e strumenti diversi che spaziano dalla fotografia alle installazioni ambientali di
respiro scenografico. Più volte nelle sue opere si rintracciano riferimenti cinematografici; Erlich non
nasconde la sua stima per registi come Hitchcock, Polanski, Lynch che, come sostiene, “hanno fatto
uso della quotidianità come scenario per realizzare la finzione ottenuta attraverso il sovvertimento
psicologico degli spazi quotidiani”.
Anche in Changing rooms l’artista simula la costruzione di un ambiente che appartiene al nostro
quotidiano ma, una volta superata la soglia, i confini tra realtà e rappresentazione sembrano
confondersi: il visitatore si trova proiettato in uno spazio illusorio dove i parametri di percezione
risultano alterati e dove il mondo reale si trasforma.
Leandro Erlich espone inoltre un modellino: Elevator (Ascenseur, 2008). I modellini riproducono un
ampio numero di progetti che l’artista realizzerà in Europa nei mesi a venire. Elevator sarà visibile
inoltre in un’esposizione personale che il museo Reina Sofia a Madrid dedicherà a Leandro Erlich.
Leandro Erlich è nato nel 1973 a Buenos Aires, Argentina. Vive e lavora tra Buenos Aires e Parigi.
Esordisce con una mostra collettiva nel 1991 ma la svolta arriva qualche anno più tardi, nel 1999,
quando vince una borsa di studio negli Stati Uniti. L’esperienza a Houston si rivela fondamentale nel
suo percorso artistico, qui realizza Swimming Pool, l’opera che espone in occasione della sua prima
partecipazione alla Biennale di Venezia e che fa parte oggi della collezione permanente del 21st
Century Museum of Contemporary Art di Kanazawa: un cubo ricoperto da un sottile strato si
plexiglas sul quale scorre un velo d’acqua. L’interno della piscina risulta in questo modo percorribile
come se fosse un gigantesco acquario.
Nel 2001 espone presso El Museo del Barrio, di New York e arriva nel 2003 a Barcellona al Centre
d’Art Santa Monica con El Ballet Studio. Nel 2004 partecipa alla Nuit Blanche a Parigi. Nel 2005 è
presentato a Le Grand Café - Centre d’Art Contemporain di Saint Nazaire, in Francia e al Macro di
Roma. Nel 2006 è presente alla Echigo-Tsumari Art Trienal in Giappone.
Numerose le importanti Biennali d’arte contemporanea a cui è stato invitato: I Bienal de Artes Visuais
do Mercosul, Porto Alegre, 1997; Whitney Biennial, New York, 2000; VII Bienal de La Habana, 2001;
49° Biennale di Venezia, 2001; III Shanghai Biennial, 2002; XXVII Bienal Internacional de São Paulo,
2004; 51° Biennale di Venezia, 2005.
Nel 1992 vince la Borsa del Fondo Nacional de las Artes, Buenos Aires; nel 1994 la Borsa Taller de
Barracas, Fundacion Antorchas, Buenos Aires e nel 1998 partecipa al Core Program del Museum of
Fine Arts di Houston in Texas. Nel 2000 grazie al Premio Leonardo, è al Museo Nacional de Bellas
Artes di Buenos Aires; nel 2001 vince il Premio Joan Mitchell Foundation a New York e, nello stesso
anno, l’Unesco Prize alla Biennale di Istanbul. Nel 2002 è a Parigi per la residenza d’artista presso la
Cité Internationale des Arts e nel 2005 vince Artistes-en-résidence a Les Récollets.
Leandro Erlich lo scorso anno ha realizzato inoltre importanti progetti espositivi: Biennale di New
Orleans, USA; PS1 Contemporary Art Center di New York; Museo Reina Sofia di Madrid; sempre nel
2008 la partecipazione alla Biennale di Liverpool e a quella di Singapore.
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PASCALE MARTHINE TAYOU
Transgressions
Galleria Continua / Le Moulin è lieta di ospitare nei suoi spazi espositivi Transgressions, una mostra personale di Pascale
Marthine Tayou.
Jean Apollinaire Tayou nasce in Camerun. A metà degli anni Novanta, cambia nome, lo declina al femminile diventando
Pascal(e) Marthin(e) Tayou. Da questo momento ha inizio un incessante nomadismo artistico, geografico e culturale, che
porta Tayou ad affermarsi come uno dei principali protagonisti del panorama artistico contemporaneo.
Il lavoro di Tayou, così come il suo nome, è volutamente mobile e si sottrae a schemi prestabiliti. Si presenta molteplice,
indomabile, trascinante, profondo, inatteso, proliferante e variopinto, sempre strettamente legato all’idea di viaggio e
d’incontro con l’altro da sé. Quella del viaggiatore per Pascale Marthine Tayou non è solo una condizione di vita, ma una
condizione psicologica in grado di sovvertire i rapporti sociali, gli assetti politici, economici e simbolici del nostro vivere.
L’opera per Tayou nasce in situ ovvero in stretta connessione col qui e ora. Ogni nuovo progetto espositivo è concepito
dall’artista come celebrazione della vita ed esperienza relazionale con il tutto, ovvero con il luogo, le persone, la cultura, la
storia, la materia e gli oggetti che popolano quel mondo. “Un mix tra sale e zucchero”, così l’artista definisce le sue mostre.
“Questa è la vita, siamo felici, poi tristi, viceversa e così ancora. Questa è l’armonia: un po’ di luce, un po’ di buio. Quando
realizzo una mostra cerco sempre di giocare con questa condizione dell’essere umano”.
Questa affermazione prende forma nei più importanti progetti espositivi degli ultimi anni. Da Human Being @ Work, la
grande installazione che presenta nel 2009 alla Biennale di Venezia, un microcosmo pullulante di vita che funziona per
accumulo e profusione, per stratificazione di materia e sovrapposizione di piani e volumi e che racconta la realtà fatta di riti,
di quotidianità, di necessità e di contraddizioni, passando per Matiti Elobi, che realizza al castello di Blandy-les-Tours in
Francia nel 2008, fino ad arrivare alle più recenti personali: Always All Ways. Omnes viae Malmö ducunt (Malmö Konsthall in
Svezia e, dal 24 febbraio al 15 maggio 2011, al MAC di Lione) e Traffic Jam (Lille, Francia, 2010). Due progetti
straordinariamente ricchi e articolati dove nuove e vecchie forme mettono in scena la metamorfosi del mondo, ridefinendo
le problematiche postcoloniali attraverso l’esperienza europea e analizzando le condizioni identitarie e culturali create dalla
mondializzazione.
Rappresentano il leggendario personaggio di un villaggio egiziano le due sculture in bronzo a dimensioni naturali. Le sculture
sono tratte da due piccoli talismani della fertilità accompagnati da questa antica storia: un uomo, fisicamente impossibilitato a
prendere parte ad una lunga battaglia, si trattenne al villaggio insieme a donne e bambini. Al ritorno dalla guerra, gli uomini
constatarono che il numero dei giovani componenti della tribù era, loro malgrado, di molto cresciuto...
La galleria di personaggi prosegue con i paesaggi fotografici che si aggiungono ad altre figure umane realizzate in cristallo, una
serie di maschere punteggia le pareti mentre un luogo rituale, al quale è possibile accedere solo con lo sguardo, ci permette,
per un attimo, di condividere con quel mondo, intimità e segreti.
Tra le opere in mostra, troviamo quelle realizzate per la personale recentemente ospitata dal Goethe Institut di
Johannesburg, in Sud Africa: le scritte al neon che riproducono frasi e annunci di cui l’artista si appropria in uno dei più
frequentati meeting point della città e la serie di cancelli disegnata da Tayou e arricchita di pittoreschi dettagli: immagini,
oggetti della tradizione africana e poi tanti colons, volto scuro e abiti occidentali. Una rappresentazione della modernità
postcoloniale, una realtà in continua trasformazione, intrisa di energia, vitalità ma al contempo complessa e contraddittoria.
La vittoria di Mandela alle elezioni presidenziali del 1994 e la conseguente politica d’inserimento dei neri nei settori
amministrativi e nei servizi pubblici porta alla nascita di una nuova categoria sociale, i Black Diamonds. Questo è anche il
titolo di un nuovo ciclo di opere che l’artista realizza per Transgressions. Si tratta di figure disegnate su una superficie di legno
ricoperta di polvere e tempestata di fori e di colorate e luccicanti lustrini. In questi lavori Tayou riflette sulle molte
problematiche legate all’estrazione e al commercio dei diamanti in molte parti del mondo (in questo caso Angola, Congo,
Cina) e lo fa, come sua consuetudine, partendo dall’uomo e dalla storia del singolo.
Completano la mostra Me as my Mother (2004) e la grande installazione in cui Pascale Marthine Tayou, utilizzando tavoli,
sedie e televisori trovati in loco, ricostruisce la quotidianità di un interno domestico dove il tempo è scandito dai programmi
televisivi che arrivano via cavo.
Pascale Marthine Tayou nasce a Yaoundé, in Camerun, nel 1967. Vive e lavora a Gent.
Attivo dalla metà degli anni Novanta, l’artista ha preso parte a importanti esposizioni e rassegne internazionali a partire da
Documenta 11 (Kassel, 2002) e Münsterland Skulptur Biennale (Münster, 2003), per arrivare alle Biennali di Istanbul (2003),
Lione (2005), Venezia (2005 e 2009), L’Avana (2006).
Numerose le mostre realizzate in importanti musei e prestigiosi spazi espositivi di tutto il mondo (Kunsthalle di Vienna,
Museum of Contemporary Art di Chicago, Grand Palais di Parigi, SFAI di San Francisco, Talpiot Beit Benit Congress Centre
di Gerusalemme, Tate Britain di Londra, Musée d'Art Moderne et Contemporain di Toulouse, Hayward Gallery di Londra).
Tra le mostre personali ricordiamo: MACRO (Roma, 2004), S.M.A.K. (Gent, Belgio, 2004), MART (Herford, Germania,
2005), Milton Keynes Gallery (Milton Keynes, UK, 2007), Château de Blandy-les-Tours, (Blandy Les Tours, Francia 2008),
Benedengalerie Culturcentrum (Kortrijk, Belgio, 2009), International Film Festival (Rotterdam, Olanda, 2010), Malmö
Konsthall (Malmö, Svezia), Gare Saint-Sauveur, lille3000 (Lille, Francia), Goethe Institut Johannesburg (Johannesburg, Sud
Africa) nel 2010 e MAC (Lione, Francia) nel 2011.
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LORIS CECCHINI
Following Dotsandloops, the big anthological exhibition presented in Italy by the Luigi Pecci Centre for
Contemporary Art in Prato in Tuscany and in France by MAM the Museum of Modern Art in Saint-
Etienne, in 2009 Loris Cecchini exhibited at the Château des Adhémar and at the Domaine
Départemental de Chamarande. During the summer of 2010 he exhibited at Galleria Continua in San
Gimignano.
During his last individual exhibition at Galleria Continua in San Gimignano, Cecchini worked on the
concept of Solidsky (literally ‘solid sky’). He offered a set of images as a poetic suggestion, which
activates the memory, leaving it open to multiple interpretations: a solid sky which is once again
proposed here at Le Moulin. The semantic meaning of this solid sky should not be looked for, but
rather the interpretation of numerous forms of envisions. These come alive in the old Le Moulin
building where the artist has created fluctuating morphologies thanks to the construction of different
realities hanging in a dimension which is both solid and evanescent.
In this exhibition Loris Cecchini stages a world which lives in unstable balance between biographical
narration and artifice. Cecchini’s works investigate both physical and metaphysical matter; they are
about the nature of materials, nature in the poetic sense, and as an organic, biological and molecular
element. As the artist explains to us, his works are ‘’fragments of nature which develop like matter
projected in a permanent reference to nature and architectural structures. In this sort of expressive
osmosis, the matter and the materials free themselves to become pure presence and sensitive matter,
to the technology-nature osmotic relationship’’.
Waves, vibrations and other physical phenomena are suggestions which basically create works like
Gaps. These resin casts emerge from the gallery walls in an impromptu way, like variations in the
architectural surface, to create visual short circuits.
The theme of habitat and architecture as a spatial and formal project, as a container and as a place
occurs in the Rainbows Trusses cycle. These works are available as structures/sculptures capable of
presenting nature and artifice as minimal landscape forms. They provide us with material for reflection
about the concept of representation, sculpture, different levels of reality and the transformation of
matter.
The architectural elements become evanescent thanks to the transparency of the Plexiglas. The
brightness vanishes in a play of light which crosses the matter. Inside they find the natural elements,
organic and morphological forms. These heterogeneous elements present themselves like primitive
kernels which are as much a reference to mutation as to the reformulating of private memory, like
here with the bushes, the trunks and ivy branches produced in a fusion of bronze and brass.
Loris Cecchini was born in Milan in 1969. He lives and works in Tuscany. He is one of the established Italian
artists of last decade and one of the most appreciated on an international level. He has held individual
exhibitions in museums like the Centro Gallego de Arte Contemporaneo de Santiago of Compostela (2000),
the Bandera Art Foundation of Busto Arsizio (2000), the Heidelberg Kunstverein (2001), the Teseco
Foundation, Pisa (2002), the Casal Solleric Museum in Palma, Majorca (2004), Quarter of Florence (2004), the
Palais de Tokyo in Paris (2004, 2006 and 2007), the Shanghai Duolun MoMA (2006), the PS1 in New York
(2006), Dotsandloops, Luigi Pecci Centre for Contemporary Art, Prato (2009), Loris Cecchini, Museum of
Modern Art in Saint-Etienne Metropole, Saint-Etienne (2010).
He has taken part in prestigious festivals and in many group exhibitions like the 13th Quadriennale di Roma
(1999), Virtual Video – Fictional Photo at the Ludwig Museum in Cologne (1999), Futurama. Arte in Italy 2000
at the Centro Pecci in Prato (2000), at the Taiwan Biennial in Taipei (2000), at the Valencia Biennial (2001), at
the 49th Venice Biennial (2001), Arte all’Arte at Colle Val d'Elsa (2001), Leggerezza at the Lenbachhaus
Kunstbau Museum in Monaco (2001), Opening of the Palais de Tokyo in Paris (2002), De Gustibus at the
Palazzo delle Papesse in Siena (2002), Orizzonti at the Forte Belvedere in Florence (2003), Le opere e i giorni
at the Certosa di Padula (2004), Object versus design at the Museum of Modern Art in Saint-Etienne
Metropole (2004), Spazi atti at PAC in Milan (2004), Premio per la giovane arte italiana 2004-2005 – Venice
Pavillion at the Venice Biennial (2005), the 12th International Sculpture Biennial of Carrare (2006), the 6th
Shanghai Biennial (2006), Artempo in the Palazzo Fortuny in Venice (2007), The Freak Show at the Museum of
Contemporary Art of Lyon (2007), at the 15th Quadriennale de Rome (2008). Château des Adhémar Art
Centre, In 2010 Forward>>Looking, MACRO FUTURE, Rome, Antroposfera, nuove forme della vita, Palazzo
Re Enzo, Bologna, In Context, Goodman Gallery Project Space, Arts on Main, Johannesburg, Living Rooms,
Château de Chamarande, Centre for Contemporary Art, Chamarande (2009), Solidsky Galleria Continua, San
Gimignano (2010).
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LEANDRO ERLICH
Galleria Continua / Le Moulin is pleased to announce the new exhibition of Leandro Erlich in France.
Erlich is regarded as a prominent figure on the international art scene. He came to the attention of
the art-going public when he was very young: in 2001 he was invited to represent his country in the
49th Venice Biennale. Soon afterwards he contributed to the Biennials of Istanbul, Shanghai and São
Paulo. In 2005, Maria de Corral once again invited him to show at the Venice Biennale, and the
following year he had a large-scale exhibition at the MACRO in Rome.
Disorientation, ambiguity, perceptual bewilderment – these are some of the sensations aroused by
the works of Leandro Erlich. Starting from the presupposition that reality and appearance blend in
with each other, the artist creates places with uncertain boundaries. The point of observation is
continually subject to inversion (interior/exterior, high/low, inside/outside), resulting in images that
trigger illusory sensations in the viewer. Through this transgression of limits, the artist dwells on the
absoluteness of rules and the institutions that reinforce them, and proposes as an alternative the
temporal dimension of narrative and the imaginative power of artistic creation.
The artist uses materials and tools that range from photography to scenographic environmental
installations. References to the world of film can also frequently be detected in his work; Erlich makes
no secret of his admiration for directors like Hitchcock, Polanski and Lynch, who, he argues, “have
used the everyday as a scenario for creating a fictional world obtained through the psychological
subversion of everyday spaces”.
In Changing Rooms the artist also simulates the construction of an environment that is a familiar part of
our everyday lives. But after crossing the threshold, the boundaries between reality and representation
seem to become blurred, and the viewer finds him or herself projected into an illusory space where
the parameters of perception have altered and the real world is transformed.
Erlich is showing one maquette aswell: Elevator (2008). The model reproduce to scale an important
project the artist is due to realize in Europe in the coming months. Elevator will go on display in a solo
exhibition at the Museo Reina Sofia in Madrid.
Leandro Erlich was born in Buenos Aires, Argentina, in 1973, and divides his time between Buenos
Aires and Paris. He made his artistic debut with a contribution to a collective show in 1991, but the
breakthrough came some years later, in 1999, when he won a grant to continue his training in the
United States. His experience in Houston proved fundamental for his development as an artist; in fact,
while he was there he produced Swimming Pool, which he showed the first time he participated in the
Venice Biennale and which is now part of the permanent collection of the 21st Century Museum of
Contemporary Art in Kanazawa. It comprises a cube covered with a thin layer of Plexiglas over which
there flows a film of water. The inside of the pool can thus be walked over as if it were a giant
aquarium.
In 2001 he showed at the El Museo del Barrio in New York and in 2003 he went to the Centre d’Art
Santa Monica in Barcelona with El Ballet Studio. In 2004 he took part in the Nuit Blanche in Paris. In
2005 he showed at Le Grand Café - Centre d’Art Contemporain in Saint Nazaire, France and at the
MACRO in Rome. In 2006 he contributed to the Echigo-Tsumari Art Trienal in Japan.
He has been invited to many important contemporary art biennials, including: I Bienal de Artes Visuais
do Mercosul, Porto Alegre, 1997; Whitney Biennial, New York, 2000; VII Bienal de La Habana, 2001;
49th Venice Biennale, 2001; III Shanghai Biennial, 2002; XXVII Bienal Internacional de São Paulo, 2004;
51st Venice Biennale, 2005.
In 1992 Leandro Erlich won a grant from the Fondo Nacional de las Artes, Buenos Aires; and in 1994
the Borsa Taller de Barracas, Fundacion Antorchas, Buenos Aires. In 1998 he attended the Core
Program at the Museum of Fine Arts in Houston, Texas. In 2000, having won the Premio Leonardo,
he was at the Museo Nacional de Bellas Artes in Buenos Aires; in 2001 he won an award from the
Joan Mitchell Foundation in New York and, in the same year, the UNESCO Prize at the Istanbul
Biennial. In 2002 he did an artist’s residency at the Cité Internationale des Arts in Paris and in 2005 he
was awarded an Artiste en résidence at Les Récollets.
A number of important exhibition projects wre scheduled for 2008 at the Biennial of New Orleans,
USA; the PS1 Contemporary Art Center in New York and the Museo Reina Sofia in Madrid. Recently,
Leandro Erlich participated at the Biennials of Liverpool and Singapore.
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PASCALE MARTHINE TAYOU
Transgressions
Galleria Continua / Le Moulin is pleased to present a solo exhibition by Pascale Marthine Tayou.
Jean Apollinaire Tayou was born in Cameroon. In the middle of the 1990s he changed his name, declining it in the feminine
form to become Pascal(e) Marthin(e) Tayou. This marked the beginning of an unceasing artistic, geographic and cultural
nomadism that has brought Tayou to prominence on the contemporary art scene.
Tayou’s work, like his name, is deliberately fluid and eludes pre-established schemes. Multiple, ungovernable, gripping,
profound, unexpected, proliferating and varied, it is always linked to the idea of travel and the encounter with what is other
to self. Being a traveller is not just a condition of life for Tayou, but also a psychological condition capable of subverting social
relations and the political, economic and symbolic structures of our lives.
Tayou’s work is conceived in situ, in close association with the here and now. Every new exhibition project is viewed by the
artist as a celebration of life and as a relational experience with everything, that is, with place, people, culture, history, and
the materials and objects that populate that world. “A mix between salt and sugar”, is how the artist defines his shows. “This
is life. We are happy then sad, and vice versa, and so it goes on. This is harmony: a little light, a little darkness. When I create
a show I always try to play with this condition of the human being.”
This perspective is embodied in the artist’s most important exhibition projects in recent years. It can be seen in Human Being
@ Work, the large installation presented at the Venice Biennale in 2009, a microcosm teeming with life that functions by way
of accumulation and profusion, the stratification of matter and the superimposition of planes and volumes, and which
recounts a reality consisting of rituals and the everyday, necessities and contradictions. Then there is Matiti Elobi, realized at
the castle of Blandy-les-Tours in France in 2008. And finally there are his most recent solo shows, Always All Ways. Omnes
viae Malmö ducunt (Malmö Konsthall in Sweden, and, from 24 February to 15 May 2011 at the MAC in Lyon) and Traffic Jam
(Lille, France, 2010), two extraordinarily rich and complex projects where old and new forms enact the metamorphosis of
the world, redefining postcolonial issues through the European experience and analysing the identity and cultural conditions
created by globalization.
In Transgressions Pascale Marthine Tayou’s aesthetics once again embarks on a ceaseless return journey between the African
continent and its perception by others. The works, for the most part new or realized in situ, form a path along which the
artist invites us to meet various different characters, telling their stories and staging moments of life, places, atmospheres,
realities and fantasies.
The two life-size bronze sculptures represent a legendary figure of an Egyptian village. The sculptures are based on two small
fertility talismans, and are accompanied by this ancient tale: a man who is physically incapable of taking part in a long battle
stays at the village together with the women and children. When they return from the war, the menfolk realize that the
number of young people in the tribe had greatly increased in their absence.
The gallery of characters continues here, photographic landscapes form a background for other human figures made from
crystal, a series of masks dot the walls, and a long ritual, to which one can only gain access through the gaze, permits us, for
an instant, to share the intimacy and secrets of that world. For a solo exhibition held recently at the Goethe Institut in
Johannesburg, South Africa, the artist produced the neon writings that spell out phrases and announcements appropriated
by Tayou in one of the busiest meeting points of the city, and the series of gates, drawn by Tayou and enriched with a series
of details: images and objects that are part of African tradition, and lots of colons, dark faces and Western clothes – a
representation of postcolonial modernity, a reality that is undergoing constant transformation, infused with energy and vitality
but also complex and contradictory.
Mandela’s victory in the presidential elections in 1994, and the consequent policy of recruiting blacks into the administrative
and public service sectors led to the birth of a new social category, the Black Diamonds. This is also the title of a new cycle
of works the artist has produced for Transgressions. It consists of figures drawn on a wooden, dust-covered surface battered
with holes and covered with masses of colourful, glistening sequins. In these works Tayou reflects on the many problematic
issues relating to the extraction and trade in diamonds in many parts of the world (in this case, Angola, Congo, China). And
he does so, as is his custom, starting from human beings and the history of the individual.
With Me as my Mother (2004) and a large-scale installation in the stalls area. Here, using tables, chairs and televisions found
locally, Pascale Marthine Tayou reconstructs the daily life of a domestic interior, where the rhythm of life is marked by cable
television programmes.
Pascale Marthine Tayou was born in Yaoundé (Cameroon), in 1967. He lives in Ghent.
Active since the middle of the 1990s, the artist has taken part in a number of important international exhibitions and events,
ranging from Documenta 11 (Kassel, 2002) and the Münsterland Skulptur Biennale (Münster, 2003) through to the biennials
of Istanbul (2003), Lyons (2005), Venice (2005 and 2009) and Havana (2006).
Tayou has shown his work extensively in important museums and exhibition spaces around the world, including the
Kunsthalle of Vienna, the Museum of Contemporary Art in Chicago, the Grand Palais in Paris, the SFAI in San Francisco, the
Talpiot Beit Benit Congress Centre of Jerusalem, Tate Britain in London, the Musée d'Art Moderne et Contemporain in
Toulouse and the Hayward Gallery in London. He has had solo exhibitions at: MACRO (Rome, 2004), S.M.A.K. (Gent,
Belgium, 2004), MART (Herford, Germany, 2005), Milton Keynes Gallery (Milton Keynes, UK, 2007), Château de Blandy-
les-Tours (Blandy-les-Tours, France 2008), Benedengalerie Culturcentrum (Kortrijk, Belgium, 2009), International Film Festival
(Rotterdam, Holland, 2010), Malmö Konsthall (Malmö, Sweden), Gare Saint-Sauveur, lille3000 (Lille, France), Goethe Institut
Johannesburg (Johannesburg, South Africa) in 2010 and the MAC (Lyons, France) in 2011.
Image: Loris Cecchini - Gaps (airborne)
2010, resina poliestere, pittura, 150 x 150 x 5 cm 14 / 53
Opening Saturday, the 14th of May, 2011
at the Moulin, from midday to 3 pm
GALLERIACONTINUA / Le Moulin
46 rue de la Ferté Gaucher 77169 Boissy-le-Châtel, France
Open from Friday to Sunday, from midday to 7 pm and by appointment
free entry