Dopo Erbanno di Darfo e Milano, l'artista porta a Brescia la sua gabbia-installazione che accoglie un grande dipinto dell'Ultima Cena assieme a tavole delle offerte e oggetti di "pena e fatica, di quotidiana Via Crucis degli umili e dei reietti".
Una Gabbia-installazione che accoglie un grande dipinto dell'Ultima Cena assieme a
tavole delle offerte e oggetti di pena e fatica, di quotidiana Via Crucis degli umili e dei
reietti, viene collocata da giovedì 26 maggio da Franca Ghitti al Museo Diocesano di
Brescia (via Gasparo da Salò 13), in un nuovo allestimento dopo quelli nella Chiesa di
San Gottardo a Erbanno di Darfo e nell'Antico Oratorio della Passione al complesso
della Basilica di Sant'Ambrogio a Milano. Nell'Ultima Cena le figure degli Apostoli
stanno rinserrate al Cristo, in una tessitura pulsante, come avvinte alla Provvidenza,
nella speranza di riscatto.
La gabbia grafica che le stringe in una comunanza di destino s'allarga in un segno
denso, assomiglia al cernecchio di piombo che fissa i frammenti delle vetrate.
Franca Ghitti evoca spesso per la sua ricerca “un mio romanico minore” alludendo al
suo farsi partecipe di un'arte corale e popolare, nella reinvenzione di materiali vissuti,
lavorati tramite un “segno ordinatore” che scandisce il tempo lungo della storia sociale:
le sagome ridotte all'osso dell'Ultima Cena stanno come presenze remote scese dalle
pareti delle cattedrali. Un mondo scabro, rude, di umanità di popolo messa a nudo,
rovesciata su una ribalta esemplare, come emblematica galleria di una condizione
umana strappata con aspro amore al tragico creaturale.
Lo sguardo passa dall'Ultima Cena dipinta alla tavola delle offerte posta ai suoi piedi,
evocata attraverso un'imbandigione di “coppelle” o tazze di siviera (nelle antiche fucine
servivano per versare il metallo fuso nelle forme). E sulla rete-gabbia di maglia metallica
da cantiere s'inerpicano “accidenti”, allusivi del sacrificio cruento, ma più in generale,
nella loro ritmica, segnali d'una millenaria iterazione di una fatica, di un dolore, di una
speranza. La Gabbia-installazione è mensa e altare rituale, luogo del consumarsi del
sacrificio, della morte e della rinascita. Nel chiostro e nella sala del Museo, altri oggetti
e “paramenti” irti di chiodi e intessuti di scritture delle ferite e dei dolori dell'esistenza
completano l'installazione.
Sui segni della cultura materiale viene instaurata una ritualità di purificazione esistenziale
per l'uomo contemporaneo, chiamato a ritrovare il senso profondo della comunità.
Segno su segno, chiodo su chiodo, tazza su tazza, Franca Ghitti scandisce una
Passio come attraversamento d'una memoria antropologica volutamente periferica
ed essenziale. (f. l.)
Opening Giovedì 26 maggio ore 18. Intervengono Sandro Boccardi, Cecilia de Carli, Giuseppe Fusari, Fausto Lorenzi. Nell’occasione verrà presentato il volume 'Ghitti la grammatica dei chiodi_ the grammar of nails' (Harrys gallery works of art)
Museo Diocesano
via Gasparo da Salò, 13 - Brescia
10,00 - 12,00 15,00 - 18,00
chiuso il mercoledì