91mQ art project space
Berlin
Landsberger Allee 54
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WEB
WO_MEN (points of views)
dal 12/6/2011 al 1/7/2011

Segnalato da

Francesca Referza



 
calendario eventi  :: 




12/6/2011

WO_MEN (points of views)

91mQ art project space, Berlin

Nel 1936 Clare Boothe Luce scrisse una commedia dal titolo 'The women' che raccontava la vita di alcune donne di New York alla fine degli anni '30. Prendendo spunto dalla pieces teatrale e dal film, la mostra si pone come una riflessione trans generazionale sull'identita' al femminile. Divisa in due parti, presenta nella prima tranche le opere di Elena Arzuffi, Giulia Caira, Mariana Ferratto, Silvia Giambrone.


comunicato stampa

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a cura di Francesca Referza

Elena Arzuffi
Elena Bellantoni
Giulia Caira
Monica Carocci
Loredana Di Lillo
Mariana Ferratto
Silvia Giambrone
Valentina Vetturi

WO_MEN (punti di vista) è una mostra pensata e sviluppata in due appuntamenti successivi (giugno/luglio 2011), in collaborazione con lo spazio non profit 91mq di Berlino. Otto le artiste in mostra: Elena Arzuffi (Milano, 1964), Elena Bellantoni (Cosenza, 1977), Giulia Caira (Cosenza, 1971), Monica Carocci (Roma, 1966), Loredana Di Lillo (Gioia del Colle, Bari, 1979), Mariana Ferratto (Roma, 1979), Silvia Giambrone (Agrigento, 1981), Valentina Vetturi (Reggio Calabria, 1979). Nel 1936 Clare Boothe Luce scrisse una commedia teatrale molto divertente dal titolo The women che raccontava la vita di alcune donne di New York alla fine degli anni Trenta. La pieces teatrale descrive le disavventure che otto donne incontrano nella vita quotidiana: vestiti, chiacchiere, uomini, denaro e potere. The women parla delle donne analizzando il lato più istintivo del cosiddetto ‘sesso debole’. A partire dalla commedia del 1936, tre anni dopo è stato realizzato il film The Women, diretto da George Cukor, con un cast interamente al femminile.

Prendendo spunto dalla pieces teatrale e dal film, la mostra pensata per lo spazio di 91mq intende porsi come una riflessione trans generazionale sull’identità al femminile e sulla sua proiezione verso l’esterno attraverso le opere. Il titolo The woman intende sottolineare una precisa scelta delle artiste in mostra (in inglese, l'articolo determinativo ha un valore molto più forte che in italiano e suona come Quelle donne, cioè proprio loro e non altre). Dunque da un lato la scelta è avvenuta a partire da una personale conoscenza caratteriale delle artiste, dall’altro da una ricorrenza, nel lavoro di ciascuna di loro, del confronto con l’altro/gli altri, sia in modo diretto (attraverso l’uso del proprio corpo nei video o nelle performance o del corpo di una identità femminile, come performer) che indiretto, con lavori che, attraverso precise scelte operative tradiscono una identità, comunicano una posizione, sono una dichiarazione. Esprimono un punto di vista.

Pensavo – ha scritto Elena Bellantoni, artista e cofondatrice di 91mq, a proposito del progetto della mostra – che è molto tempo che delle artiste donne non si ritrovano insieme per confrontarsi. Sarebbe interessante poter fare proprio questo. Organizzare una talk aperta, presentando ciascuna le ragioni del proprio lavoro. Le due mostre sarebbero in tal modo l’occasione di uno scambio e di un confronto tra tutte noi. Come wo_man sento la necessità di un dialogo, oltre che di un’occasione di mostra. Prima le donne si riunivano davanti al focolare domestico, poi in piazza.. e ora?

Dunque se determinazione e lavoro, prerogative solitamente declinate al maschile, accomunano le otto artiste di wo_men, la riflessione oggetto del confronto dialogico instaurato dalle artiste, a partire dai lavori in mostra, è se, col passare del tempo, il cambiamento delle condizioni ‘ambientali’ e della percezione della propria identità, abbia determinato, di conseguenza, anche un diverso modo di proiettare all’esterno il proprio punto di vista. I lavori in mostra sono dunque la registrazione, attraverso tre generazioni, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, di diversi punti di vista.

Le artiste in mostra appartengono ad aree geografiche diverse per provenienza e per formazione e appunto il confronto diretto, attraverso un solo lavoro, dei diversi modi di affrontare il proprio vissuto personale, sono il tema vero della mostra. Uno sguardo sui cambiamenti della percezione del proprio ruolo in una società fortemente connotata come quella italiana attraverso il lavoro di otto donne la cui ricerca spazia dalla fotografia al video, dalla installazione alla video animazione.

Per il primo appuntamento di WO_MEN (punti di vista) ho realizzato un nuovo lavoro ‐ ha dichiarato Elena Arzuffi ‐ pensando all’animo umano ed alle sue emozioni. Sento delle nuove necessità espressive nel mio lavoro. Mi sento in forte evoluzione emotiva. Ho scelto il libro di David Grossman Che tu sia per me il coltello (1999) che descrive una comunicazione epistolare fra due persone in cui non si trascura di accarezzare infinite sfumature, solo immaginate, nella conoscenza fra un uomo e una donna.

I lavori sono disegni fatti su pagine strappate dal libro e sulle pagine, a volte, vengono evidenziate delle parole. Penso di preparare trenta pagine. Ognuna misura cm 12,5 x 20. Uncertain border (2005) di Giulia Caira è un video senza audio in cui su due schermi compare il corpo di una donna di spalle progressivamente vestito e svestito, molto lentamente, da una figura maschile. L’ambiguità dell’atto performativo, sottolineata metaforicamente dal titolo, è accentuata dal loop di un rituale che da sacro (burka) diventa profano (nudità e vestiti contemporanei) e viceversa. Realizzato per il Pera Palace Museum di Istambul, Uncertain border attraverso una riflessione sul costume dell’Impero Ottomano, parla dell’identità femminile in una geografia sociopolitica a metà tra Oriente ed Occidente. Istanbul – aveva scritto Olga Gambari a proposito del video ‐ con la sua connotazione di confine tra due mondi, Asia e Europa, ma anche Islam e Occidente, diventa un simbolo perfetto della realtà femminile contemporanea.

Ciao è l’ultimo progetto elaborato, sviluppato e realizzato da Mariana Ferratto a Parigi nel corso del periodo di residenza dell'artista presso la Cité Internationale des Arts. Nel video una donna scende da un treno e si dirige verso un uomo che l’attende. Camminano uno in direzione dell’altra, sorridendo, finché si abbracciano felici. Una serie di inquadrature sui dettagli delle mani, delle braccia che stringono il corpo dell'altro, dei volti carichi di emozioni ci accompagnano nel breve tragitto lungo il quale le espressioni cominciano a modificarsi, i movimenti denunciano un disagio crescente, finché gioia e felicità si tramutano in serietà e tristezza. L'uomo e la donna cominciano dunque a separarsi, riprendendo ognuno la direzione da cui erano venuti. Risalita sul treno, poco dopo la donna ne scende di nuovo e la scena ricomincia daccapo. Il video, in bianco e nero, non racconta una storia, ma vuole descrivere una condizione emotiva reale e concreta, quella di chi, sradicato dalle sue origini, conduce una vita da esule, costretto a continui ed immediati distacchi ogni volta che, fisicamente o anche solo spiritualmente, riesce per pochi istanti a riallacciare i contatti con i suoi affetti, con la sua famiglia d'origine, con la sua patria abbandonata. Nel video, realizzato con sapienza cinematografica nella cura dei dettagli, è forte l’elemento autobiografico, essendo l'artista nata in Italia da genitori argentini.

Noi siamo il passato oscuro del mondo, 2010 di Silvia Giambrone. Forse per affrontare il problema della ‘soggetto’ oggi non c'è bisogno di ricorrere all'ideale del futuro come portatore di verità. E forse neppure ad una idea metafisica di verità. Forse è necessario solo guardarsi indietro ed intorno in quelle parti di storia ancora vivaci e fino ad ora invisibili.

Si tratta di una frase quasi impercettibile all’occhio perché scritta, bianco su bianco, con lettere adesive su muro. Questa frase di Carla Lonzi, tratta dal libro Sputiamo su Hegel – spiega Silvia Giambrone ‐ sottolinea l'importanza del cercare la possibilità di un soggetto, non in una proiezione futura (mito del progresso portatore di verità, tipicamente di stampo patriarcale), ma proprio nelle sacche oscure del passato, in quello che nella dialettica si è perso, gli scarti del dualismo.

WO_MEN 1 Elena Arzuffi, Giulia Caira, Mariana Ferratto, Silvia Giambrone
exhibition dates: June 13th – July 2nd 2011

WO_MEN 2 Elena Bellantoni, Monica Carocci, Loredana Di Lillo, Valentina Vetturi
exhibition dates: September 17th – October 8th 2011

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WO_MEN (points of view)
a project curated by Francesca Referza

WO_MEN points of view is an exhibition conceived and developed in two appointments (June / September 2011), in collaboration with the no profit space 91mQ Berlin. Eight artists in the exhibition: Arzuffi Elena (Milan, 1964), Elena Bellantoni (Vibo Valentia, 1975), Giulia Caira (Cosenza, 1971), Monica Carocci (Rome, 1966), Loredana Di Lillo (Gioia del Colle, Bari, 1979 ), Mariana Ferratto (Rome, 1979), Silvia Giambrone (Agrigento, 1981), Valentina Vetturi (Reggio Calabria, 1979).

In 1936 Clare Boothe Luce wrote a very funny comedy drama called The women a novel about the life of some women in New York in the late thirties. The piece describes the misadventures of eight women in everyday life: clothes, gossip, men, money and power. The women talk about women by analyzing the instinctive side of the so‐called 'weaker sex'. From the comedy of 1936, three years later was made the film The Women, directed by George Cukor, with an entirely female cast.

Inspired by the film and theatre pieces, the exhibition ‐ designed for 91mQ project space ‐ wants to become a trans‐ generational reflection on female identity through the art works. The title The woman wants to emphasize a specific choice of artists in the exhibition. On one hand the choice was made from a private knowledge of the personality of the artists on the other by a recurrence in the work of each of them, the comparison with the other / others, either directly (through the use of the body in a video or a performance) and indirect, with works that, through specific operational choices betray an identity, communicate a position, have a statement, express a point of view. I thought ‐ Elena Bellantoni wrote, artist and co‐founder of 91mQ, about the project of the exhibition ‐ that it’s too long time that artists’ women do not come together to confront themselves. It would be interesting to do just that. To organize an open talk, each one presenting the reasons for their work. The two exhibitions are an opportunity of an exchange between all of us. As wo_man I feel the need to have a dialogue, rather then the chance to realize a show. Before the women gathered in front of the domestic heart, then on the streets.. Now where?

So if work and determination, are usually declined as masculine prerogatives, here they developed into the link between the eight artists wo_men, by reflecting the dialogue established by the artists, starting from the works on display. The works shown are therefore the registration, through three generations, from the sixties to the eighties, of different points of view. The artists in the exhibition belong to different geographic origins, a single work and the different ways of dealing with their personal experiences, are the real theme of the exhibition. A gaze on the changes of the women’s role in the Italian society through the work of eight artist whose research ranges from photography to video, from installation to video animation.

For the first appointment of wo_men I created a new work ‐ said Elena Arzuffi ‐ thinking about the human soul and its emotions. I feel the need for new expression in my work. I feel a strong emotional evolution at the moment. I chose the book by David Grossman Be my knife (1999) that describes an epistolary communication between two people rich of infinite nuances to underline the relationship between a man and a woman. The works presented are drawings on pages torn from the book, sometimes the words are highlighted. I think to prepare thirty pages. Each measures 12.5 x 20 cm.

Uncertain border (2005) by Giulia Caira is a video without audio on two screens where you see the body of a woman dressed and undressed gradually, very slowly, by a male figure. The ambiguity of the performance, metaphorically emphasized by the title, is accentuated by the loop of a sacred ritual that (Burqa) becomes profane (nudity and contemporary clothes) and the other way round. Made for the Pera Palace Museum in Istanbul, Uncertain border through a reflection on the period costume of the Ottoman Empire, speaks about the female identity in a social and political geography in the middle East and West. Istanbul ‐ Olga Gambari had written about the video ‐ with its connotation of border between two worlds, Europe and Asia, but also Islam and the West, becomes a perfect symbol of feminine reality today.

Ciao is the latest project developed by Mariana Ferratto in Paris during the period of the artist residency at the Cité Internationale des Arts. In the video, a woman gets off a train and she walks in the direction of a man waiting for her, smiling, happy as long as they embrace. The video, in black and white, does not tell a story, but wants to describe an emotional condition real and concrete, that one of those who, uprooted from their origins, leads a life in exile, whenever physically or even spiritually, can for a few moments to re‐establish communication with their affections, with their family of origin. In the video there is a strong autobiographical element, the artist was born in Italy but her family roots’ belongs to Argentina.

Noi siamo il passato oscuro del mondo, 2010 by Silvia Giambrone. Perhaps to address the problem of the 'subject' today there is no need to resort to the ideal of the future as a bearer of truth. And maybe even a metaphysical idea of the truth. Perhaps we need only to look back and around in those parts of history still vivid, and so far unseen. It is a phrase almost invisible to the eye because written in white on white, adhesive letters on the wall. This phrase of Carla Lonzi, from the book Sputiamo su Hegel ‐ explains Silvia Giambrone ‐ underlines the importance of seeking for a ‘subject’, not a future projection (the myth of progress bearer of truth, typically patriarchal), but in the dark pockets of the past, in what has been lost in the dialectic, the differences of dualism.

WO_MEN 1 Elena Arzuffi, Giulia Caira, Mariana Ferratto, Silvia Giambrone
exhibition dates: June 13th – July 2nd 2011

WO_MEN 2 Elena Bellantoni, Monica Carocci, Loredana Di Lillo, Valentina Vetturi
exhibition dates: September 17th – October 8th 2011

Opening: June 13th, 2011, h19

91mQ art project space
Landsberger Allee, Berlin

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