Thickness. Immagini di quadri dipinti facilmente riconoscibili come opere d'arte di un passato piu' o meno lontano, vengono decontestualizzate e fatte rivivere in chiave contemporanea.
A cura di Laura Iasiello
Spessore, è così che riassumerei i lavori degli artisti Dario Costa e Alessandro Gioiello,
spessore dato non solo dai materiali applicati su tela o su legno, ma anche dalla storia
dell'opera: immagini di quadri dipinti facilmente riconoscibili come opere d'arte di un
passato più o meno lontano, vengono decontestualizzate e fatte rivivere in chiave
contemporanea.
Entrambi gli artisti fanno parte di una generazione per la quale la creazione artistica è
frutto di una post-produzione: la rielaborazione in forme nuove e con nuovi significati di
iconografie già note e diffuse.
Privando immagini, un tempo pittoriche, del loro ''spessore'' dipinto, entrambi gli artisti
forniscono alle proprie opere un altro tipo di ''spessore'', in parte metaforico, in parte
materiale.
Alessandro Gioiello utilizza lana colorata polverizzata su superfici di velcro applicato su
tela; una tecnica che gli consente di realizzare copie perfette di quadri celebri del passato.
Lo spessore della lana sembra rendere visibile il tempo trascorso tra la prima invenzione
dell'immagine e il momento in cui Gioiello l'ha riscoperta. Un tempo che si materializza in
uno strato di ''polvere'' che è ormai divenuto parte integrante dell'opera, così come quelle
vegetazioni che divengono parte integrante delle immagini che abbiamo nella mente
delle rovine di civiltà passate. Il suo ultimo lavoro Vesuvius in Eruption, with a View over
the Islands in the Bay of Naples (circa 1776-80)”. 2011 è in grado di rimaterializzare il
tempo trascorso tra un istante di più di 200 anni fa - in cui una catastrofe ha trasformato
e in un certo senso plasmato il paesaggio del golfo - e i nostri giorni, in cui gli effetti di
quel cataclisma, divenuti ormai dura pietra, sembrano essere dimenticati. Gioiello ha in
sostanza ideato una tecnica in grado di rendere materia visibile il tempo.
Dario Costa riutilizza ciò che noi gettiamo via: in questa esposizione residui di gomma da
cancellare o tappi di bottiglia.
Quale immagine si nasconde nei fondi del caffè?
Quali figure si materializzano negli stati gassosi delle nuvole?
È possibile riconoscere un'immagine familiare nel caos visivo?
Costa suggerisce all'osservatore di guardare le sue opere da due ''distanze''diverse:
una distanza ravvicinata, in cui il materiale si manifesta in tutta la sua crudezza (una
grande distesa di tappi colorati); e una distanza ''lontana'', nella quale la materia diventa
rappresentazione di altro.
L'allontanamento dal quadro assomiglia all'azione che compiamo quando non riuscendo
a risolvere un problema ce ne allontaniamo per cercarne la soluzione, allora ecco che
appare un opera di Seurat o di Pelizza, grandi autori nascosti sotto l'accumulo di materiali
di scarto.
Cosi come i residui di gomma da cancellare, dal risultato di un'azione che facciamo per
eliminare i nostri errori, la materia recuperata, i filamenti di gomma reimpastati con il
colore, divengono a loro volta opere! Come nell'autoritratto di Van Gogh.Self-portrait II,
2010.
la lettura finale è un’ironica riflessione sul rapporto tra artista e spettatori in un
mondo dominato dall’immagine e dal mercato.
Inaugurazione 22 giugno ore 19-22
Nothing Else Contemporary Art
via Alabardieri, 17 - Napoli
Orario: 17-19.30
Ingresso libero