Associazione culturale Marcovaldo
In mostra editti regi, ordinanze municipali, manoscritti, libri e giornali d'epoca, tabelle, manifesti e fotografie provenienti da collezioni private. Un patrimonio inedito distribuito in 7 sezioni sui 3 piani dell'Ala Est appena restaurata.
a cura di Elma Schena e Adriano Ravera
Sabato 25 giugno alle ore 17, presso il Castello del Roccolo di Busca, avrà luogo l’inaugurazione della mostra, a cura di Elma Schena e Adriano Ravera, “A tavola nel Risorgimento”, organizzata dall’associazione culturale Marcovaldo con la collaborazione della Fondazione Artea, con il sostegno della Regione Piemonte ed il contributo della Fondazione Crt. In occasione dell’inaugurazione della mostra saranno presentati anche i lavori di restauro dell’ala Est del Castello Del Roccolo, realizzati dall’associazione culturale Marcovaldo con il contributo della Regione Piemonte e dal Ministero per i Beni e le Attività culturali - Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Torino, Asti, Cuneo, Biella e Vercelli. Per maggiori informazioni telefonare al numero verde 800 329 329 o visitare il sito Internet www.marcovaldo.it.
La mostra prende spunto e, per così dire, completa il progetto contenuto nell’omonimo libro, i cui autori sono anche i curatori dell’evento espositivo e del catalogo, dato alle stampe dal medesimo editore. Tutto il materiale esposto (editti regi, ordinanze municipali, manoscritti, libri e giornali d’epoca, tabelle annonarie, manifesti pubblicitari, fotografie, etc.) appartiene a collezioni private: grandi famiglie della nobiltà piemontese, ditte centenarie, collezionisti, società operaie, etc. Un patrimonio incredibile e inedito, venuto alla luce in occasione del 150° dell’Unità d’Italia, ben distribuito in 7 sezioni sui 3 piani dell’Ala Est appena restaurata.
“Il filo conduttore – spiegano Elma Schena e Adriano Ravera - sono i menu dove si rispecchia il territorio, la sua economia, le ragioni profonde che stanno dietro l’agire dell’uomo. Si passa così da una tavola intesa come intreccio di alleanze, in cui predomina il profumo del caffè, ad una tavola solidale, in cui a farla da padrone sono la pasta e i maccheroni; da una tavola come innovazione, caratterizzata dal simbolo universale del pane, ad una tavola come contaminazione, dedicata all’Unità vera e propria; da una tavola caratterizzata dalla cucina di monsu Travet e ben rappresentata dal cacao, alla tavola specchio della società popolare e contadina, che si riflette nel profumo delle erbe; per finire con la tavola simboleggiata dal riso, augurio di prosperità per l’Italia di fine ‘800”.
“Il riuso funzionale di un edificio di interesse storico come il Castello del Roccolo - spiega l’architetto che ha seguito i lavori di restauro, Alessandro Mellano -, oltre ad essere condizione indispensabile per la sua conservazione nel tempo, ne ha permesso anche la principale destinazione d’uso espositiva. All’interno dei tre piani dell’Ala Est, infatti, sono stati creati ambienti caratterizzati da strutture nuove chiaramente riconoscibili, con l’utilizzo in chiave moderna di materiali tradizionali quali il ferro e il legno. In tutti i locali, inoltre, sono state adottate soluzioni architettoniche mirate alla creazione di spazi altamente funzionali, dotati di impianti tecnologici d’avanguardia”.
“Sono particolarmente grato - aggiunge Fabrizio Pellegrino, presidente di Marcovaldo - alla dottoressa Elena Frugoni, funzionario della Soprintendenza per i Beni Architettonici, per la disponibilità e l’impegno profusi nell’intervento curato dal Ministero per Beni Culturali; un caloroso ringraziamento va anche a tutte le ditte che hanno lavorato nel cantiere di restauro. Sono sicuro, infine, che la splendida mostra curata da Elma Schena e Adriano Ravera, saprà ben valorizzare gli spazi recuperati e contribuire a far conoscere ad un pubblico sempre più vasto la straordinaria bellezza del Castello e del Parco del Roccolo”.
”A TAVOLA NEL RISORGIMENTO”
IL PERCORSO ESPOSITIVO DELLA MOSTRA
di Adriano Ravera
Un grande palcoscenico, sette sezioni su tre livelli, su cui si muovono tutti i grandi personaggi, da Garibaldi a Cavour, a Vittorio Emanuele II. Ma non solo quelli. É data voce a tutti: all’artigiano, al fornaio, al produttore di maccheroni, al contadino che trepidava per il raccolto, ai ricordi dei reduci.
Il filo conduttore sono i menu dove si rispecchia il territorio, la sua economia, le ragioni profonde che stanno dietro l’agire dell’uomo.
La sala 1 inizia con il ritorno dei Savoia in Piemonte nel 1814, dopo 16 anni in esilio in Sardegna, e prosegue con il congresso di Vienna che si apre nello stesso autunno. La tavola è intreccio di alleanze. A emergere è la restaurazione di Vittorio Emanuele I vista nelle sfaccettature quotidiane: la vita a teatro con il rito del petit souper nei palchi, i primi moti rivoluzionari del 1821, i grandi testi di cucina di inizio Ottocento, i banchetti dove i potenti firmano alleanze e matrimoni. Su tutto domina il profumo del caffè, la bevanda di moda che caratterizza la vita sociale. Nei caffè si parla, si discute, si fa politica. Ai tavoli dei caffè torinesi si accorciano le distanze sociali.
La sala 2 è dedicata allo Statuto albertino, alla tavola che è solidarietà: don Bosco che apre al recupero dei giovani con una scodella di minestra e una pagnotta. Un don Bosco insolito, esperto di agricoltura, che sa parlare al cuore della gente. Nelle tante conferenze dà consigli, suggerimenti pratici, scrive un elogio della polenta.
Una tavola che la borghesia vuole semplificare: nella prima metà dell’Ottocento si passa dal servizio alla francese caro alla nobiltà, opulento, basato sullo spreco di un numero eccessivo di piatti, al servizio alla russa, meno portate, maggiore qualità del cibo. A dominare è il profumo della pasta, dei maccheroni, simbolo di vita di vicolo, di fratellanza.
La sala 3 apre con il pane, un simbolo universale. “Pane, pane” è l’urlo disperato delle rivoluzioni. Sul pane poggiano le lotte, le guerre. Si parla di guerre d’indipendenza, di guerra in Crimea, ma si parla anche dell’Italia contadina, delle nuove colture che si diffondono, prime fra tutte la patata e poi il pomodoro legato allo sviluppo dell’industria di conservazione di prodotti in scatola. La tavola come innovazione.
La sala 4 è dedicata all’Unità vera e propria, alla Torino di Vittorio Emanuele II. Una grande tavola imbandita con porcellane e argenti, tovagliato di pregio. Ma l’attenzione è ancora al territorio: i servizi di bicchieri arrivano dalle vetrerie di Chiusa Pesio e Altare, così il vasellame d’uso nelle cucine. Un’Unità che passa anche per la tavola che è contaminazione: con i garibaldini arriva dal sud l’uso della pasta cotta al dente, della conserva di pomodoro, dei maccheroni. Sono gli anni dei grandi cuochi: Giovanni Vialardi, in servizio alla corte di Torino , e di Francesco Chapusot.
La sala 5 rappresenta l’Italia che si ritrova dopo l’Unità: il trasferimento dalla capitale da Torino a Firenze, poi a Roma; la nascita delle ferrovie e la formazione di un mercato nazionale, lo scambio di nuovi prodotti tra regione e regione. È la cucina di monsu Travet, dignitoso nella sua sobrietà. A rappresentarla è il cacao: Torino perde il ruolo di capitale politica, ma acquisisce quello di capitale del cioccolato. E non solo: diventa la capitale economica.
La sala 6 è lo specchio della società popolare e contadina che si riflette nel profumo delle erbe. Insegne d’osteria, attrezzi di lavoro, l’arrivo del sistema metrico decimale. Sono anni di cuciniere: il pubblico non è più la classe abbiente, il cuoco professionista, ma la donna di casa che vuole variare la cucina familiare. Con una maggiore scolarizzazione arrivano gli almanacchi popolari, fonte si saggezza e di saperi. Ampio spazio alle società di mutuo soccorso, luogo di aggregazione e di forte solidarietà.
La sala 7 è simboleggiata dal riso, augurio di prosperità. L’Italia di fine Ottocento, il fascino della regina Margherita, il grande Pellegrino Artusi a cui si deve la nascita della cucina nazionale. L’uomo giusto al momento giusto. Sono anni di maggior benessere, ma non ancora per tutti: l’emigrazione, il diffondersi della pellagra; si analizza il cibo nei libri per l’infanzia, Pinocchio e Cuore, i grandi romanzi che riflettono la società del tempo. Si chiude la mostra con i primi 50 di Regno e le grandi Esposizioni del 1911 a Torino e Roma e una ricca raccolta di vetrini d’epoca, preziosi scatti fotografici in bianco e nero che, ristampati oggi con antica tecnica, offrono uno spaccato incredibile della società contadina: la trebbiatura, il lavoro nei campi, il bucato, la filatura, i lavori domestici.
”A TAVOLA NEL RISORGIMENTO”
L’ALBUM: DAL LIBRO AL CATALOGO
Tutto il materiale esposto appartiene a collezioni private. Una scelta. Grandi famiglie della nobiltà piemontese, ditte centenarie, collezionisti, Società operaie. Forse è stata la magia di questi 150 anni che ha reso possibile questo miracolo: far aprire le case. Un patrimonio incredibile, mai pubblicato. In famiglia si conservano dei veri tesori, spesso non presenti nei pubblici archivi. Si conservano con cura, si trasmettono ai figli, sono fonte di orgoglio. La gente è orgogliosa di imprestarli, di renderli fruibili agli altri.
Un patrimonio inedito: editti regi, ordinanze municipali, manoscritti, libri e giornali d’epoca, tabelle annonarie, manifesti pubblicitari, fotografie. È il patrimonio utilizzato per scrivere il volume “A tavola nel Risorgimento, uscito in collaborazione con La Stampa e i maggiori quotidiani del nord Italia: Gazzetta di Venezia, l’Adige, Brescia Oggi, Il Giornale di Verona.
Con la mostra il libro torna alla sua fisionomia originaria, ipotizzata fin dall’inizio della ricerca: un album. Ed è proprio “A tavola nel Risorgimento, l’album” il titolo del catalogo con la raccolta fotografica del materiale esposto.
“Un album da sfogliare, tra menu e documenti storici, cristalli e umili utensili di cucina, per rivivere questi 150 anni con curiosità, senza celebrazione, autentico patrimonio di tutti gli italiani. E soprattutto per ricordare”.
IL CASTELLO DEL ROCCOLO DI BUSCA
IL RESTAURO DELL’ALA EST
di Alessandro Mellano e Zelda Beltramo
L’edificio
Immerso nel verde delle colline alle spalle di Busca, il Castello del Roccolo è stato edificato tra il 1831 e il 1860 in stile neogotico, per volere e su progetto del Marchese Roberto Tapparelli d’Azeglio, con l’aiuto e i suggerimenti dell’architetto Barnaba Panizza e del Conte Guglielmo Moffa di Lisio. Il 9 aprile 1831 Roberto d’Azeglio acquista la villeggiatura del Roccolo, il cui nome deriva dai roccoli, reti utilizzate nella caccia degli uccelli di piccola taglia, con gli stabili annessi e nell’arco di oltre vent’anni li riplasma secondo il neonato gusto romantico. Risulta da fonti archivistiche che gli edifici preesistenti, due corpi di fabbrica definiti “casa” e “casa con cortile”, appartenevano al notaio Vincenzo Deandreis: la “casa” corrisponde probabilmente alla manica est oggetto di un accurato intervento di restauro che si è appena concluso, mentre si suppone che la “casa con cortile” sia stata completamente inglobata nella parte centrale della più recente costruzione. In epoca tardo medievale si trattava probabilmente di una residenza appartenuta a qualche signorotto della zona il cui nucleo originario, notevolmente rimaneggiato, verrà utilizzato dalla famiglia d’Azeglio con funzioni abitative e di servizio, probabilmente per il ricovero di attrezzi agricoli e come scuderia. La manica orientale del Castello del Roccolo, stretta e allungata, presenta all’esterno un aspetto tipicamente medievale, con mura merlate in pietra a vista e due trifore. L’intento di Roberto D’Azeglio era quello di creare una quinta scenografica di ispirazione medievale, una specie di “rovina” di gusto romantico che ben si armonizzasse con il carattere del parco, anche se in contrasto con l’eleganza un po’ leziosa del nucleo centrale del castello.
L’intervento di restauro
Il riuso funzionale di un edificio di interesse storico è la condizione indispensabile per la sua conservazione nel tempo. L’associazione culturale Marcovaldo, che ha avuto il bene in comodato d’uso e che si è occupata, con la collaborazione della Soprintendenza ai Beni Architettonici, degli interventi di restauro e consolidamento strutturale, e che si occuperà della gestione di tutte le attività che ivi si svolgeranno, ha individuato come destinazione d’uso principale quella espositiva. I locali potranno essere adibiti anche ad ospitare incontri formativi sul luogo e attività didattiche sul tema dell’ambiente e del paesaggio, nonché dei beni culturali, rivolte al pubblico scolastico, ma anche ai singoli visitatori, durante tutto l’arco dell’anno e non solo nel periodo primavera/estate com’è avvenuto finora. L’intervento di restauro, in accordo con la Soprintendenza, mira da un lato alla conservazione integrale dell’aspetto esteriore che, come abbiamo già visto, è caratterizzato da un paramento murario esterno in pietra a vista con una teoria di aperture in stile gotico, e dall’altro alla creazione, al suo interno, di ambienti caratterizzati da strutture nuove chiaramente riconoscibili, con l’utilizzo in chiave moderna di materiali tradizionali quali il ferro e il legno. In tutti i locali sono state adottate soluzioni architettoniche mirate alla creazione di spazi altamente funzionali dotati di impianti tecnologici all’avanguardia.
Con il primo lotto di lavori, completato nella primavera del 2006, la manica est del castello è stata completamente consolidata, sono state rifatte tutte le coperture e i solai ai vari livelli, ed è stato parzialmente completato il piano terreno. Con ulteriori due lotti di intervento, finanziati con fondi del Ministero dei Beni Culturali e della Regione Piemonte provenienti dalla Legge 4/2000, si è giunti oggi al completamento dei lavori.
Ufficio Stampa: Autorivari studio associato
Corso IV Novembre, 8 - 12100 Cuneo
Tel. 0171.601962
E-mail: marcovaldo@autorivari.com
Inaugurazione Sabato 25 giugno, alle 17
Castello del Roccolo - 12022 Busca (Cn)
Orari: dal 25 giugno al 30 settembre:
sabato e festività infrasettimanali 14.30-19.00, domenica 10.00-19.00;
ottobre: sabato e domenica 14.30-19.00
Ingresso: Intero Euro 6,00
Ridotto Euro 4,00 (7-14 anni; maggiori 65 anni; soci Marcovaldo; soci Acli)
Gratuito: fino a 6 anni, giornalisti, possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte in corso di validità