Parola e immagine. La rassegna Orfeo Cinto di Mirto porta ogni estate nel piccolo centro della Gallura le opere dei protagonisti del Modernismo internazionale. Parola e immagine, a cura di Giuliana Altea e Antonella Camarda, esplora il rapporto tra la dimensione visiva e quella letteraria nel lavoro dell'artista francese, mettendone a confronto due capolavori della maturita': Cirque e Les illuminations, due importanti raccolte grafiche pubblicate rispettivamente da Teriade nel 1950 e da Grouslade nel 1949.
A cura di Giuliana Altea e Antonella Camarda
Una delle figure chiave dell’avanguardia artistica del Novecento, Fernand Léger, è di scena a Trinità d’Agultu dal prossimo 20 luglio per la 17° edizione della rassegna “Orfeo Cinto di Mirto”. La manifestazione, organizzata dall’associazione “Agostino Muretti” e dal Comune di Trinità col fondamentale supporto del collezionista Paolo Dal Bosco, porta ogni estate nel piccolo centro della Gallura le opere dei protagonisti del Modernismo internazionale; dopo Picasso, Rouault e Dalì, al centro delle edizioni degli ultimi tre anni, ora è il turno di Léger , la cui mostra si inaugura il 20 luglio alle h. 21.00, in coincidenza con il concerto di Paolo Fresu e Gianluca Petrella, uno dei 50 appuntamenti col trombettista di Berchidda nei paesi della Sardegna, per il ciclo 50 anni suonati. Fra i battistrada del Cubismo negli anni Dieci insieme a Picasso, Braque e Gris, fautore negli anni Venti dell’estetica della macchina in accordo con le idee di Le Corbusier, quindi impegnato nella ricerca di un “nuovo realismo” capace di parlare alle masse senza rinunciare alle novità formali dell’avanguardia, Léger è una personalità ricca e complessa, ricca di sfaccettature, la cui opera arriva negli ultimi anni a criticare dall’interno le stesse premesse del modernismo che ne aveva guidato gli inizi. La mostra Fernand Léger.
Parola e immagine, a cura di Giuliana Altea e Antonella Camarda, esplora il rapporto tra la dimensione visiva e quella letteraria nel lavoro dell’artista francese, mettendone a confronto due capolavori della maturità: Cirque e Les illuminations, due importanti raccolte grafiche pubblicate rispettivamente da Tériade nel 1950 e da Grouslade nel 1949. Cirque è l’ opera che, con 63 litografie accompagnate da un testo del pittore, rappresenta da sola la metà della produzione incisoria di Léger, il suo capolavoro grafico e il suo testamento artistico. Vi si trovano tutti i temi a lui cari: la dimensione dello spettacolo, la svalutazione dell’individuo a favore dell’oggetto, l’esaltazione della vita nel suo dinamismo, la celebrazione del tempo libero. Innamorato del circo come i suoi amici Picasso, Derain, Apollinaire e tanti altri membri dell’avanguardia parigina, Léger lo interpreta però in modo diverso: a affascinarlo non è il romanticismo patetico del saltimbanco sofferente dietro le maschere e i costumi di scena, ma la vitalità ed energia degli acrobati e dei giocolieri. Per l’artista, animato da ideali di sinistra e convinto assertore di un’arte capace di parlare alle masse, il circo è un’immagine di libertà, la prefigurazione di una società futura finalmente liberata dal lavoro.
Le tavole di Cirque celebrano con un arcobaleno di colori e con forme semplici, sintetiche, immediatamente comprensibili, la gioia dei corpi elastici e leggeri che fluttuano liberi nello spazio. Funamboli e pagliacci, cavalli e cani ammaestrati, voli di pappagalli variopinti si succedono con ritmo incalzante, in una vera festa per gli occhi. Composte a commento dei poemi in prosa di Arthur Rimbaud, Les Illuminations sono l'occasione per Léger di confrontarsi, negli anni della maturità, con il poeta simbolo della sensibilità moderna, rileggendone l'opera attraverso la lente della propria arte. Così, ad esempio, la città misteriosa cantata da Rimbaud diventa per il pittore un po' Parigi e un po' New York, memore tanto delle sue Villes degli anni Venti quanto delle impressioni contrastanti sulla metropoli americana. Ripensare Rimbaud all'indomani della catastrofe della guerra, con i suoi episodi di insensata distruzione, di tecnologia fuggita al controllo dell'uomo, significa ritrovare il senso nell'amore profondo per la natura: se la civiltà delle macchine a cui l'artista aveva creduto in gioventù si è tramutata in distopia, il ritorno alla terra e l'armonia con la natura sono la sola strada per la salvezza dell'uomo. Il legame più profondo fra Rimbaud e Léger emerge poi nella concezione del ruolo del poeta – e dunque in senso lato dell'artista – come veggente, guida della società che non può venir meno alla sua missione, ed al contempo resta fedele alla sua arte. Create in un periodo in cui, nell’immediato secondo dopoguerra, il libro d’artista conosceva un vivace revival, e in cui gli editori parigini facevano a gara nel pubblicare preziose edizioni di opere grafiche dei maestri contemporanei, le due opere vennero pubblicate a un anno di distanza, ma furono realizzate nello stesso momento. A legarle, oltre che l’appartenenza a un’identica fase del percorso di Léger, sono alcune circostanze della loro realizzazione, in particolare la collaborazione di Henry Miller, scrittore americano in odore di scandalo; Léger gli aveva chiesto di scrivere il testo di Cirque, ma poi, deluso da un risultato non corrispondente alle sue aspettative, lo aveva rifiutato, e a risarcimento gli aveva commissionato la prefazione di Les Illuminations. Le due opere mettono in luce due diversi approcci al “libro d’artista”. Mentre Cirque costituisce un lavoro unitario, in cui le tavole si succedono accanto a un testo manoscritto dello stesso autore, riprodotto in facsimile, secondo un modello editoriale avviato anni prima da artisti quali Bonnard, Matisse e Rouault, Illuminations rappresenta l'omaggio dell’artista a un poeta che, letto e amato fin dagli anni della giovinezza, gli pare ora rispecchiare con sorprendente puntualità la sua concezione del mondo e dell'arte. Attraverso l’accostamento di questi due episodi capitali della ricerca grafica di Léger diviene quindi possibile mettere in luce le diverse declinazioni che il rapporto tra parola e immagine assume nella sua opera.
Immagine come divagazione fantastica o spunto narrativo scaturito dallo stimolo di un brano poetico; immagine come parte di un’architettura coerente, nella cui struttura dimensione letteraria e evocazione visiva si saldano con naturalezza. Il confronto fra Cirque e Illuminations ci rivela un Léger capace di padroneggiare con maestria entrambe queste strategie grafiche. Fernand Léger (1881 –1955) fu negli anni Dieci, insieme a Picasso, Braque e Gris, uno dei protagonisti di maggior rilievo del Cubismo, con una pittura dallo smagliante colorismo e dalla forte accentuazione dinamica. Dopo la brusca scoperta della realtà costituita per lui dal trauma della prima guerra mondiale e dall’esperienza della trincea, l’artista si volse alla ricerca di un “nuovo realismo”, di un’arte dal linguaggio più diretto e comunicativo, incentrata sui temi della macchina, dell’oggetto e della città moderna. Il suo interesse per lo spettacolo (circo, music-hall, cinema) lo porta fin da questi anni a intraprendere una serie di progetti di collaborazione; partecipa alla realizzazione dei film La Roue di Abel Gance (1922) e L’Inhumaine di Marcel L’Herbier (1923); con Dudley Murphy gira il film sperimentale Le ballet méchanique (1924); crea uno degli episodi di Dreams that money can buy di Hans Richter (1944); disegna scene e costumi per diverse produzioni teatrali (tra cui i balletti Skating Rink e La Création du monde, di Rolf De Maré, 1922 e 1923, e l’opera Naissance d’une cité di Jean-Richard Bloch,1937). Legato a Le Corbusier (nel cui padiglione dell’Esprit Nouveau espone in occasione dell’Expo parigina del 1925) , coltiva l’ideale della pittura murale. Dalla fine degli anni Venti comincia a dedicarsi a una serie di grandi composizioni di figura, monumentali e solenni. Negli anni Trenta condivide gli ideali del Fronte popolare, il governo formato da un blocco delle sinistre che introduce in Francia alcune importanti conquiste sociali, come la settimana di 40 ore e le ferie pagate per gli operai. Durante la guerra e l’occupazione nazista della Francia si rifugia negli Stati Uniti, dove si era già recato due volte nel decennio precedente e dove resta fino al 1945. Tornato in patria, aderisce al Partito Comunista Francese. Negli ultimi anni realizza diversi progetti di decorazione, tra cui il grande mosaico per la facciata della chiesa di Assy in Alta Savoia (1949), e crea disegni per le arti applicate (ceramiche, vetrate, arazzi).
Mostra promossa dal Comune di Trinità d’Agultu
Organizzazione: Associazione culturale “Ing. Agostino Muretti”
Ideazione e coordinamento: Giulia Erriu Catalogo: Agave edizioni, Sassari
Stampa: Grafiche Solinas, Nuoro
Inaugurazione 20 luglio, ore 21
Chiesa della SS. Trinita'
piazza 4 Novembre - Trinita' d'Agultu (OT)