Dieci.due!
Milano
via Volvinio, 30 (passo carraio)
02 58306053
WEB
Daniele Salvalai
dal 18/7/2011 al 29/9/2011
Mar-ven 15:30-19 e su appuntamento. Chiuso dal 29/7 al 18/9

Segnalato da

Galleria Dieci.due




 
calendario eventi  :: 




18/7/2011

Daniele Salvalai

Dieci.due!, Milano

Il rapporto Natura-Uomo viene rappresentato dall'artista con una scultura che rappresenta le forze, gli equilibri e le forme delle cose naturali in cui l'uomo trova rifugio.


comunicato stampa

A cura di Maria Rosa Pividori

Metro-Natura.
Scultura come parametro correlativo eco-logico.
Bisogna ammirare con un diverso rispetto e applicare un’attenzione e una considerazione particolari quando, oggi, si guarda a quegli artisti che si esprimono con il linguaggio della scultura. Una scelta impegnativa, difficile, dura. Una scelta che obbliga a grandi fatiche e ad un rapporto complesso con la materia utilizzata. Chi persegue, e tenacemente asseconda, questa vocazione, lo fa in primo luogo per quell’amore profondo e senza compromessi e per quell’inevitabilità che rendono speciale ed inesorabile qualunque cosa. La scultura – radicata passione anche in chi scrive – è una forma d’arte fatale, senza compromessi, scappatoie e vie d’uscita. La scultura diventa agente complice dello spazio, di dialogo con l’ambiente, di un avvincente corpo a corpo fisico con chi la osserva. Abbiamo bisogno di artisti che non trascurino questa scelta e con intelligenza ne assecondino la vocazione. Si deve quella dose di riguardo, quindi, anche per distinguere l’impegno e la difficoltà seri contro il dilagare pernicioso di precarie installazioni estemporanee, senza poesia o intensità, slegate da ogni riferimento ad una poetica o un pensiero ma concepite come uno spot e secondo l’occasione del momento, a chi rivaluta e nobilita con una sincera profondità la scultura. Soprattutto quei giovani artisti che più di altri subiscono e patiscono le difficoltà legate a questa espressione e quelle penalizzanti inflitte dalle congiunture sfavorevoli del proprio tempo.

Daniele Salvalai ama e sente con intensissima passione il rapporto con l’arte che viene da lui vissuto proprio attraverso l’esperienza della scultura. È in primo luogo, senza compromessi, uno scultore. Il linguaggio scultoreo diventa per lui un’esigenza insostituibile, tradita anche dalla propensione al dialogo e alla pratica della materia oltre che dal suo carattere e atteggiamento mentale riferito al ruolo dell’opera nei confronti dello spettatore. L’essere scultore di Salvalai si evidenzia e vive già in nuce fin dall’elaborazione dei progetti, quando delinea il profilo del lavoro, nello schizzo, nel disegno progettuale che diventerà poi operativo. Lo studio attentissimo e meticoloso delle forme, delle proporzioni, del rapporto con lo spazio-ambiente, del legame stretto che la scultura acquisirà con l’intorno di cui diventerà parte, è motore imprescindibile del suo fare, che denuncia il radicamento del pensiero e l’affezione vera per il suo lavoro. Un lavoro che, per questa passione, diventa tutt’uno con l’individuale esperienza dell’artista, ma che si rende altrettanto efficace e coinvolgente in chi la osserva.

La componente chiave della sua ricerca, potremmo dire il soggetto di riferimento, rimane sempre l’elemento naturale: frammenti di natura – alveari, carapaci di tartaruga, bozzoli di farfalle, conchiglie, ... – sono gli spunti che porgono allo spettatore interrogativi non tanto sul senso della Natura, quanto sul rapporto e la correlazione di cui l’uomo è parte. In questo senso occorre precisare che il richiamo e l’indirizzare l’attenzione sulla Natura non devono essere letti ed enfatizzati in chiave di un’ecologia postindustriale. Salvalai non vuole cercare di destare le coscienze solo sul rispetto della natura, sulle tematiche legate all’educazione e alla conservazione ambientali. L’etica cui lui mira è ben più sottile e complessa: i suoi lavori sono eco-logici nel senso intellettivo del termine. La correlazione che impone al suo spettatore viene vissuta soprattutto a livello logico e mentale, fisico solo nella dimensione oggettuale della scultura, come materia presente concretamente nel suo essere sostanza.

Il suo riferimento costante e perdurante alla Natura si deve intendere come modello universale, come piano regolatore dell’esistenza e dell’esistente. La Natura diventa il parametro primigenio cui ogni cosa viene riferita. I modelli sono stabiliti dai suoi incomprensibili meccanismi, magari congetturabili e razionabili, ma non governabili. Geometria, matematica, fisica, ... Sembravano scienze umane eppure la loro bellezza perfetta ed inviolabile è stata desunta da quello che era attorno a noi. È stato tutto sempre accanto, tutto sempre attorno a noi. Siamo stati immersi in questo. La Natura ha dato il suggerimento all’uomo che non ha prodotto alcuna invenzione... Ha semplicemente razionalizzato un sistema col maggior dono dell’intelletto. Salvalai riesce ad essere, nello sviluppo di questa complessa poetica, assolutamente attuale in riferimento ad un sentire comune sempre più condiviso e sollecitato, che vede il riappropriarsi di una relazionabilità coerente con la Natura, ma mai scade nella retorico o nella semplificazione eccessiva che rischia la banalizzazione. Il rapporto Natura-Uomo viene risolto da Salvalai con una scultura parametrica – il carapace della tartaruga contiene il corpo dell’artista, diventa culla che accoglie, quasi fosse il cerchio dell’uomo vitruviano di leonardesca memoria – rappresentativa ma mai solo figurativa, che indicizza le forze, gli equilibri e le forme della cose naturali in cui l’uomo trova un suo fisico accoglimento. Questa è l’eco-logicità di Daniele Salvalai.

Pensando al titolo della mostra, la Prothesis, in questo caso proprio le sculture, non diventa uno strumento artificiale e aggiuntivo, strumentale, ma un qualcosa di assolutamente imprescindibile che si pone, letteralmente, davanti e si appone ed interfaccia con l’individualità del pensiero umano che, pretenzioso nel considerarsi superiore, viene ridimensionato dalla perfezione di ciascuna res naturalis tradotta in scultura da Salvalai. Ci induce a tornare a valutare la nostra limitatezza umana e a ri-configurare l’inevitabile relazione che abbiamo con qualcosa di ben più grande e misterioso rispetto al nostro sapere, al nostro intelletto. La scultura protesica di Salvalai interviene a ridimensionare il sistema umano nel metro della Natura, annullando quella distanza che abbiamo prodotto pensandoci fuori da quello stesso sistema. Un deficit tutto mentale che ci ha fatto intendere il nostro esserci come parallelo ad esso, quando, in realtà, ne siamo proprio addentro. L’uomo si ritrova spogliato della sua certezza di sapiens e lasciato nudo nella sua fragilità tutta umana. Daniele Salvalai non cerca, però, di soverchiarci con le sue opere. Non sono severe. Non ci abbandona nella nostra limitatezza. La scultura, una volta compresa, viene ora riscoperta quasi accomodante e protettiva. L’uomo ritorna all’abbraccio della Natura. Viene custodito e sostenuto. La piccolezza umana trova accettazione proprio in quelle forme che, estensione metrica anche per il suo corpo, paiono ora accoglierlo e proteggerlo.
Come fanno da sempre un bozzolo, un alveare, un carapace.
Matteo Galbiati

Inaugurazione martedì 19 luglio 18:30-21

Dieci.due! international research contemporary art
Via Volvinio 30 Milano
Orari: da martedì a venerdì dalle 15:30 alle 19, e su appuntamento. La galleria sarà chiusa dal 29 luglio al 18 settembre.
Ingresso libero

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