Duilio Cambellotti
Felice Casorati
Giovanni Prini
Giacomo Balla
Tullio D'Albisola
Arturo Martini
Antonietta Raphael
Lucio Fontana
Leoncillo
Alberto Savinio
Marino Marini
Fausto Melotti
Enrico Baj
Nanni Valentini
Giuseppe Castagna
Giuseppe Penone
Luigi Mainolfi
Luigi Ontani
Mimmo Paladino
Enzo Cucchi
Giosetta Fioroni
Pablo Echaurren
Felice Levini
Giacinto Cerone
Studio Azzurro
L'esposizione affronta il tema della ceramica come linguaggio utilizzato dagli artisti che hanno segnato dei momenti particolari dell'arte italiana dal 1900 a oggi; per questo motivo non punta solo sui quelli che hanno privilegiato questo mezzo o si sono espressi esclusivamente attraverso di esso, ma anche su quelli che hanno esplorato o impiegato le sue potenzialita' in modo sporadico.
La ceramica nell'arte italiana contemporanea 1910-2002
All'interno della sua articolata programmazione volta a indagare l'arte del
Novecento italiana e internazionale, la Fondazione Cassa di Risparmio di Roma
annuncia la prossima apertura della mostra 'Keramos. La ceramica nell'arte
italiana contemporanea. 1910-2002, nata da un'idea di Ludovico Pratesi e
progettata e curata da Francesca Romana Morelli con l'organizzazione
dell'Associazione Futuro.
L'esposizione affronta il tema della ceramica come linguaggio utilizzato dagli
artisti che hanno segnato dei momenti particolari dell'arte italiana dal 1900
a oggi; per questo motivo non punta solo sui quelli che hanno privilegiato
questo mezzo o si sono espressi esclusivamente attraverso di esso, come ad
esempio Leoncillo Leonardi, ma anche su quelli che hanno esplorato o impiegato
le sue potenzialità in modo sporadico, ma tuttavia significativo, come Giuseppe
Penone con la serie dei Soffi ( in mostra uno dei rari esemplari in collezione
privata) o Studio Azzurro che per questa occasione rielabora delle immagini
tratte da una delle sue videoinstallazioni più famose Il giardino delle cose.
Pertanto e' possibile ripercorrere l'intero arco dell'arte italiana dal
secolo scorso al tempo presente, seguendo il filo rosso dell'argilla, materia
antica e primaria, duttile e capace di continua rigenerazione rispetto alle
ricerche contemporanee: 'Mi piaceva quella materia docile e avevo il gusto di
tentare esperimenti difficili.' Spiega Lucio Fontana nel 1964- 'E mi
attraeva quel colore smaltato, incorruttibile, che nessun'altra materia
colorata avrebbe potuto darmi' (M. Valsecchi, L'uomo ora e' nello spazio e
l'arte viaggia con lui, in 'Tempo', 9 maggio 1964)
La mostra e' concepita come una scelta accurata di venticinque artisti, ciascuno
rappresentato da una o due opere, tranne Leoncillo e Lucio Fontana, documentati
da opere riferite ai vari periodi della loro ricerca.
Gli artisti rappresentati sono Duilio Cambellotti, Felice Casorati, Giovanni
Prini, Giacomo Balla, Tullio D'Albisola, Arturo Martini, Antonietta Raphael,
Lucio Fontana, Leoncillo, Alberto Savinio, Marino Marini, Fausto Melotti, Enrico
Baj, Nanni Valentini, Giuseppe Castagna, Giuseppe Penone, Luigi Mainolfi, Luigi
Ontani, Mimmo Paladino, Enzo Cucchi, Giosetta Fioroni, Pablo Echaurren, Felice
Levini, Giacinto Cerone, Studio Azzurro.
Si inizia con gli autori che al principio del '900 hanno utilizzato la
ceramica come linguaggio portatore dei germi rinnovatori dell'avanguardia
combinati con elementi della tradizione. Innanzitutto, Duilio Cambellotti, nel
quale l'eleganza liberty si fonde con le ricerche del primo Futurismo. Il
giovane Felice Casorati, acceso dai furori secessionisti, trova un
antinaturalismo plastico nella scultura egiziana, mediata dalla cultura
mitteleuropea. Negli anni '20, Giovanni Prini si allinea con il clima
europeo di rappel à l'ordre con una sorta di maschera che evoca il
misterioso sorriso della statuaria etrusca; a questi rispondono due militanti
del secondo Futurismo, Tullio D'Albisola e Giacomo Balla, che avanzano nella
loro grande rivoluzione: l'estensione del concetto di arte a ogni contesto
dell'esistenza. Dal clima internazionale di 'Valori Plastici' prende avvio
una nuova avventura di Arturo Martini, alla ricerca di nuove strade per la
scultura: con un appassionato sguardo sulla realtà , penetra i suoi recessi
più profondi fino a trovarne 'l'intimo scheletro', coincidente con
l''aspetto suo eterno'.
Iniziano negli anni '30 le sfrenate odissee nel tempo e nello spazio di Lucio
Fontana, in bilico tra astrazione e figura, e dilagano negli anni '50 alla
conquista di una dimensione assoluta, pura, rigenerante, compiuta attraverso il
gesto del 'taglio', impresso anche nell'argilla, come soglia verso le
infinite porte dell'universo.
Alla Scuola Romana appartiene Antonietta Raphael, che negli anni '40 realizza
un Autoritratto in terracotta, in cui una vena realista densa di umori primitivi
lo blocca in una 'frontalità ' che l'apparenta a un'icona bizantina.
Dallo stesso ambiente culturale prende avvio Leoncillo, che, lavorando
esclusivamente con i linguaggi propri della ceramica, costituisce una sorta di
ponte tra le ricerche degli anni '30, nel segno inquieto e tormentato di
Scipione, e quelle della fase neocubista e della conseguente stagione informale
europea. Una esperienza in una delle centrali della ceramica romana, lo Studio
di Giuseppe Galassi, la compie l'eterodosso Alberto Savinio, del quale si
presenta l'inedita maiolica dipinta con i due simulacri della
'poltrobabbo' e la 'poltromamma'.
Nella volontà di dichiarare guerra all'Informale, e nel solco di Fontana,
prosegue l'esperienza di Enrico Baj, che propria ad Albisola, uno dei maggiori
centri della ceramica italiana, dà vita con Jorn e il gruppo Nucleare alla
Bauhaus Immaginista. Le sue Teste-montagna mostrano una volontà di recupero
dell'immagine in senso nuovo, antistilistico, in un rinnovato spirito
'dadaista'.
Una vocazione antiretorica e, per molti versi, ludica, anima Fausto Melotti e i
suoi 'teatrini', a dimostrazione che 'l'arte e' stato d'animo,
angelico, geometrico.' L'esemplare esposto Il lamento sugli eroi morti ,
connotato da uno stile intimo e misurato, fa da contrappunto alle ricerche
'neodadaiste' tra gli anni 50 e '60. Negli anni '70 Giuseppe Castagna,
con i Sassi d'oro testimonia di un'arte che si apre agli spazi naturali, ma
sempre all'interno di un tessuto urbano. A questo punto si inserisce la
ricerca poverista di Giuseppe Penone, volta a ricondurre all'essenza il
processo linguistico, a 'impoverire i segni per ridurli ai loro archetipi'.
Mimmo Paladino, esponente della Transavanguardia, utilizza la ceramica come
materia privilegiata della nostra cultura arcaica, ma anche come materia atta a
ripercorrere e immaginare la Storia. Dotato di un grande potere inventivo, Enzo
Cucchi di recente pensa alla ceramica quale mezzo per lavorare sull'idea di
'contaminazione' tra linguaggi diversi, quale il design d'autore. Agli
anni '80 appartiene Nanni Valentini, che cerca di assecondare, portare alla
luce la forma naturale della terra. Nello stesso decennio, Luigi Mainolfi piega
le sue prime esperienze di segno concettuale al recupero di una manualitÃ
esuberante e inventiva.
Luigi Ontani fa della ceramica il 'contenitore' o la 'cornice' dei
diversi generi espressivi della sua lunga avventura artistica: dagli ibridoli al
tablau vivant, dal video alla fotografia. Accanto all'opera GertRude Stein,
viene presentata un'opera inedita, che unisce il medium fotografico alla
ceramica. Su questa linea prosegue Felice Levini, attraverso il suo
inconfondibile linguaggio fondato su un vigile legame tra arte e vita, connotato
da una apparente 'leggerezza' e da una naturale eleganza. La militanza sul
fronte sociale e politico fin dagli anni '70, portano Pablo Echaurren a
esprimersi con un codice trasgressivo e caustico, nella volontà di
rivitalizzare il contatto tra i linguaggi alti e bassi della cultura artistica,
tra attualità e tradizione. Giosetta Fioroni, che ha iniziato tra le fila
dell'avanguardia romana degli anni '60, trova la ceramica il materiale
ideale per la sua pittura sospesa sul filo autobiografico, tra memoria e
immaginazione. Sempre in un solco romantico-espressionista, ma segnato da un
sapore arcaico, e' Giacinto Cerone del quale si presenta una ceramica inedita,
*Sant'Antà ³n de nostar fog cle' un lavà ³r che par un zog.
Del tutto coerente con il tema della mostra, anzi ne rivela il significato più
attuale, e' il video di Studio Azzurro Il giardino delle cose (1992): 'Una
telecamera agli infrarossi, infatti, evidenzia i soggetti del nostro video
riscaldato dal calore delle mani, manipolati con la cura , la pazienza e la
sensualità di un vasaio verso l'argilla(â¦).' E' questo l'invito a
stabilire un rapporto diverso tra noi e il mondo in cui viviamo: 'Il grande
flusso di immagini prodotte dai mass-media che quotidianamente si riversano
nella nostra testa e che invadono nostri pensieri assomiglia molto all'enorme
quantitativo di cose che normalmente attraversano i nostri percorsi (â¦). Una
miriade di oggetti e di figure virtuali fluiscono senza lasciare il tempo di
costruire la minima esperienza ne la possibilità di caricarle del più
semplice valore affettivo'.
Il catalogo, edito dalla casa editrice Artemide, accoglie un saggio, oltre che
della curatrice, anche di Ludovico Pratesi, Maria Paola Maino, Lucrezia Ungaro,
nonche degli apparati scientifici curati da Tatiana Giovannetti.
Orario di apertura: dal martedì alla domenica ore 10-20
Biglietto d'ingresso: euro 5 intero - euro 4 ridotto
Info: 06. 6786209
Ufficio Stampa , Studio Esseci - Sergio Campagnolo, tel. 049 663499; fax. 049
655098
Roma, Museo Del Corso, Via del Corso 320