Michela Baldi
Patrizia Befera
Tiziana Befera
Massimo Biagi
Claudio Bozzaotra
Mara Brera
Enrica Capone
Kelli Costa (Spiritoliberok)
Giovanna Crescenzi
Publia Cruciani
Anna Del Vecchio
Gabriella Di Trani
Luigi Ferretti
Roberta Filippi
Roberta Fratini
Laura Gaddi
Anna Gorrieri
Velia Iannotta
Benedetta Jandolo
Calogero Carbone (Kalòs)
Monica Lasconi
Le Barbo' (Cecilia Bossi e Patrizia Bartocci)
Lughia
Maria Grazia Lunghi
Fabrizio Maffei
Alessia Marchegiani
Anna Massinissa
Cinzia Mastropaolo
Gabriele Mazzara
Massimo Melchiorri
Susanna Micozzi
Enrico Miglio
Pancho Monty Ray Garrison
Fabrizio Mosce'
Nabil
Massimo Palumbo
Emiliano Yuri Paolini
Rosella Passeri
Eliana Prosperi
Stefania Puntaroli
Paolo Rinaldi
Giulia Ripandelli
Rodolfo Roschini
Luigi Russo Papotto
Eugenio Sgaravatti
Franco Squadrelli
Angela Tonni Perucci
Isabella Venantini
Maria Pia Zepponi
Anna Massinissa
Giuseppe Salerno
Cinquanta spaventapasseri occupano i Giardini del Poio per reclamare il verde nelle nostre citta'. Opere di altrettanti artisti i 50 spaventapasseri assurgono a simbolo di un piu' equilibrato rapporto tra citta' e ambiente naturale. Acura di Anna Massinissa, Giuseppe Salerno.
Quando l’uomo mai distoglieva i piedi da terra e gli occhi dal cielo, quando lo sguardo andava oltre l’orizzonte dove tutto si ricongiunge, quando lo scorrere lento delle ore, dei giorni, delle stagioni segnava il tempo, quando i mondi dell’anima erano in sintonia con i ritmi dell’universo, quando la coscienza dell’appartenenza e della dipendenza governava il quotidiano, loro erano lì, piccola cosa, a difendere il lavoro d’ogni giorno per la sopravvivenza.
Non certo per scongiurare i nubifragi, i terremoti e le catastrofi, ma per tenere lontani gli uccelli.
Quegli stessi uccelli che nell’ambiente naturale, non condizionato dalla presenza umana, propagano il seme dando vita a vegetazioni “spontanee” i cui frutti, a disposizione di tutti, sono la ricchezza della terra.
Ma l’uomo poi, sempre più chino a curare il “proprio” orticello, ha smesso, scacciati gli uccelli, di osservare le stelle, ha innalzato steccati ed ha preso, dimentico dall’antica coscienza e carico della presunzione di chi vuol sentirsi vicino al creatore, a edificare il suo mondo artificiale.
I crocevia dello scambio e dell’incontro sono divenuti rapidamente, nei secoli, tessuti urbani, megalopoli che, sottraendo la terra ai nostri piedi hanno lasciato che gli orizzonti scomparissero dietro le costruzioni.
Lontane dagli ambienti naturali, le città hanno generato luoghi asettici e scandito ritmi incalzanti che, ignorando l’alternarsi del giorno e della notte, del caldo e del freddo, hanno compromesso il rapporto indissolubile tra l’uomo e il suo habitat determinando nel profondo di ogni anima un malessere esistenziale.
La cultura fondata sulla massima specializzazione, insieme alla tendenza esasperata a frammentare, costringono tutto in recinti sempre più piccoli e tra loro privi di comunicazione.
La città e la campagna, l’asfalto e la terra.
Da tempo gli uomini, prigionieri delle proprie case, non coltivano più la terra mentre l’industria, delegata dalla collettività a governare le grandi serre, non si preoccupa più degli uccelli che, non più intimoriti dagli spaventapasseri, sono braccati dai cacciatori.
E gli uccelli con i loro semi si inurbano.
E mentre tra l’asfalto nascono ciuffi verdi di speranza, gli spaventapasseri tornano a reclamare la propria terra
Giuseppe Salerno
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Giardini del Poio
Complesso del Buon Gesù - Fabriano