Oligoneoptera. Mostra personale. Due i temi di fondo che permettono di avvicinarsi all'essenza del lavoro di Gonzenbach: la stretta relazione che intercorre tra il suo modo di intendere l'attivita' artistica e la scienza e l'importanza del concetto di metamorfosi. A cura di Elio Schenini.
a cura di Elio Schenini
Venerdì 2 settembre si inaugura nell'Ala Est del Museo Cantonale d'Arte la mostra
dell'artista ginevrino Christian Gonzenbach (1975), secondo appuntamento annuale che
il Museo Cantonale d'Arte dedica alla scena artistica svizzera contemporanea.
L'esposizione si colloca nell'ambito del ciclo di mostre curate da Elio Schenini,
che vedono alternarsi artisti ticinesi e artisti provenienti dal resto della
Svizzera con l'intento di offrire al pubblico ticinese uno sguardo sulla produzione
artistica più attuale.
Tra le figure emergenti della scena artistica contemporanea romanda, Gonzenbach
opera sul confine tra ordinario e straordinario, tra banale e meraviglioso,
proponendo, attraverso installazioni, animazioni video e fotografie, un incontro con
una quotidianità che, d'improvviso, si trasfigura nel segno dell'assurdo e della
poesia. Rientra sicuramente in quest'ambito anche la mostra proposta a Lugano, come
preannuncia lo stesso titolo, "Oligoneoptera", termine foneticamente ostico e
vagamente esotico, ma al tempo stesso intuitivamente riconducibile alla terminologia
scientifica. Esso si riferisce infatti ad un superordine di insetti, caratterizzato
da uno sviluppo metamorfico, nel quale gli stadi larvali sono nettamente
differenziati, sia dal punto di vista morfologico che da quello anatomico, dallo
stadio adulto (Per intenderci: farfalle e mosche). Già dal titolo della mostra
risultano quindi evidenti due temi di fondo che permettono di avvicinarsi
all'essenza del lavoro artistico di Gonzenbach: da un lato la stretta relazione che
intercorre tra il suo modo di intendere l'attività artistica e la scienza,
dall'altro l'importanza del concetto di metamorfosi nella sua poetica.
L'opera di Gonzenbach è pervasa da una costante riflessione sul rapporto osmotico
tra natura e cultura; un incessante interrogarsi sugli scambi che esistono tra
queste due entità, solo apparentemente opposte, i cui confini, come evidenziano
molti suoi lavori, spesso si sovrappongono e si intrecciano fondendosi in un
inestricabile viluppo. Nel lavoro di Gonzenbach assistiamo ad una sorta di
incessante metamorfosi che si sviluppa attorno a questa polarità, a una
trasformazione costante della natura in cultura e della cultura in natura.
Nell'Ala Est - oltre ad alcuni recenti lavori dell'artista quali la serie di disegni
a China di grande formato Mind Map e alle sculture del passato rivoltate come guanti
e realizzate in ceramica smaltata - sono esposti anche alcuni lavori precedenti come
le eliografie di Firefly o le pelli di oggetti di Skins. A Hunter's Collection o gli
animali rivoltati di Inverted. Al centro dello spazio espositivo l'artista ha
immaginato una grande scultura in legno dal titolo Fafnir. Quest'opera costituisce
la ricostruzione in scala 1:1 dello scheletro di un aliante progettato e costruito
da Alexandre Lippisch nei primi anni Trenta, il cui nome, Fafnir, è stato preso a
prestito da un drago della mitologia scandinava. Ovviamente, viste le sue dimensioni
(19 metri di apertura alare e 8 m di fusoliera), la struttura dell'aereo che
l'artista ha ricostruito partendo dai piani per la realizzazione di un modellino in
scala non ha potuto che adeguarsi allo spazio in cui è collocato. A metà tra la
carcassa disarticolata di un aereo e lo scheletro snodato di un enorme pterodattilo,
questa scultura non ci parla di schianti o disastri come potrebbe sembrare a prima
vista, ma di esplorazioni dello spazio e di limiti, raccontandoci il paradosso di un
oggetto progettato dall'uomo per librarsi nello spazio sconfinato del cielo, che si
trova ad essere incastrato tra le travi e le pareti anguste di uno spazio
architettonico.
La mostra è stata realizzata con il contributo di:
Pro Helvetia. Fondazione svizzera per la cultura.
Inaugurazione: venerdì 2 settembre 2011, ore 18.30
Museo Cantonale d'Arte
Via Canova 10, Lugano
Orari: mar 14.00-17.00
da mer a dom 10.00-17.00, lun chiuso
Ingresso libero