La doppia personale fa parte del progetto Vis-a-vis e presenta i lavori del duo di artisti svizzeri AlexandFelix, con la serie fotografica intitolata Thirteen Queens, e della giovane fotografa belga Liesje Reyskens, alla sua prima apparizione in Italia con la mostra Love's consumers.
doppia personale a cura di Nicola Davide Angerame
Si tiene il giorno 15 settembre 2011 (ore 18 - 22) presso whitelabs di Milano l'inaugurazione della doppia personale che fa parte del progetto Vis-a-vis e che presenta i lavori del duo di artisti svizzeri AlexandFelix, con la serie fotografica intitolata Thirteen Queens, e della giovane fotografa belga Liesje Reyskens, alla sua prima apparizione in Italia con la mostra Love's consumers.
L'intero progetto è a cura di Nicola Davide Angerame e porta la prima volta in Italia un confronto tra due modi di intendere la fotografia che sono vicini e distanti al tempo stesso.
Entrambi i linguaggi guardano alla pubblicità come fonte stilistica. Entrambi sono propensi a sovraccaricare questo linguaggio ormai divenuto onnipervasivo, al fine di stravolgerne i canoni. Grazie a ciò, escono per la tangente diretti verso la dimensione libera dell'arte, dove il "prodotto commerciale" non è più al centro dell'attenzione ma diventa strumento simbolico a servizio di una nuova femminilità, che non è schiava dell'azienda e del marchio ma è padrona della scena. La saturazione dei colori, il make-up eccessivo, le espressioni stralunate dei personaggi sono parte di una metamorfosi che la fotografia commerciale compie a favore dell'autonomia estetica, la quale a sua volta alimenta una fantasia mordace capace di guidare verso una certa critica sociale.
La metodicità frivola degli svizzeri AlexandFelix fa da contraltare alla sensibilità vagamente sinistra della belga Reyskens. Se i primi tracciano il ritratto di una femminilità carismatica e densa di simboli, che la vestono come una madonna pompeiana, le giovani adolescenti di Reyskens attraggono con il loro lato dark e infantile, capace di mettere in cortocircuito sex appeal e innocenza.
Vis-a-vis è un progetto creato dal critico Nicola Davide Angerame, che lo descrive così: "L'idea di mettere due artisti faccia a faccia, mi è venuta da una impressione forte che lo spazio di whitelabs mi ha suscitato. Ci sono due pareti lunghe oltre 14 metri che si fronteggiano a cinque metri di distanza. Soffitto basso. Pochi spazi sono così. Ci sono le sale, i saloni, gli hangar, le salette, ma questo "muro contro muro" lo vedo solo qui. Allora perchè non sfruttarlo per mettere in dialogo ravvicinato i lavori di artisti che non hanno mai esposto a Milano e che possono qui trovare un luogo di confronto e di conforto. Presenteremo artisti che si amano e che si odiano, i cui lavori sono in sintonia oppure stridono. L'armonia è importante almeno quanto la distonia".
AlexandFelix
Thirteen Queens
Questa serie di 13 lavori, esposti ora nella prima personale italiana del duo svizzero, riscrive i termini e rivede i canoni di una ritrattistica contemporanea che spazia dall'austerità del Van Dyck ritrattista della nobiltà europea fino all'estetica giocosa e ultrapop di un fotografo come LaChapelle. Il risultato è una carrellata di Regine fantasiose e surreali, protagoniste di mondi fantastici che sembrano richiamare i personaggi bislacchi della favole del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupèry. Dopo le bambole post-umane di Hans Bellmer e le operazioni autoinflittesi da parte di Orlan per somigliare ad una propria immagine interiore, questa serie giunge come dentro un solco che unisce l'idea dell'inorganico ad un che di favolistico e fantascientifico.
Le immagini di AlexndFelix sono costruzioni immaginifiche di personaggi che nella pellicolarità del proprio apparire "narrano" a modo loro una propria storia. Queste tredici Regine hanno una loro genealogia nascosta, un albero genealogico che appartiene al mondo della fantasia. C'è qualcosa in loro, in quella normalità degli oggetti-simboli tratti dal mondo più comune del consumo quotidiano, che le rende stranamente fantascientifiche. Ernst Hemingway amava dire che nel romanzo quel che più conta sono i personaggi: la loro rappresentazione è già la loro storia. Allo stesso modo AlexandFelix usano la fotografia per "narrare" alcuni personaggi che potrebbero ben figurare nelle storie assurde di Jules Verne così come in Blade Runner.
Fedeli ad una fotografia purista, nemici delle scorciatoie di photoshop, AlexandFelix vanno fieri del fatto di costruire con le proprie mani ogni elemento del set e del personaggio. I fondali con i cieli nembosi, le scene di flora innaturale e gigantesca che contorna le modelle, gli abiti e le decine di oggetti che ornano le regine sono realizzati artigianalmente dal duo svizzero. Come avviene nei molti casi di stage photography, che sta segnando la storia della fotografia contemporanea, la costruzione del set è parte integrante del lavoro dell'artista, che inizia proprio nella costruzione dell'immagine, come se questa fosse un edificio da progettare e innalzare prima di venire fotografato e svanire.
AlexandFelix portano sulla scena un esercito di donne topo o testa di moto, donne marzapane o revolver, donne glitter o vinile, donne cucchiaio o panino, donne alfabeto o rocket. Sono il ritratto di una nuova umanità futurista o di un Pantheon personale. In un'epoca di ipertrofia dell'immagine pubblicitaria, il duo usa un linguaggio sensorialmente sovreccitato per scavalcare gli "equilibri" della fotografia commerciale e realizzare la propria galleria di fate, streghe e dee contemporanee. Tredici regine.
Liesje Reyskens
Love's consumers
Questa mostra di Lisje Reyskens accoglie per la prima volta in Italia il lavoro della giovane fotografa belga, impegnata nella riscrittura di una femminilità nuova che tratta con molta ironia l'idea della fotografia pubblicitaria. Reyskens riflette sull'utilizzo del corpo femminile come veicolo di codici comportamentali e identitari. Le sue adolescenti esprimono il candore di una femminilità più consapevole ed eccentrica. Alcune di loro sono ritratte con tipici oggetti del lavoro domestico: dal coltello e la lattuga (in testa), al detersivo e la biancheria (in piscina). Altre invece mangiano patatine di McDonald, abbracciano un orsacchiotto o dormono tra lecca-lecca. Reyskens usa gli stereotipi di una fotografia commerciale, che spesso si spinge al limite dell'osceno con richiami sessuali sempre più espliciti, per mettere in campo una propria interpretazione. Così il modello di una donna che lecca maliziosamente un gelato diventa per lei una giovane alle prese con un cono gigantesco su una spiaggia assolata: la scena risulta immediatamente comica, ma Reyskens non si accontenta e ammanta tutti i propri soggetti di elementi dark. L'innocenza delle sue donne è sempre sinistra in un modo quasi subliminale. Se si aggiunge che moltissime delle scene sono immerse nel sole, ambientate all'aria aperta, si capisce bene come l'opera della giovane belga sia il risultato di una serie di stimoli visivi che confluiscono nella definizione di un "tipo" femminile: giovane, scaltra, maliziosamente innocente e in lotta con stereotipi che tentano di addomesticarne l'immaginario con il quale pensarsi e valutarsi nella società contemporanea.
Il titolo della mostra, Consumatrici d'amore, indica appunto questa doppia valenza di seduttrici sedotte. Reyskens non propone una fotografia prettamente sociale ma nondimeno affronta un nucleo importante che regola l'immaginario collettivo in cui noi tutti ci troviamo e che vede le giovani modelle delle riviste di moda (e le giovani lettrici di conseguenza) misurarsi costantemente con le richieste di uno sguardo unidirezionale, votato alla ricerca della seduzione ai fini della promozione del marchio pubblicizzato. Questo esercito di Lolite, che Reyskens frequenta perchè lavora per diverse riviste internazionali di moda, costituisce la materia da riplasmare secondo altri canoni. La loro emancipazione non può passare dal desiderio che su di loro cala dall'alto di uno sguardo maschile (che contagia quello femminile) interessato soltanto al "consumo" del desiderio stesso, ma deve trovare vie alternative che Reyskens non intende come oppositive. Il suo è uno sguardo laterale, soggetto ad una logica dello slittamento. Per questo costruisce set di moda e opera scatti "di moda", ma definalizzati, privi ormai del messaggio banale del prodotto. In tal modo le modelle balzano al centro della scena e diventano personaggi letterari, nabokoviani, "angelici demoni" di racconti hard-boiled e noir oppure "desperate housewife" pronte a consumare il desiderio e non a farsi consumare da uno sguardo desiderante.
In questo cambio di prospettiva, nel passaggio dal corpo-oggetto al corpo-soggetto letterario sta il lavoro di emancipazione del femminile da parte di una giovane fotografa, classe 1984, che non fa segreto di alimentare il proprio immaginario proprio attraverso i canali che la sua fotografia tende a corrodere dall'interno. Imbottendosi di riviste, videoclip, film e mostre d'arte, Reyskens organizza la propria "indigestione visiva" che produce un ripensamento estetico, dove il nutrimento assunto viene reso con segno variato, come se i poli della corrente fossero stati invertiti.
La scarica di colori accesi e la sovraesposizione luminosa, che sono diventati un marchio di fabbrica dell'artista belga, confermano questa lotta che l'artista oggi deve compiere per portare fuori dal contesto "consumistico" l'immagine, specie quella che pone al centro la bellezza femminile. Reyskens ci riesce facendoci sorridere, mentre un piccolo brivido ci attraversa la schiena.
AlexandFelix
Caratteristici per il loro lavoro è la messa in scena che precede lo scatto vero e proprio. Sulla base di oggetti subacquei, materiali artigianali, fondali per le immagini, e AlexandFelix creano fantasiosi mondi spesso un po' assurdi e surreali. Vogliono costruire i loro scenari nel reale e non su uno schermo di computer. Grazie al background realistico, le immagini non danno un'impressione artificiale ma assumono un aspetto vivace e giocoso.
Liesje Reyskens
Il lavoro di Liesje Reyskens è caratterizzato dal colore, il contrasto, l'originalità, la sensualità e l'innocenza. Reyskens inizia a fotografare alle scuole superiore: le feste con gli amici si trasformano in servizi fotografici. Reyskens decide di gettarsi a capofitto in fotografia, frequenta l'Accademia di Media e Design dell'Università Cattolica Limburg University College (KHLim) a Genk.
Nel 2007 Reyskens si laurea con lode per il lavoro fotografico. Ha conosciuto il succeso con la 'Collection Canvas' e le due mostre del Palazzo delle Belle Arti di Bruxelles ('Bozar'). Da qui seguono altre mostre alla "Albus Lux Gallery" a Roosendaal, e pochi mesi dopo presso la "Galleria d'Arte Moderna Ververs" di Amsterdam e il "Van Der Planken" Gallery di Anversa.
La fotografia d'arte apre le porte a Reyskens di riviste e clienti come De Morgen Magazine, Elle Belgio e Goedele, la Cittò di Genk, Design Platform Limburg e Z33, Sony, EMI, agenzia pubblicitaria VLL BBDO, e altro ancora. Fotografa di respiro internazionale (rappresentata internazionale Mrs-Robinson Fotografia @ Amsterdam), Reyskens affronta la fotografia d'arte come un ponte tra realismo e fantasia. Le sue foto ritraggono l'innocenza giovanile.
Opening 15 settembre 2011, 18 - 22
con degustazione di vini dell'azienda Tenuta Tenaglia
whitelabs
via tiraboschi 2, Milano
orario: mar - sab 11 - 19
ingresso libero