Trash. La mostra rende evidente e tangibile il modo in cui l'artista lavora con oggetti e materiali di scarto indagando le storie di ognuno e mostrandone le energie latenti - come attrezzi di pittura, impronte, ed elementi fisici che a volte rimangono incollati sulla tela cessando di muoversi. I dipinti di Colen ripropongono le ricerche sulla gravita' e sul concetto di superficie come piano d'appoggio caratteristiche della meta' del secolo scorso.
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Mi interessa utilizzare il “mondo reale” come materia e forza nel mio processo artistico. Mi piace il modo in cui questi materiali sfuggono in parte al mio controllo, facendo emergere un futuro incerto ma allo stesso tempo dando vita ad un lavoro più definito. Questi materiali hanno una storia, non necessariamente una che io conosca, ma di certo ne hanno una. Non importa quanto io ci provi, gli “oggetti reali” posseggono un’infinità che non riuscirei a definire attraverso la pittura o la scultura.
--Dan Colen
Gagosian Gallery è lieta di annunciare la prima grande mostra di Dan Colen a Roma.
In “Poetry”, l’importante mostra tenutasi nel 2010 presso la Gagosian Gallery di New York, Colen si è avvicinato alla realtà scavandone le potenzialità metafisiche. Invece che ingannare lo sguardo con tecniche che emulano materiali reali, l’artista li aveva effettivamente utilizzati- un muro di mattoni, una rampa e una fila di motociclette personalizzate - trasformandoli in atti audaci e singolari, su scala così imponente da rispecchiare in pieno la sua passione per l’ambiente. Da allora Colen spinge il suo lavoro, coadiuvato anche da un gruppo di assidui collaboratori, verso un regno prettamente e consapevolmente informale; il segno che ne scaturisce (la traccia dell’azione) invece che venire sublimato o nascosto, resta così vivo e visibile. Il tentativo di tenere il controllo su ciò che emerge mantenendo comunque intatta la purezza dell’azione, rappresenta la lotta continua, interna ed esterna, che nutre la relazione tra Colen e la sua opera.
L’attuale fase creativa dell’artista ricorda il flâneur di Charles Baudelaire “che vaga per la città per conoscerla”. Se da un lato Baudelaire definiva il flâneur un dandy disinteressato dotato di potere di osservazione distaccato, sebbene perspicace in ambito estetico, dall’altro gli attribuiva un ruolo chiave di comprensione, partecipazione e rappresentazione della città. Il flâneur ha acquisito gradualmente significato storico e sociale, fino a diventare punto di riferimento per comprendere i fenomeni urbani e la modernità, nonchè simbolo di un modo unico e filosofico di vivere e pensare. Colen ripercorre i margini estetici di artisti di strada - da Robert Rauschenberg a David Hammons e Gabriel Orozco - per ridare vita all’essenza e alla sintassi della pittura, unendo l’intensità della vita reale alla riflessione sui temi dell’immanenza e dell’introspezione.
La mostra “Trash” rende evidente e tangibile il modo in cui l’artista ha imparato a lavorare con oggetti e materiali di scarto indagando le storie di ognuno e mostrandone le energie latenti - come attrezzi di pittura, impronte, ed elementi fisici che a volte rimangono incollati sulla tela cessando di muoversi. Gli intensi dipinti di Colen ripropongono le ricerche sulla gravità e sul concetto di superficie come piano d’appoggio caratteristiche della metà del secolo scorso. Gli esperimenti radicali dei suoi predecessori erano composti da numerosi elementi -- dalla pittura pura all’oggetto riutilizzato -- la cui somma totale costituiva l’opera. Qui l’energico scarto di strada -- una scarpa infradito, un barattolo di vernice, stracci, corde, bottiglie, gomme e così via - diventa lo strumento attraverso il quale l’atto pittorico si anima sulla tela fino a che entrambe le componenti, l’oggetto e la pittura, raggiungono la quiete. Così ogni dipinto rimane una testimonianza forte e fresca del presente e di un’esperienza viscerale, donando momenti inattesi di trascendenza.
Dan Colen è nato nel 1979 nel New Jersey e si è laureato in Pittura presso la Rhode Island School of Art and Design nel 2001. Ha partecipato alla Whitney Biennial, New York (2006) e alle mostre “USA Today” presso la Royal Academy, Londra (2006); “Defamation of Character” presso il PS1 Contemporary Art Center, Long Island, New York (2006) e “Fantastic Politics” presso il National Museum of Art, Architecture and Design, Oslo (2006). Tra le mostre più recenti si annoverano “Skin Fruit: Selections from the Dakis Joannou Collection” presso il New Museum di New York (2010) e “Peanuts” presso l’Astrup Fearnley Museum di Oslo (2011).
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I’m interested in using the “real world” as a material and a force within my process. I like how these materials take some control away from me, allowing for a more uncertain future and yet a more finished piece. These materials come with a history, not one I necessarily know, but a history for sure. There is an infinity in “real world objects” that, no matter how much I try, I couldn’t paint or sculpt into being.
--Dan Colen
Gagosian Gallery Rome is pleased to announce Dan Colen’s first major exhibition in Rome.
In “Poetry,” a large-scale exhibition at Gagosian New York last year, Colen moved closer to reality while plumbing its metaphysical potential. Rather than “deceiving the eye” with techniques that mimic real materials, he used the real materials themselves – a brick wall, a halfpipe, and a row of customized motorcycles -- transforming them in bold and singular acts, and on a scale befitting his romance with environment. Since this time, Colen has been pushing his studio practice, defined with a band of constant collaborators, into a knowingly “informal” realm where the mark (or trace of action) remains live and visible, rather than sublimated or concealed. Trying to control what transpires while making sure that all gestures are sincere is an internal and external struggle that has been instrumental in forming Colen’s relationship to his own work.
Colen’s current phase of artistic development brings to mind Charles Baudelaire’s flâneur “who walks the city in order to experience it". While on one hand Baudelaire characterized the flâneur as a disinterested dandy possessed of detached but aesthetically attuned observation, he also attributed to this character a key role in understanding, participating in, and portraying the city. Over time, the flâneur has accumulated significant historical and sociological meaning as a referent for understanding urban phenomena and modernity, to the point of embodying a complete philosophical way of living and thinking. Spinning through the aesthetic grist of streetwalking artists – from Robert Rauschenberg to David Hammons and Gabriel Orozco – in order to revitalize the very stuff and syntax of painting, Colen combines the intensity of real life with reflection on the subjects of immanence and belief.
The exhibition “Trash” makes visible and palpable how Colen’s studio has learned to work with abject things and materials by tapping into their individual histories and exposing their latent energies -- as painting tools, vestigial imprints, and physical elements that sometimes remain attached to the canvas at the spot where they cease moving. The fervid paintings readdress mid-century painterly investigations of gravity and the flatbed picture plane, but unlike his predecessors’ radical experiments where the composition of elements -- whether pure paint or repurposed objects -- equal the sum total of the work, here the spirited debris of the street -- a flipflop, a paint can, rags, string, bottles, a tire, and so on -- becomes the means by which paint is moved around on the canvas until they both (the tool and the medium) come to rest. Thus each painting is an actual and still-potent record of real time and visceral experience, offering unexpected moments of transcendence.
Dan Colen was born in New Jersey in 1979. He graduated with a BFA in Painting from the Rhode Island School of Art and Design in 2001. Exhibitions include the 2006 Whitney Biennial, New York; “USA Today,” The Royal Academy, London (2006); “Defamation of Character,” PS1 Contemporary Art Center, Long Island, New York (2006); “Fantastic Politics,” The National Museum of Art, Architecture and Design, Oslo (2006); “Skin Fruit: Selections from the Dakis Joannou Collection,” The New Museum, New York (2010); and “Peanuts,” Astrup Fearnley (2011).
Ufficio Stampa Francesca Martinotti
T. +39.06.9784.8570 E. martinotti@lagenziarisorse.it www.francescamartinotti.com
Per tutte le altre informazioni si prega di contattare Gagosian Gallery Roma +39.06.4208.6498 o roma@gagosian.com.
Inaugurazione alla presenza dell’artista: lunedì, 19 settembre, dalle 18 alle 20
Gagosian Gallery Rome
via Francesco Crispi 16 - Roma
orario: mart-Sab 10:30-19
ingresso libero