Gaijin. Un racconto di finzione, uno strumento per la ricerca di identita', un tentativo di confrontarsi con un rifiuto e di affermare la propria eredita' giapponese. Tutte le fotografie esposte sono elaborate in modo ironico e intelligente colme di immagini archetipiche e luoghi comuni. Nell'ambito di FotoGrafia - Festival Internazionale di Roma.
a cura di Alessandro Dandini de Sylva
FotoGrafia Festival Internazionale di Roma
Per uno svizzero io sono un giapponese e per un giapponese io sono uno svizzero o più
propriamente un gaijin1.
David Takashi Favrod è nato a Kobe, in Giappone, da madre giapponese e padre svizzero, e
cresciuto in Svizzera, a Vionnaz, un paese del basso Canton Vallese dove la famiglia si trasferì pochi
mesi dopo la sua nascita. Sebbene lontano dal Giappone, viene esposto alle sue radici attraverso la
cultura e le tradizioni della madre, i racconti di guerra dei nonni e i vari viaggi nel paese d'origine.
All'età di 18 anni gli viene negata la doppia cittadinanza dall'Ambasciata Giapponese - concessa solo
a donne giapponesi che desiderano ottenere la cittadinanza del marito - e da questo rifiuto nasce
l'esigenza di esplorare l'identità negata ed in particolare l'ispirazione per il progetto "Gaijin". Lo stesso
Favrod scrive: — È da questo sentimento di rifiuto e anche dal desiderio di dimostrare che sono
giapponese quanto sono svizzero che ha avuto inizio questo progetto.
"Gaijin" è un racconto di finzione, uno strumento per la ricerca di identità, un tentativo di
confrontarsi con un rifiuto e di affermare la propria eredità giapponese. Ispirato dai racconti di
famiglia, dalla cultura popolare e tradizionale giapponese e dal mondo ancestrale degli spiriti o yōkai
(妖怪), David Favrod elabora in modo ironico e intelligente immagini archetipiche 2 come profonda
riflessione visiva sul complesso rapporto tra il sé e l'altro, l'immagine e la memoria, tra la sua identità
giapponese e la sua storia. Tutte le fotografie della serie sono realizzate in Svizzera e in ogni
immagine, sapientemente composta e colma di riferimenti a luoghi comuni e connotazioni giapponesi, lo
spettatore scopre un ibrido di entrambe i Paesi.
Una riproduzione del Monte Fuji realizzata con un
copriletto, paesaggi romantici in stile svizzero di stampe giapponesi, un coraggioso samurai in armatura
di cartone, ombre di Kaiju (怪獣), mostri misteriosi della fantascienza ispirati al bombardamento atomico
di Hiroshima e Nagasaki, uccelli origami leggeri e immateriali, maschere Nō (能), ritratti fissi e senza
tempo, e materiale d'archivio; da un'immagine all'altra lentamente l'artista ci conduce in un'atmosfera
che offusca la linea tra realtà e immaginazione fino a ricostruire goccia a goccia 3 una personale ed
elaborata visione del suo Giappone.
In collaborazione con Fondazione Pastificio Cerere
Con il supporto di Istituto Svizzero di Roma
Immagine: Autoportrait en poulpe, 2009
Opening mercoledi 21 settembre 2011, ore 19
Fondazione Pastificio Cerere
via degli Ausoni 3, Roma
ingresso libero