Nel tempo e nel mito. A ridosso del centenario della nascita dell'artista, un'ampia e articolata esposizione di 260 opere tra sculture, dipinti, disegni e arte orafa. Lavori coerenti alle sue idee sulla teoria e specializzazione dell'arte e sulla poetica, alla quale e' riservato il compito sostanziale di "far vibrare artisticamente le creazioni degli uomini, di farle entrare nell'eterno olimpo dell'arte".
Lungo l’itinerario d’artista di Mirko Basaldella (1910-1969) grandeggia l’ombra delle monumentali cancellate del sacrario dei martiri delle Fosse Ardeatine: straordinaria e sentita prova artistica all’indomani della Liberazione.
Al dolore ancora così vivo dei parenti e dei compagni di lotta politica delle vittime dell’eccidio, Mirko sa infondere l’energia immortale di uno straziante e altissimo urlo cristallizzato nell’arte.
Noto soprattutto quale scultore Mirko Basaldella è stato un artista ben più complesso e questa sua più ampia vena di disegnatore e pittore da qualche anno è emersa affrancandosi dalla maggiore fama della sua opera plastica, conferendo alla sua attività un più completo e sfaccettato ruolo artistico.
La vasta esposizione cagliese (dopo la tappa romana al Casino dei Principi di Villa Torlonia lo scorso marzo che era invece composta da una stringata selezione di 120 opere) è tesa a ben rappresentare in tutta la sua complessità un artista come Mirko che sempre spinge la sua ricerca plastica e pittorica instancabilmente verso molteplici direzioni. Un artista che peraltro fin dalle esperienze giovanili manifesta un deciso interesse per l’arte orafa alla quale è stato non a caso ora in mostra a Cagli dedicato un giusto spazio.
In questa retrospettiva è stato evidenziato il fecondo sodalizio con Corrado Cagli (1910-1975): un legame che solo in certi momenti sembra far trasparire un’eco dell’influsso di Cagli su Mirko che, peraltro, sono legati dalla stessa costante curiosità necessariamente onnivora verso nuovi linguaggi e tecniche da sperimentare senza però dimenticare la grande tradizione.
Anche quando si muove in aula ingenti memoriae non fa mai un'operazione di tipo archeologico poiché egli agisce nel tempo ritrovato, per "premunire il futuro" scriveva Vigorelli a proposito di Corrado Cagli. Concetto che trova piena rispondenza anche per l’instancabile spirito indagatore di Mirko.
Mirko si è mosso entro differenti e articolati orizzonti sempre coerente alle sue idee sulla teoria e specializzazioni dell’arte e sulla poetica alla quale (attingendo direbbe Mirko “a motivi più profondi e remoti, mossi da impulsi dell’essere primordiale inconscio”) è riservato il compito sostanziale di far vibrare artisticamente le creazioni degli uomini, di farle entrare nell’eterno olimpo dell’arte.
A ridosso del centenario della nascita dell’artista, avvenuta il 28 settembre del 1910 ad Udine, alla mostra “Mirko. Nel tempo e nel mito” -a Cagli dal 24 settembre 2011 al 08 gennaio 2012 a Palazzo Berardi Mochi Zamperoli dopo la tappa romana– è assegnato il compito di celebrare questo importante anniversario offrendo al pubblico la visione della notevole ricchezza di quasi 300 opere: sculture, dipinti, disegni e arte orafa.
L’esposizione, posta sotto il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Cultruali, è curata da Arnaldo Romani Brizzi e Alberto Mazzacchera, ed è promossa dall’Assessorato Beni e Attività Culturali del Comune di Cagli in sinergia con il Comune di Roma la Regione Marche, la Provincia di Pesaro e Urbino e l’Archivio Cagli in Roma. Prestiti fondamentali delle opere sono concessi dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (Edipo, del 1940, e la Chimera, dello stesso anno) e da enti e prestigiose collezioni private. La mostra, inoltre, documenta con alcune piccole sculture l’intensa attività didattica condotta da Mirko alla Harvard University, Cambridge (Massachusetts, USA) per dodici anni, dal 1957 all’anno della morte, il 1969.
Mirko si forma a Venezia, all'Accademia di Belle Arti di Firenze e alla Scuola di Arti Applicate di Monza, sotto la guida di Arturo Martini. Espone per la prima volta a Udine nel 1928, insieme con i due fratelli Afro e Dino, e nel 1934 si trasferisce a Roma avvicinandosi a Corrado Cagli e agli artisti e letterati della galleria della Cometa, luogo in cui tiene la prima esposizione personale nel 1936.
La collaborazione con Corrado Cagli, e il contatto con gli artisti della Scuola Romana, è certo un passaggio fondamentale per il percorso artistico di Mirko che negli anni romani subisce una straordinaria rilevante accelerazione.
Nelle prime sculture in bronzo, la sua tecnica già matura unisce la ricca vena fantastica alla trascrizione del mito alla luce del presente, assecondando le nuove tendenze di ambiente romano. Nella seconda metà degli anni ‘30 espone alla III Quadriennale il David (1937-38) bronzo in cui l'espressionismo degli esordi matura in maggiore eleganza e compiutezza formale. Ora sul finire degli anni Trenta il dinamismo plastico tende a placarsi a favore della ricerca di nuove eleganze formali desunte dalla scultura toscana.
Il percorso espositivo pone in particolare evidenza il rigore civile ed etico della creazione artistica di Mirko, pur con l’inevitabile assenza in mostra della sua opera più nota e celebrata: i tre cancelli in bronzo realizzati a Roma per il Mausoleo delle Fosse Ardeatine, che ovviamente possono essere presentati solo tramite suggestivi bozzetti o documentazione fotografica. Questo lavoro, realizzato tra il 1949 e il 1951, ha contribuito notevolmente all’evoluzione della tecnica dell’artista indirizzandolo verso l’uso di strutture e materiali non tradizionali, quali il cemento, il metallo e le materie plastiche. Una ricerca e una scelta di nuovi materiali, anche poveri o poverissimi, per soluzioni di concettualità più elaborata.
Artista curioso e determinato ad affrontare le sfide innovative della tecnica scultorea e pittorica, Mirko è stato capace di sperimentalismi e di «ribellioni» alle linee e alle imposizioni dettate dalle teorie del momento. Sempre aperto alle evoluzioni artistiche, la sua opera è stata sensibile a suggestioni cubiste o post-cubiste (1946-47) - con la realizzazione di pitture e sculture policrome e polimateriche - alla cultura orientale e alle arti etniche, con la produzione, nel periodo tra il 1953 e il 1960 della serie delle Chimere e l’uso di lamine di rame e di ottone. Si potranno osservare, in questa sede, Oratore e Guerriero, entrambe del 1958.
La ricerca incessante lo porta ad aprirsi con esiti significativi alle suggestioni totemiche. Attinge così all’immaginario collettivo per rappresentare nuovi idoli, maschere, stregoni e per interpretare emozioni e incubi.
Nonostante la sua costante ricerca innovativa, Mirko Basaldella è stato tuttavia fedele nel tempo alla figurazione rigorosa degli anni della sua giovinezza, costanza evidenziata in mostra da un dipinto importante e poco conosciuto La vita nei campi – Transumanza, del 1967, opera che preannuncia, con venti anni di anticipo, future sperimentazioni, da parte di artisti di generazioni successive. A tal proposito vanno citate due importanti opere pittoriche, quali Danza di Arlecchino, del 1958, e Genesi, del 1967.
Tra il 1948 e il 1952 espone in numerose mostre personali a New York, Roma, Milano e nel 1957 è nominato direttore del Desing Workshop alla Harvard University in Massachusetts, dove crea sculture monumentali per collezioni pubbliche e private. Dal 1957 ed il 1969 insegna e lavora negli USA alternando soggiorni estivi a Roma e Forte dei Marmi. Scompare il 24 settembre del 1969 a Cambridge, Massachusetts.
Immagine: Chimera, 1954. Bronzo, cm 84x73x37, Roma, Gnam
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Inaugurazione: Sabato 24 settembre 2011, ore 17
Palazzo Berardi Mochi Zamperoli
piazza S. Francesco - Cagli (PU)
Orari:
25 settembre 2011 – 8 gennaio 2012
da mercoledì a venerdì 09.30 – 13:30
sabato, domenica, festivi 10:30-19:30
lunedì e martedì chiuso
la biglietteria chiude 45 minuti prima
Biglietti:
biglietto: € 7,00 intero; € 5,00 ridotto