Nell'ambito della 7ma edizione della Giornata del Contemporaneo la mostra "Cani e Porci" presenta il lavoro piu' recente di Proia, con lavori definiti quadri-architetture connotati da una tensione alla tridimensionalita'.
a cura di Scarlett Matassi
Testo critico Claudio Strinati
Nell'ambito della settima edizione della Giornata del Contemporaneo
iniziativa promossa annualmente dall'AMACI Associazione dei Musei d'Arte
Contemporanea Italiani l'AOCF58 inaugura sabato 8 ottobre "Cani e Porci",
una mostra che presenta il lavoro più recente di Francesco Proia.
Artista e architetto – ma sarebbe forse più calzante la qualifica di
artista-architetto – Proia si è fatto apprezzare da uno scelto pubblico di
appassionati d'arte contemporanea per lavori che, sebbene non dipinti,
rientrano nella tipologia del quadro: quadri-architetture connotati da una
spiccata tensione alla tridimensionalità. Una vocazione per l’occupazione
dello spazio capace di trasformarli, nelle loro versioni più elaborate, in
quegli ironici, raffinati teatrini o altarini che nel tempo hanno raccolto
attorno alla figura dello schivo artista romano un gruppo di affezionati
cultori in impaziente attesa delle sue rare occasioni espositive. A voler
essere precisi su questo punto, dovremmo parlare di un lasso di tempo di
circa un lustro tra una mostra e l’altra perché l’aspirazione alla
perfezione non conosce fretta e Proia è un artista prezioso anche per via
del suo maniacale perfezionismo.
L’ultimo capitolo di una ricerca quarantennale che, dalla metà degli anni
'80, procede preferibilmente per cicli, si chiama Cani e Porci: una serie di
diciassette lavori del tutto inediti visibili sino al 28 ottobre negli spazi
espositivi della AOCF58, storica galleria romana collocata all'interno di
quell’angolo della capitale appartato e ricco di suggestioni che è il
Borghetto Flaminio.
Nelle eleganti invenzioni create attorno ai protagonisti del ciclo "tredici
cagnolini di plastica contrapposti a sedici rosei porcellini" ritornano gli
atteggiamenti e le peculiarità che sono il marchio di fabbrica di ogni opera
licenziata dall'archiartista. Lo spunto ispiratore nasce sempre
dall'incontro con un oggetto seriale, un'icona, bi o tridimensionale, della
cultura popolare o della produzione di massa. In passato l'innamoramento
visivo è spesso scattato per le immagini della tradizionale devozione
popolare: santini, madonne, statuine del presepe. Questa volta la funzione
di innesco del processo creativo è toccata a un cagnolino di plastica, il
primo di una piccola collezione. E siccome nell'arte di Francesco Proia il
gioco delle parole non si limita a commentare attraverso titoli arguti
quello delle immagini, ma invade a pieno titolo e talvolta indirizza la fase
ideativa, alla raccolta dei cani è inevitabilmente seguita quella dei porci.
Una volta catturate, le fonti della sua ispirazione diventano il fulcro di
un’operazione progettuale il cui scopo primario è quello della loro
reinvenzione, una sorta di addomesticamento ottico e geometrico
dell'immagine ottenuto attraverso l'impiego del rigoroso metodo compositivo
proprio del disegno architettonico. Dalla progettazione architettonica Proia
desume anche i materiali che, con sfrenata immaginazione, utilizza per
creare gli alloggi dei suoi tesori seriali: il plexiglass, il legno, le
carte e i cartoni, gli elementi luce con i loro interruttori, la piccola
metallurgia rintracciata nelle frequenti incursioni presso il negozio del
ferramenta. Le connotazioni popolari, talvolta ai limiti del kitch, che in
partenza caratterizzano le predilette iconografie popolari decantano
all'interno di assetti geometrici governati dalle regole della simmetria. Il
gioco sapiente degli accostamenti impervi alla fine genera eleganza, limpidi
spazi riscaldati da particolari festosi come le onnipresenti lucine degli
addobbi natalizi che - scrive Francesco Bortolini - rappresentano la
punteggiatura del suo discorso artistico, la sutura degli eterogenei e solo
in apparenza incongrui elementi con cui costruisce il suo lavoro.
Artista delle dissonanze condotte ad armonia, Francesco Proia sa dosare alla
perfezione gli ingredienti della sua arte di fusione, felicemente sospesa
tra spirito pop e rigore razionalista. Non manca una spruzzata di magia:
basta accendere l’interruttore e l’effetto è lo stesso della festa di luci
natalizie che rapiscono gli occhi e ti fanno tornare bambino.
Francesco Proia è nato a Roma nel 1953. Ha iniziato a dipingere all’età di
sedici anni. Si è laureato in Architettura. Durante gli anni della
formazione universitaria ha frequentato assiduamente lo studio di Maria Lai,
artista che ha ispirato il suo passaggio dalla pittura a composizioni in cui
i materiali più disparati sono assemblati secondo le regole della
progettazione architettonica.
Ufficio stampa: Scarlett Matassi 345 0825223, info@scarlettmatassi.com
Inaugurazione sabato 8 ottobre dalle ore 18,30
AOCF58
Via Flaminia 58, Roma
Orario lun-ven. 17.00-19.30
Ingresso libero