Ufficio Stampa - Fondazione Torino Musei
Rassegna che prevede la proiezione di 7 film di maestri del cinema giapponese, per un percorso che va dagli anni del muto al cinema contemporaneo, arricchita da un programma di conferenze e percorsi tematici. Primo appuntamento con "Sono nato, ma..." di Ozu Yasujiro.
Il MAO Museo d’Arte Orientale presenta una rassegna di cinema giapponese che si
svolgerà ogni giovedì alle ore 21, a partire dal 29 settembre fino al 10 novembre.
La rassegna cinematografica sarà arricchita da un programma di conferenze e percorsi
tematici che si svolgeranno sempre il giovedì alle ore 18. In particolare, sono
previsti due incontri a cura del Prof. Dario Tomasi, docente di storia e critica del
cinema all’Università di Torino, dedicati al cinema giapponese classico e moderno.
“All’ombra del ciliegio” è un piccolo viaggio lungo la storia di una cinematografia
– tra le più importanti al mondo – che ha saputo sia magnificare i grandi valori
della propria cultura (di cui l’immagine del ciliegio è uno dei simboli più noti)
sia denunciarne gli errori e le contraddizioni. Sette film di sette maestri del
cinema giapponese, per un percorso che va dagli anni del muto al cinema
contemporaneo.
Ozu Yasujiro dipinge con Sono nato, ma..., miglior film nazionale del 1932, un amaro
ritratto della società giapponese del tempo, denunciando apertamente il ruolo
oppressivo di un mondo gerarchicamente strutturato, in cui l’individuo non può fare
a meno di accettare le umilianti logiche del potere. I racconti della luna pallida
d’agosto è un film emblematico dell’intenso estetismo del cinema di Mizoguchi Kenji
e del suo rifarsi ai modelli della cultura classica, attraverso i numerosi
riferimenti al teatro Noh e al suo universo fantastico e sovrannaturale. Kurosawa
Akira apre di fatto le porte dell’Occidente al cinema giapponese con Rashomon,
avvincente detection story che si sviluppa come una sorta di racconto morale; un
film sulle miserie dell’uomo, e sulla sua incapacità di leggere la realtà senza
darne un’immagine assai parziale, se non del tutto distorta. Il cimitero del sole di
Oshima Nagisa è il punto d’avvio del Nuovo Cinema giapponese, che, come la coeva
Nouvelle Vague francese, costituisce un vero e proprio punto a capo della storia del
cinema; il «cimitero» a cui rinvia il titolo del film non è altro che lo stesso
Giappone, che seppellisce il proprio mito rappresentato dall’immagine del «sole».
Tratto dall’omonimo romanzo di Abe Kobo, La donna di sabbia di Teshigahara Hiroshi,
costruito pressoché interamente su due soli personaggi e un unico ambiente, è una
straordinaria metafora del carattere oppressivo della società sull’individuo che,
pur radicandosi in un contesto esplicitamente giapponese, assume una valenza di
carattere universale. La ballata di Narayama di Imamura Shohei è un film dai toni
realistici, che fonde con grande intensità il dramma delle vicende umane alla natura
che fa loro da sfondo e che con queste si integra; l’osservazione antropologica dei
riti quotidiani di una società primitiva permettere di scorgere i tratti che sono
davvero caratterizzanti l’essere umano, al di fuori di quelle maschere e di quelle
convenzioni che ogni società, e quella giapponese in particolare, impongono
all’uomo. Infine, Kitano Takeshi realizza con Hanabi un film che riprende un certo
umanismo del cinema tradizionale giapponese, ma lo colloca in un contesto nuovo, più
duro e disperato, insistendo maggiormente sull’ambiguità dei confini che separano il
bene dal male.
I film proiettati sono doppiati in italiano, oppure con sottotitoli in italiano.
Primo appuntamento
Giovedì 29 settembre, ore 18
"Il cinema giapponese classico"
Conferenza a cura del Prof. Dario Tomasi
Il cinema dell’Asia orientale costituisce oggi una produzione imprescindibile negli
sviluppi del cinema mondiale. Fu proprio un film giapponese, Rashomon (1950) che,
con il Leone d’oro vinto al Festival di Venezia, inaugurò la scoperta del cinema
orientale in Occidente. Il cinema occidentale esercita da subito una viva curiosità
in Giappone; le presentazioni nel 1896 a Kobe del Kinetoscopio Edison e nell’anno
successivo dei più evoluti Cinématographe Lumière e Vitascopio Edison riscuotono un
enorme successo e inaugurano le proiezioni pubbliche.
Nel 1899 nascono i primi film giapponesi, ovvero riprese dal vivo di scene di strada
e di danze di geisha, seguiti dai primi film a soggetto, ossia fedeli adattamenti di
drammi del teatro kabuki. Proprio il teatro, nelle sue svariate forme, è il
protagonista del cinema giapponese classico: oltre alla forte impronta del kabuki,
grande rilievo hanno anche lo shinpa (“nuova scuola”) con un repertorio di
melodrammi basati su storie contemporanee e lo shingeki (“nuovo teatro”) con
adattamenti dal repertorio occidentale. A testimonianza della forte componente
teatrale nella cinematografia giapponese delle origini vi è la fondamentale figura
del benshi (“uomo che tiene un discorso”) che commenta le proiezioni pubbliche dei
film muti come voce narrante e descrive le trame dei film per permettere una
maggiore comprensione e fruizione da parte del pubblico. L’età dell’oro del cinema
giapponese classico si raggiunge con gli anni venti e trenta, periodo nel quale il
pubblico può apprezzare sia i drammi contemporanei gendai-geki che quelli d’epoca
jidai-geki, attraverso le opere di grandi registi quali Ozu Yasujiro e Mizoguchi
Kenji, ovvero la generazione che precede il cinema di Kurosawa Akira.
ore 21 - Proiezione del film:
SONO NATO, MA... (UMARETE WA MITA KEREDO)
di Ozu Yasujirō, 1932
Appena trasferitisi in una casa alla periferia di Tokyo, i due fratellini della
famiglia Yoshii devono faticare non poco per venire a patti con gli altri bambini
del vicinato. Quando finalmente ci riescono, scoprono che il loro padre si umilia
davanti al suo datore di lavoro per conquistarne la benevolenza. Per i due
protagonisti sarà un duro colpo che provocherà un’altrettanto dura reazione.
Sono nato, ma..., designato dalla storica rivista «Kinema Junpō» come il miglior
film nazionale del 1932, è un amaro ritratto della società giapponese dell’epoca,
che denuncia apertamente il ruolo oppressivo di un mondo gerarchicamente
strutturato, in cui l’individuo non può fare a meno di accettare le umilianti
logiche del potere. A rendere ancora più drammatica tale realtà è l’assunzione del
punto di vista dei due ancora inconsapevoli fratellini, attraverso cui la storia è
narrata, che scoprono quanto poco valgano i loro meriti, in un mondo dove a contare
è solo il denaro. Il film è così una sorta di «romanzo di formazione», che segna la
fine dell’infanzia attraverso l’accettazione dell’inevitabilità della sottomissione
a chi conta di più. Il film presenta già molte di quelle opzioni stilistiche che
hanno reso celebre e unico il lavoro di Ozu, come la quasi costante assunzione di un
punto di vista dal basso – che bene si adegua a quello dei due bambini protagonisti
– e i cosiddetti sojikei (pose parallele e movimenti all’unisono di due o più
personaggi), a esprimere quel sentimento di affinità e armonia che è uno degli
aspetti essenziali della cultura giapponese.
Prossimi appuntamenti:
6 ottobre, ore 18
Percorso tematico: Armature dall’estremo Oriente
Ore 21 - I racconti della luna pallida d’agosto (Ugetsu monogatari). Proiezione del film di Mizoguchi Kenji, 1953
13 ottobre, ore 18
Percorso tematico: Scultura lignea giapponese tra religione e arte nelle collezioni MAO
Ore 21 - Rashomon (Rashōmon). Proiezione del film di Kurosawa Akira, 1950
20 ottobre, ore 18
"Il cinema giapponese moderno"
Conferenza a cura del Prof. Dario Tomasi
Ore 21 - Il cimitero del sole (Taiyō no hakaba). Proiezione del film di Ōshima Nagisa, 1960
27 ottobre, ore 18
Percorso tematico: Sete e velluti da Oriente
Ore 21 - La donna di sabbia (Suna no onna). Proiezione del film di Teshigahara Hiroshi, 1964
3 novembre, ore 18
Percorso tematico: Arte su carta
Ore 21 - Proiezione film: La ballata di Narayama (Narayama bushikō). Proiezione del film di Imamura Shōhei, 1983
10 novembre, ore 18
La carta giapponese di produzione artigianale
Conferenza a cura della Dr.ssa Anna Onesti
Ore 21 - Hanabi. Proiezione del film di Kitano Takeshi, 1997
Info: 011 4436927
Museo d'Arte Orientale MAO
Via San Domenico, 11 Torino
Ogni giovedì a partire dalle 18 (fino al 10 novembre)
Gallerie espositive aperte fino alle ore 21, ingresso secondo tariffa ordinaria
Ingresso gratuito alla conferenza e al film fino ad esaurimento posti disponibili