In occasione del 30 anniversario della scomparsa dell'artista la galleria presenta una mostra antologica con una selezione di opere pittoriche.
La mostra ha l’intento di ripercorrere la vita e l’evoluzione della ricerca artistica dell’artista attraverso la fruizione delle sue opere, distribuite in un percorso filo-cronologico nelle due sale della galleria.
Donna colta e di forte personalità, Bice Lazzari è riuscita a guadagnarsi un posto di assoluto rispetto tra gli artisti dell’astrattismo italiano fin dai primi anni della sua carriera. Impresa per nulla facile, visti i tempi difficili in cui si è trovata a lavorare, lottando per la sua svantaggiata condizione di donna nel XX secolo e a cavallo delle due Guerre.
Il suo linguaggio passa lentamente da una costruzione determinata dello spazio del dipinto fino ad una dissoluzione della forma e ad un uso “altro” della materia. Artista “contro corrente”, la Lazzari ha la capacità di sviluppare la sua ricerca conciliando un gran numero di tematiche apparentemente contrarie come: ordine e disordine, forme e informe, organico e inorganico, disegno e materia, comico e tragico. Una serie di paradossi che rendono le sue opere cariche di personalità e che ricongiungono, attraverso la pittura, il disegno, le linee, la sua passione per la musica (data dalla sua prima formazione scolastica) e per la poesia.
Una poetica personale quella dell’artista veneziana, che consiste nell’amalgamare i risultati di una ricerca puramente lirica, intesa come pacato racconto e sommessa confessione, con le teorie della percezione. Nella sua pittura è spesso riconoscibile uno spunto tratto dalla realtà nella quale si percepisce un messaggio che sembra essa stessa ricevere dall’esterno: il visibile, che attraverso le sue opere si trasforma nell’invisibile.
Bice Lazzari nasce il 15 novembre 1900 a Venezia e studia al Conservatorio e all'Accademia di Belle Arti. Fin dalla giovane età dimostra un singolare estro creativo e una spiccata originalità nei suoi lavori che escono dalla classicità dell’accademismo e, dal 1925 al 1932 già si trova a partecipare alle mostre della Fondazione Bevilacqua La Masa con dipinti di carattere figurativo, paesaggi e ritratti. Contemporaneamente svolge una ricerca assai personale nell'ambito della decorazione su tessuti che la porta a sperimentare un precoce linguaggio astratto documentato dalla partecipazione del 1931 alla Bevilacqua La Masa e del 1934 alla sezione arti decorative della Biennale. Frequenta il vivace ambiente veneziano di quegli anni: nel suo studio di fondamenta Rezzonico passano intellettuali come Carlo Izzo e Aldo Camerino, fotografi come Ferruccio Leiss, mentre ferve il dibattito con protagonisti come Mario De Luigi e Carlo Scarpa (quest'ultimo sposa nel 1935 Nini Lazzari, sorella di Bice). Nel 1935 si trasferisce a Roma dove rimarrà fino alla morte e dove, fino alla fine degli anni '40, realizza opere decorative, anche di grandi dimensioni: pannelli per le Triennali, per la Mostra dell'educazione Nazionale e per committenti privati. Nel 1942 sposa l'architetto veneziano Diego Rosa. Nel 1949 esegue il pavimento a mosaico al Cinema Fiammetta e l'anno dopo ottiene il premio alla Biennale di Venezia con un mosaico - La vanità - eseguito da Gino Novello e confluito nella collezione del Museo di Ca' Pesaro. Dopo una prima personale a Roma presso la Galleria La Cassapanca (1951), il lavoro per le arti applicate è affiancato da periodiche verifiche pubbliche dell'attività pittorica, in personali (alla Galleria Schneider nel 1954) e in grandi mostre: la Quadriennale di Roma, le mostre dell'Art Club, il Premio Michetti. Negli anni '50 matura la prima personale interpretazione dell'informale, con gli esiti liricamente sofferti delle "Situazioni" e dei "Racconti". In seguito, la trama geometrica cede il passo alle esigenze espressive della materia e del colore, come documentano le personali di Messina, di Bologna e di Venezia nei primi anni sessanta. Dal 1964 al 1978 (quando dovrà rallentare l'attività per una malattia agli occhi) l'artista lavora a un nuovo ciclo di opere ispirate a un “ritorno all'ordine”: prevalgono linee, intrecci e sequenze in analogia con situazioni di tipo musicale. Nel 1979 subisce due interventi agli occhi ma continua l'attività espositiva, ormai relativa alla storicizzazione della sua esperienza. Muore a Roma il 13 novembre 1981.Opere di Bice Lazzari sono presenti nei principali musei italiani e nelle collezioni private più prestigiose.
Inaugrazione sabato 01 ottobre 2011, ore 18.00
LAC Lagorio Arte Contemporanea
Via Soldini 9/11, Brescia
orario: dal martedì al sabato: 9.30 -12.30 15.30 - 19.30, domenica e lunedì chiuso
Ingresso libero