Future. Per l'artista la fotografia e' introspettiva, il suo sguardo vaga su se stesso, su cio' che lo anima: fantasmi del passato, del presente e anche del futuro.
a cura di Giorgia Loda
Metropolis Cafè, in collaborazione con Studio Sant’Agnese, presenta la mostra personale dell’artista Vito
Carta dal titolo FUTURE, a cura di Giorgia Loda. Vito Carta nato a Milano, città dove risiede e lavora.
Fin dagli anni 70 fotografo free-lance professionista. Costantemente e volentieri al margine del discorso
'produttivo' di fotografo, a causa delle personali ispirazioni ed esigenze artistiche, interrompe definitivamente
ogni collaborazione lavorativa nel 1993. Nel 1995 imbocca la strada artistica esponendo per la sua prima
mostra al Centro Lavoro Arte di Milano. Seguono quattro anni di impegno espressivo in solitaria, tutti dedicati
prima a sperimentare il tralasciato in precedenza, e poi a disperderne il superfluo accumulato. Abbandona
senza rimorsi una ricerca tecnico-estetica fine a se stessa per approcciare con un dialogo più diretto
possibile e spontaneo lo spettatore delle sue immagini. Non impantanato nei nuovi immensi orizzonti delle
possibilità digitali, senza rifiutare la tecnologia, ma rivolgendosi allo studio della pittura per esprimer meglio
l'enfasi comunicativa, sceglie la via di una fusione sintetica fondata sulla necessaria e vitale pratica
espressiva manuale, senza mai abbandonare o disconoscere la matrice di un mondo artistico che è nato
fotografia ancor prima di divenir reale. L’esigenza di una sempre maggiore espressività comunicativa si
convoglia nella tematica stilistica della labilità dell'immagine, sempre vissuta come ricordo autobiografico, ed
in quella contenutistica, idealmente contrapposta, tutta volta all’esasperazione ‘violenta’ dell'emotività.
“Flaconi di profumi femminili appena riconoscibili da ombre, e sullo sfondo, solo sullo sfondo, una donna-ombra che
sembra voler approfittare di uno di quei cosmetici: vanità, seduzione, c’è scritto su due delle etichette. Non marchi, ma
imperativi spesso grotteschi del vivere moderno. Vito Carta non è un moralista, e il suo percorso artistico richiama al
grottesco degli anni ‘20, come se Otto Dix si fosse messo a fotografare acquerelli dilaniati. Ma Carta è un uomo dell’oggi,
la pittura è nei suoi ricordi, l’arte è nel gesto che il pennello elettronico gli fa fare ogni volta che un soggetto lo attrae - per
perturbarlo. Vito Carta non è un moralista, non è un fustigatore dei costumi, ma nemmeno è un fotografo che si prefigge
di dare al pubblico uno sguardo sul mondo. Semmai, la sua fotografia è introspettiva, il suo sguardo vaga su se stesso,
su ciò che lo anima, siano essi fantasmi del passato, del presente e anche del futuro, sia che si tratti di una critica a ciò
che particolarmente lo disturba, e disturbandolo lo attrae. L’artista prova un grande piacere nel deturpare le proprie
immagini per farne qualcosa che dovrà esistere principalmente per l’osservatore; troppo facile, infatti, lasciare i propri
incubi notturni e diurni a dilavarsi nel “non pensarci più” delle occupazioni quotidiane. La fotografia di Carta “sviluppa”
certi incubi rianimandoli, non facendoli scappare; e inoltre fissa forme di rabbia e di disincanto, cartoline dall’inferno e,
talvolta, in una moderazione che spesso gli fa bene, dal purgatorio. Carta è capace anche d’altro, e il suo fare arte si sta
ammorbidendo verso quella che mi pare una testimonianza di maturità: pian piano abbandona gli incubi per lasciarsi
andare, nelle sue ultime opere, a riflessioni come quella di questa foto, un modo di immortalare - causticamente - vanità
e seduzione, patinati diktat contemporanei.
Franz Krauspenhaar
Info: Studio Sant’Agnese, www.studiosantagnese.com
Inaugurazione domenica 2 Ottobre ore 19.30
Metropolis Cafe'
Via Vittor Pisani 5 Milano
Ingresso libero