Dalle intime risonanze ai liquidi cromatismi. In mostra le opere pittoriche dell'artista tra "una notevole sensibilita' coloristica e una spiccata ricchezza gestuale" (Carlo Roberto Sciascia).
a cura di Alessandra Fiore
Presentazione di Carlo Roberto Sciascia
Mattia Fiore è membro dell’Accademia Internazionale d’Arte Moderna di Roma .
Ha conseguito il 1° Premio Henry Moore all’Accademia Internazionale d’Arte Moderna di Roma ed il 2° Premio Internazionale di Pittura “Medusa Aures” organizzato dall’Accademia di Romania in Roma ; gli viene conferito il titolo di Cavaliere accademico dall’Accademia Internazionale “Greci-Marino” del Verbano ; insignito di medaglia d’oro al merito artistico culturale .
Mattia Fiore e’ stato scelto dalla Federazione Italiana Scuole Materne nell’ambito di un progetto artistico-didattico inaugurato a Ciano d’Enza di Canossa ed incentrato su 8 autori e sui loro modi espressivi : Jackson Pollock
( azione-colore) ,Mattia Fiore ( macchie fluide) , Vincent Van Gogh (colore –materia), Enrico Baj ( assemblage), Kazimir Malevic ( forma-colore) , Daniele Masacci (collage-pittage), di nuovo Enrico Baj (scultura lignea) e Keith Harring
( arte stilizzata )
Ha esposto le sue opere in sedi nazionali ed internazionali di grande importanza artistica , quali Napoli( Castel dell’Ovo, Castel Nuovo (Maschio Angioino), Roma (Sale del Bramante , Palazzo Barberini,Accademia di Romania ),Firenze (Fortezza da Basso - Biennale Internazionale di Arte Contemporanea),Arezzo( Palazzo Pretorio), , Milano(Galleria “La Giostra del Torchio”), Bologna(Galleria "Centro Arte Bologna"),Palermo (Palazzo delle Aquile),Caserta(Palazzo Reale, Complesso Monumentale Belvedere di S. Leucio ,Duomo di Casertavecchia ),Urbino (Rotary Club) ,Barcellona, Londra (Harrow Art Center), Parigi (Galleria “Le Carre D’Or ”), Praga(Galleria ZELEZNA),S. Pietroburgo (Palazzo della Stampa) ,Amsterdam,Kalkis (Sala Comunale), ,Montecarlo (Marriot Hotel), Benidorn (Sala Comunale)Berlino( Galleria "Pinna" ) e New York (Queen Gallery 4th Avenue).
Le ultime due mostre personali sono state realizzate presso le Sale espositive “Le Terrazze” di Castel dell’Ovo ( NA ) e la Sala Carlo V° del Castel Nuovo di Napoli (Maschio Angioino) .
Opere in esposizione permanente sono presso il museo di Morcone (BN) ,il convento della Basilica di S.Francesco di Assisi (PG), Meeting point Catacombe di S. Gennaro ( NA ) ,la chiesa Abbaziale di S.Maria Maggiore di Montecalvo Irpino (AV) , Castel dell’Ovo (NA) , il Museo d’Arte Moderna di Capua (CE) , l’Head Office di Unilever Italia (RM) e presso il Duomo di Casertavecchia (CE).
Il critico Carlo Roberto Sciascia ha affermato : “Mattia Fiore, in una sorta di controllato sconfinamento, dipana un’armonia di colori dalla decisa valenza interiore con un fluire di tessiture cromatiche e di sfilacciata luminosità; la trama pittorica, privata del limite della forma e del peso della materia, si evolve in frammenti di sensazioni ed in un pulviscolo di incorporee emozioni,generando un magma silenzioso e decantato”.
Mattia Fiore: dalle intime risonanze ai liquidi cromatismi
di Carlo Roberto Sciascia
Mattia Fiore è un artista che abbina ad una notevole sensibilità coloristica una spiccata ricchezza gestuale,la quale gli permette di avventurarsi in discorsi intimi e nei segreti meandri della mente; egli crea un contesto sognante grazie ad una tavolozza che, più accesa inizialmente ed a tratti anche energica, con il tempo si è stemperata in pacati echi fluidi della memoria.
Sulla superficie pittorica il maestro percorre i misteriosi sentieri della psiche tracciando linee e stendendo con cura i colori tra forme fluide sovrapposte e riflessi del mondo interiore, laddove si affollano molteplici elementi fusi in suggestivi segni visivi tra luci e vibrazioni.
Ricollegandosi alla pittura gestuale di Jackson Pollock o a quella spaziale di Kandinskij, l’artista si avvia sulla strada di un informale basato sui cromatismi
più che sui segni; questi ultimi, appaiono fondamentalmente come limite alla “rapsodia di colori” in un iter che nelle emozioni ha il suo presupposto.
Fiore personalizza uno stile personale senza perdere la freschezza del linguaggio e senza rinunciare ad imprimere un segno forte e rapido su ogni opera da lui realizzata. I suoi cromatismi, inizialmente, sembrano emanare un fresco profumo: sono dotati di luce ed immediatezza appropriati che, passando prima dagli occhi, sa arrivare diritto al cuore.
Le sue opere propongono immagini di attimi senza tempo in proiezione verso un’altra dimensione, silenziosi, in equilibrio anche nel caos sfilacciato dal vento in mille arcobaleni.
Dopo aver intrapreso un suggestivo percorso di ricognizione nel labirinto immaginario dell’intellettomediante un linguaggio artistico variamente sfaccettato, in simbiosi con cromatismi dal colore intenso e segni fuggenti verso l’esterno suscita un vortice evolutivo dalla resa tersa e intellettuale che si riflette nelle opere rivelando inquietudini e speranze; la pennellata vibra intensamente in un universo percettivo mentre delinea architetture cromatiche, definite nel segno che diviene improvvisamente astratto.
In questo periodo il suo mondo si fa vibrante ed intenso e vive di mille colori che si dipanano in percorsi sinuosi, che attraversano la superficie pittorica fino a renderla un unico magma denso e corposo. I turbamenti dell’anima, materializzatisi in guizzi cromatici, lo animano con presenze inquiete e sfuggenti.
Sono i luoghi della personale misteriosa interiorità, densi di suggestioni imperscrutabili che scaturiscono dal profondo io, ma che si avvalgono della quotidianità per recuperare sensazioni intime istintive.
Mattia Fiore, in una sorta di controllato sconfinamento, dipana un’armonia di colori dalla decisa valenza interiore con un fluire di tessiture cromatiche e di sfilacciata luminosità; la trama pittorica, privata del limite della forma e del peso della materia, si evolve in frammenti di sensazioni ed in un pulviscolo di incorporee emozioni,
generando un magma silenzioso e decantato.
L’immagine stessa si frantuma in misteriosi segni dall’intensa gestualità alla ricerca dell’attimo fuggente e, quale apparizione sospesa nel tempo, si stempera in un magma dal vigoroso dinamismo e in un’esplosione di mille densi e accesi colori, dalla tonalità decisa. In un clima di forti risonanze intime, di emozioni psichiche elaborate su un tessuto spirituale personale, l’artista evolve filamenti compatti in sprazzi vorticosi,
che si chiudono quasi in un desiderio di intimità, dal quale sembra voler tenere fuori il fruitore; quindi, alla piena disponibilità ad accogliere ogni sensazione proveniente dall’esterno, fa riscontro una resistenza a farsi conoscere al mondo circostante.
Le opere di Mattia Fiore finiscono con l’apparire isole del proprio io, monadi che si rincorrono in circolo e si tuffano nell’ignoto dei propri sentimenti.
Il suo segno pittorico si esalta con lirica sensibilità in una tensione visionaria e intimista di immediata percezione visiva che, nel riflesso psicologico, sa decantare le ansie e le inquietudini dell’uomo.
È un’arte impulsiva, legata solo a sussulti istintivi, ai piaceri derivanti dalla trepidazione che si traduce in opere puramente cromatiche e segniche; notevole è, infatti, l’impulso introspettivo nell’artista che lo induce alla meditazione e finisce per rivelare sé stesso negli accenti più lirici ed accattivanti trascendenti la forma.
La minima vibrazione del cuore, la delicata emozione sono percepite dall’artista che li proietta in elementi cromatici ed in intenso dinamismo gestuale capaci di far esplodere le appassionate sensazioni della vita segreta dell’io, mai veramente svelato in tutte le sue sfaccettature.
Un’energica e vitale espressività segnica gestuale, liberatasi da ogni specie di schema compositivo, assume i toni di una sinfonia coloristica in un volo di onde cromatiche e di segmenti protesi verso l’infinito dall’ intensità dei sogni in un ondeggiare ascensionale dei segni.
L‘espressione “sfrangiata” del proprio io pulsa in pulsioni esistenziali, celate nell’animo, e va consolidandosi sempre più in un’espressione sinestetica che spalanca
il cosmo con un dinamismo espressivo intenso e ricco.
Nasce una spazialità virtuale, che emerge dal dinamico groviglio dello spazio esistenziale e vitale della pittura, e tutto si risolve l’urgenza espressiva in pura esplosione di segni, gesti e materia cromatica.
La sua personalità decisa gli impone di tessere trame colorate, immateriali anche se naturali in grado di tendere all’indefinibile per captare nell’immaginario lo stesso caos primordiale e magmatico; questo nuovo elemento gli fa ricercare ed analizzare la materia vista come microcosmo, eco di frammenti spirituali e conseguenza di quella visione in bilico tra la pura emozione ed il sogno capace di recuperare la memoria del cuore.
Il “tempo interiore”, che scandisce la sfera della memoria, in una dimensione spazio temporale recupera l’anima e la coscienza dell’uomo, mentre emotività ed istinto offrono tonalità e variazioni cromatiche uniche e irrefrenabili.
L’artista, allora, si slancia in appassionate tentazioni tratte dal suo inconscio e crea sogni cosmici nei quali si affollano, fino ad esplodere, ribollimenti gioiosi in libera agitazione nell’etere perennemente in fieri; ogni stato d’animo diventa un frammento d’infinito, un attimo fuggente ed irripetibile nelle sue sfumature.
Anche i colori, utilizzati allo stato puro per non danneggiare quella loro immediatezza e “veridicità”, non hanno riferimenti nel mondo fisico e materico, ma si proiettano verso il mondo intimo e spontaneo dell’essenza dell’umanità; l’artista, infatti, si slancia in appassionate tentazioni tratte dal suo inconscio e crea sogni cosmici nei quali si affollano, fino ad esplodere, ribollimenti gioiosi in libera agitazione nell’etere perennemente
in fieri.
Gli elementi cromodinamici, che agitano le tele di Mattia Fiore, si dissolvono in avvolgenti flutti appassionati, senza mai stemperarsi, per accedere al cosmo del nostro io, contenitore di tempo e spazio.
Una miriade di tracce guizzanti vivificano l’insieme, mentre la memoria abbandona la forma per i turbamenti di momenti vissuti profondamente ed i luoghi della propria interiorità, misteriosi e suggestivi in un’apparenza caotica ed inquieta, fanno viaggiare la mente del fruitore in un turbine armonioso di pura energia.
Da quel momento il mondo vibrante ed intenso dell’artista campano diventa eco di emozioni profonde, di turbamenti dell’anima, di istanti vissuti appieno con passione mediterranea; in una caotica apparenza, egli stimola il fruitore ad intraprendere un viaggio nel suo mondo interiore e rendere palpabili le suggestioni più immediate.
Tutto vive in mille colori, dipanandosi in percorsi sinuosi che attraversano la superficie pittorica fino a renderla un unico magma denso e corposo; turbamenti dell’anima, materializzatisi in guizzi cromatici, lo animano con presenze inquiete e sfuggenti.
Sono i luoghi della personale misteriosa interiorità, densi di suggestioni imperscrutabili che scaturiscono dal profondo io ma che si avvalgono della quotidianità per recuperare sensazioni intime istintive.
L’artista interviene sulla superficie pittorica con accesa passionalità ed estrema sensibilità, cercando di far affiorare sensazioni ed emozioni da macchie fluide che si spargono invadendo ambiti intimi dal sapore universale; le sue opere riescono a immergere il fruitore in spazi incontaminati ove ogni animo può placarsi ed entrare in simbiosi con l’armonia dell’universo.
Artista tipicamente mediterraneo, Fiore trasmette la passionalità del sole con l’irrequietezza del mare, lo splendore della natura con la gioia dei profumi e dei sapori in ogni suo lavoro.
Le sue intime suggestioni ed i suoi reconditi pensieri disegnano apparizioni improntate essenzialmente all’astrattismo senza disdegnare qua e là di far affiorare i contorni del reale; le forme, in tal caso appena accennate, si pongono alla ricerca affannosa
di identità, mentre i pigmenti primitivi entrano in gioco a segmentare le sensazioni in un insieme emotivamente accattivante, forte di stemperate variazioni tonali.
L’intensa attività pittorica di Mattia Fiore dà la misura del suo totale coinvolgimento in una dimensione che non è solo artistica, ma anche e soprattutto spirituale; egli, infatti, trasferisce sulla tela la sua espressività più autentica e genuina e, al tempo stesso, il suo “alter ego”.
Similmente a Kafka e a Joice, sperimentatori in campo letterario di una dinamica interiore che rifugge da schemi o collocazioni, ma che vive di per sé in un convulso alternarsi di sensazioni sovrapposte, a volte parallele, a volte divergenti, il suo mondo si sviluppa quasi esclusivamente in “schegge” colorate in un ambito emozionale, in cui egli stesso radica il suo sentimento e le sue pulsioni.
Avvalendosi di contenuti e significati inconsci, che riaffiorano sulla superficie pittorica alla ricerca di un insperato equilibrio, delinea architetture di moti interiori e sogni capaci di accentuare il sentore spirituale e, contemporaneamente, vivificare il fascino ancestrale e ravvivare il segno per farlo diventare un’impronta polverizzata dell’”io” di fronte alla realtà.
La sua, infatti, è un’arte serena ma esplosiva nei cromatismi ed affascinante nei messaggi ma, fondamentalmente, dinamica e in una perenne evoluzione dettata dalla cadenza delle linee, frutto della disgregazione delle immagini in frammenti a sottolineare l’estrema apparenza del reale; essa riesce a confrontare le forze primigenie dell’universo con le intime atmosfere che dalla psiche irradiano segmenti ora delicati ora violenti che vagano tra elementi naturali e spirituali.
È questo il naturale substrato, indispensabile per affidare alle tele pensieri ed emozioni, ammantato di chiarori e luci tenui dai contorni labili ed il segno avvolgente, di
riflessi e sottili riverberi.
“Come è insignificante il mondo per chi si copre il volto con le mani e non vede altro che le loro linee - afferma il libanese Kahlil Gibran che ne “Il Profeta” precisa: “Il pensiero è un uccello dell’aria che in una gabbia di parole (o forme) può spiegare le ali, ma non può certo volare”.
L’uomo, infatti, vive stati d’animo e appare una monade leibziana che percepisce il mondo esterno in modo soggettivo; si deve porre al bando, quindi, l’oggettività che maschera il desiderio di affermare la propria soggettività e, quindi, la propria essenza.
Pigmentazioni insolite e indefinite rendono gli slanci gestuali dell’artista sulla tela ricchi di forti valenze emotive che traggono dall’inconscio, più che dal subconscio, percezioni essenziali e contenuti diversi; ogni tensione latente e tutte le inquietudini sembrano assopirsi di fronte al calore sprigionato dalle visioni “liquefatte” ed armoniose.
Le infinite sfumature tonali, che si avvertono fuori di noi, sono filtrate dal nostro io e ne
diventano parte integrante fino a condizionarne l’essere; in un emozionante sogno cosmico, che abbraccia tutto il mondo e l’uomo vivificato in vorticose sensazioni, vere perchè vissute, l’artista si avventura nel cyberspazio dell’inconscio.
L’artista riesce ad instaurare un dialogo con il proprio inconscio, fatto di proiezioni dell’io, le quali si inseguono gioiose, di elementi segnici che suggeriscono idee, di cromatismi che
si stemperano senza tregua; è un fluire di colori e di tinte che si propongono nel continuo distacco dell’immagine, ma che, pur sempre, ne proiettano il contenuto e rimandano i messaggi ancestrali, privi della bellezza delle forme stesse che spesso
distrae dall’essenza.
L’insieme nasce, in una sua prima fase creativa, sull’onda della suggestione “informale”, mentre in seguito si avvale di una struttura compositiva che Fiore articola opportunamente in vera e propria impalcatura architettonica. I segni, che attraversano la superficie pittorica e si sciolgono in fluide liquidità, vivono di un’istintività estrema; la gestualità del tratto si allarga, però, fino a penetrare oltre il suo confine ultimo ed invadere
la “non forma” in un abbraccio imperioso e deciso.
Le forme appena accennate si aprono a volte in un ricerca affannosa di identità, mentre pigmenti primitivi entrano in gioco a frantumare le sensazioni in un insieme
emotivamente accattivante, forte di digradate variazioni tonali.
Mattia Fiore delinea i luoghi della sua personale e misteriosa interiorità, densi di suggestioni imperscrutabili perché scaturite dal profondo del suo io, e recupera le sensazioni più intime ed istintive in un mondo fatto di luci, colori e segni; frantuma, poi, l’immagine in imperscrutabili frammenti dalla vivace gestualità, sempre alla ricerca dell’attimo fluido che sospende le apparizioni in un’armonia stemperata da gesti dal vigoroso dinamismo e dalle dense e sciolte tonalità.
Svincolato da una progettualità legata alla figura, l’artista sviluppa un discorso astratto con incisività pittorica in grado di esprimere interamente ogni fervore e moto in un cromatismo frammentato in meditazione estreme rese vive da lampi e introspezioni; nelle sue opere si avverte, però, anche un’inquietudine corposa e ricca di slanci spontanei, tipici di una personalità non condizionata e tesa alla cultura incessante della verità.
Le sue opere, legate a guizzi primitivi, a sensualità derivanti da desideri tradotti in liquide fantasie, ad impulsi introspettivi dettati dai momenti di sincera meditazione, rivelano lirici accenti, che trascendono la forma; sono rilevanti vibrazioni del cuore, delicate emozioni percepite e presentate con elementi cromatici e vigoroso dinamismo gestuale. La superficie pittorica si anima, così, di illuminazioni improvvise e vorticose, che si dipanano in fluidi e delicati e impalpabili orditi, mentre sensazioni intense hanno quale riscontro profonde riflessioni sull’ignoto dei propri sentimenti.
La sua pittura oscilla fra la qualità ottica di macchie di colore stese e la leggerezza sospesa di sensibili segni modulati dalle intime emozioni … emozioni instabili, ricordi vivi, esperienze vissute intimamente condensate in gesti spontanei e sinceri.
L’artista intrattiene, quindi, con la realtà un dialogo fatto di immagini, che si inseguono gioiose, di elementi grafici che suggeriscono idee, di colori, che si sovrappongono senza tregua in un fluire di contorni, e di tinte in perenne dinamismo nel loro ripudio
dell’immagine formale ma contenutistica; ogni emozione, scaturenti dal profondo dell’io, diviene la base sulla quale vivere forti valenze esistenziali.
Mattia Fiore inserisce le più intime suggestioni, dettate dai suoi reconditi pensieri e dall’irruente emotività, nella sua tavola, spazio di una proiezione psicologica, riflesso di uno spirito contemplativo, che ricerca il dialogo con l’assoluto per evadere dalla condizione immanente.
L’istintivo senso artistico guida il gesto liricamente nella perfetta libertà, perchè “è insignificante il mondo per chi si copre il volto con le mani e non vede altro che le loro linee” e “Il pensiero è un uccello dell’aria che in una gabbia di parole (o forme) può spiegare le ali, ma non può certo volare” (Kahlil Gibran).
Nel caotico magma cromatico, sempre alla ricerca di nuovi rapporti di equilibrio tra le parti per dare armonia all’insieme,
Fiore sceglie quale punto fermo e luogo fisico i paesaggi della sua mente nei quali, tuttavia, si possono riconoscere elementi della umanità intera e/o complesse architetture antiche. Il colore, graffio dalla tinta distesa e dai filamenti sbiaditi che racchiudono pensieri e voci interiori, si avalgono di lievi guizzi materici, rivoli di colori, o puntillismi astratti.
La forma e il contenuto, in tal modo, si uniformano, plasmati in un gioco che dà libero spazio alla sua creatività ed è animato da uno slancio vitale che accarezza la melodia del
colore.
La forza icastica della sua pittura è, dunque, nella percezione e nella ricerca dell’infinito, nella metafora dell’amore che ricama grovigli di segni pervasi d’arcobaleno.
Talvolta il materico, appena sussurrato, sottolinea contorni, definisce l’essenza della composizione e allora il fulcro del componimento si articola in puntini sospesi, che esprimono il frammentismo delle sensazioni e la poesia della vita, in un intreccio di segni che abbracciano i colori e in un’articolazione di linee curve, aggrovigliate e sovrapposte, ma matericamente vitali.
Il linguaggio impulsivo ed emotivo di Mattia Fiore è legato alle sfere più profonde e meno razionali dell’Io, che rivendicano una loro legittimazione e un loro spazio e contribuiscono a definire un’estetica compiuta e coerente che emerge dall’informale in una specifica valorizzazione della materia, del segno e del gesto pittorico in sé.
Sede evento: Palazzo Reale di Caserta - Salone di rappresentanza della Pro Loco -Viale Giulio Douhet, 2a, 81100 Caserta
Ambito:Settima Edizione della Giornata del Contemporaneo,
organizzata da AMACI–Associazione deiMusei d’Arte Contemporanea Italiani
Ringraziamenti a:
- Presidente della Pro Loco di Caserta ,Dott. Francesco Giaquinto
Allestimento a cura di: Arch. Immacolata Fusco
Fotografie a cura di : ©sfoca.photo / http://www.sfoca.it/www.sfoca.it
Art Making Exposition Services: Ernesto Zevola
Ufficio Stampa:
Antonio Parrella
tel. 3494526786
Inaugurazione: sabato 8 ottobre 2011, ore 11:00
In occasione della Settima Edizione della Giornata del Contemporaneo, sabato 8 ottobre, l’artista ha aderito all’invito dell’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani – AMACI , garantendo l’apertura al pubblico nei seguenti orari : 10:00 -12:00 ; 15:00 -19:00
Reggia di Caserta
via Giulio Dohuet, 22 - Caserta
Aperta ogni giorno ore 9:00 alle 12:00
Domenica ore 09:30 – 11:30
e su appuntamento
Ingresso libero