Hello. La seconda personale in Italia dell'artista danese "si confronta con la spesa illimitata e la passiva indifferenza come modalita' di resistenza". In mostra installazioni multimediali, stampe a getto d'inchiosto e gruppi di fotografie.
Hello
contiene in sé una certa impalpabilità. Rispetto alle altre parole, si percepisce più come suono che come comunicazione di
significato. Quando Thomas Edison scoprì il principio del suono registrato, la prima parola che urlò nella macchina fu ‘halloo’. Hello
è il titolo dell’audio piece che, con un tono correttamente accentato e una tentata neutralità, vi parlerà quando entrate nella
Fondazione Giuliani. Hello è anche il titolo di questa mostra.
Mi capita spesso di soffrire di vertigini improvvise quando mi trovo a pensare che forse gli oggetti si raggruppino da soli.
- Pablo Henrik Llambias
Sarà così: quando sarete in piedi o camminerete su O and No, il pavimento di una palestra assemblato con un intento diverso
rispetto alla disciplina tipica dello sport, vedrete che questo è stato ridotto ad un’immagine. Un’immagine di eccesso materiale.
Oppure un’immagine del nulla. Un’immagine di quello che trasforma hell (inferno) in hello. Sui muri vedrete O: in queste stampe a
getto d’inchiostro lo stesso soggetto è riprodotto più e più volte, solo in differenti colori e stili. Essi hanno la loro origine in
Word, un programma realizzato nel 1983 da Microsoft. In questo programma, viene offerta una gamma selezionata di colori e
dimensioni per la produzione e l’output di lettere e numeri. Viene anche offerta la possibilità di annullare poi queste scelte. Questi
O sono incompiuti. Non hanno mai chiuso il cerchio per diventare buchi nel linguaggio. Semplicemente ricambiano il sorriso. Se O
è un oggetto, è un oggetto che non significa niente.
Things Thinking Things consiste in gruppi di oggetti fotografati, scelti in base alla più semplice delle regole fonetiche, quel profano
strumento poetico: la rima. Qui, la rima è una macchina sputa oggetti. Ogni famiglia di oggetti viene sovrapposta secondo la
generazione. E infine, Produce. Sono state prese stampanti qualsiasi direttamente dalla confezione, appese al muro, lingua fuori.
Sono state scollegate nel bel mezzo della stampa del loro primissimo foglio di carta, e adesso sono li, appese, come a sostituire la
cornice, che altrimenti avrebbe sostenuto l’immagine. La nuova bici non esiste.
Hello è la mia seconda mostra in Italia questo autunno. La prima, intitolata O, ha inaugurato a Milano qualche settimana fa. O, una
sorta di eco prematura di Hello, oscilla tra il troppo e il meno di niente. Si potrebbe dire lo stesso per Hello, ma questa mostra fa
un passo avanti. Hello si confronta con la spesa illimitata e la passiva indifferenza come modalità di resistenza.
Cari saluti,
Simon Dybbroe Møller
Berlino, Settembre 2011
Simon Dybbroe Møller è nato nel 1976 ad Aarhus, Danimarca. Vive e lavora a Berlino. Tra le più recenti mostre personali si possono annoverare The Barbican
Centre (ad avvenire, 2012); O, Francesca Minini, Milano (2011); Rest On Your Belly In The Mud, Laura Bartlett Gallery, Londra (2011); Flotsam and Jetsam,
Badischer Kunstverein, Karlsruhe (con Jacob Dahl Jürgensen) (2011); Brain, UMMA Projects, University of Michigan, Museum of Art, Ann Arbor (2010); Fast
Flickering Black Bugs on a Cool White Background, Galerie Kamm, Berlino (2010); Appendix, Frankfurter Kunstverein (2009); Kompendium, Kunstverein Hannover
(2009). Tra le principali mostre collettive Dance Your Life, Centre Pompidou, Parigi (2011); A Slowdown at the Museum, Extra City Kunsthal, Anversa (2011);
Momentum 2011 - 6th Nordic Biennial for Contemporary Art, Moss, Norvegia (2011).
Ufficio stampa: Elena Bari | NewRelease – press@newrelease.it - 02.47956722 - 3289781241
Inaugurazione: sabato 8 ottobre 2011 dalle 12 alle 17
Fondazione Giuliani per l’arte contemporanea
via Gustavo Bianchi, 1 – 00153 Roma
da martedì a sabato dalle 15:00 alle 19:30pm, e su appuntamento