Annalisa Achenza
Silvia Argiolas
Luisanna Atzei
Maria Cristina Boi
Francesca Corradini
Simone Dulcis
Marina Madeddu
Maria Grazia Medda
Marco Nateri
Franca Nurchis
Paolo Ollano
Antonello Ottonello
Marilena Pitturru
Margherita Usai
Wanda Nazzari
Alcuni artisti, scelti per la particolarita' della loro ricerca, sono stati invitati a realizzare un abito che riveli, insieme al pensiero creativo, anche la preziosa artigianalità del fare.
Venerdì 17 gennaio, alle ore 19,00, negli spazi espositivi del Centro
Culturale Man Ray, in via Lamarmora 140 a Cagliari, verrà inaugurata la
collettiva dal titolo 'LA TRAMA E OLTRE Abiti d'artista'. L'iniziativa
curata da Wanda Nazzari, vede in mostra le opere di Annalisa Achenza, Silvia Argiolas, Luisanna Atzei, Maria Cristina Boi, Francesca Corradini, Simone Dulcis, Marina Madeddu, Maria Grazia Medda, Marco Nateri, Franca Nurchis, Paolo Ollano, Antonello Ottonello, Marilena Pitturru, Margherita Usai.
La mostra potrà essere visitata dal 17 al 31 gennaio 2003, tutti i giorni,
esclusa la domenica e i lunedì, dalle ore 18,30 alle ore 20,30.
L'abito non è altro che il linguaggio del nostro corpo e, perciò, della
nostra identità ; è il mezzo per dire chi siamo o chi vorremmo essere, è,
insomma, il riflesso di un tempo e di una cultura tradotta in apparenze
materiche. L'abito perciò ci rappresenta come un altro io, una sorta di
doppio che manifesta l'appartenenza del nostro essere. Ma l'abito può
diventare anche un gioco con gli altri e con se stessi, un possibile
travestimento per nascondere il proprio privato, per essere altro da se.
Talvolta, l'abito può prendere la forma di un oggetto del desiderio, in cui
si rapprendono pulsioni consce ed inconsce, tanto più, poi, se a pensarlo è
un artista che, delle forme consuete, fa opera d'arte, indossabile o solo
godibile nella creatività manuale ed estetica.
Alcuni artisti, scelti per la particolarità della loro ricerca, sono stati
invitati a realizzare un abito che riveli, insieme al pensiero creativo,
anche la preziosa artigianalità del fare. Abiti d'artista quindi! Abiti
fantastici che raccontano fiabe o che si ispirano ad accadimenti reali,
abiti per sognare o per difendersi, abiti da godere e da guardare come opera
d'arte.
Come una pelle che mostra ancora i segni del corpo si apre l'abito scultura
di Marilena Pitturru. Corte maniche rivelano braccia protese come piccoli
ali.
"Intoccabile" è il titolo dell'opera di Annalisa Achenza. Gioiosamente
dipinta, ma lacerata, rivela, al suo interno, un'anima di filo spinato e
chiodi a difesa della propria sofferta intimità .
Alle vedove assassine di Dubrowka si ispira Silvia Argiolas. Il suo abito
scultura, sapientemente risolto, si erige quasi in boccio, come fiore
delicato, mentre, una lunga miccia, che diventa ferita, lo attraversa.
Ancora alle vedove di guerra si è ispirato Antonello Ottonello nella sua
opera "1943". Carica di simbologie dolorose, lacerata e preziosamente
ricomposta di materiali poveri e naturali. Spine a ricucire la ferita
sospesa su uno sprazzo di cielo.
Metafora costante del lavoro di Simone Dulcis lo scudo, che qui si fa
presenza abitabile e reale, e che l'artista interpreta nei termini di una
primitività carica di echi simbolici.
Festa grande per Luisanna Atzei che rivisita l'abito delle donne sarde,
quello delle grandi occasioni. Una versione quasi evanescente la sua, fatta
di garza trasparente e pensiero lieve che si fa scultura.
E in clima di festa troviamo ancora Maria Cristina Boi e Margherita Usai nel
loro divertente abito "Cercasi Adamo", gioiosa spirale di velluto rosso e
preziose sete dipinte.
Struttura conica, fiabesca, per la creazione del "Mantello totem" di
Francesca Corradini, luogo di rifugio, di protezione, possibile veicolo tra
la terra e il cielo.
E' blu, blu tuareg la creazione di Franca Nurchis, che proprio ai tuareg del
deserto si è ispirata. Il suo abito si erige rigoroso. Venti di sabbia hanno
lasciato le loro tracce.
Tronco di cono e maniche a croce per Paolo Ollano. La sua opera
"Metamorfosi", risolta tra variazioni di collage ed elementi pittorici,
esprime il disagio dell'artista prigioniero di se stesso. Sulla sommitÃ
silenziose farfalle, speranza di futuri voli.
Ironicamente si presenta Marina Madeddu con la sua confezione intitolata
"Fantasia" fatta di "lana 50%, fibra acrilica 10%, ottimismo 40%".
Particolarmente attenta al rispetto delle amate geometrie, Marina le dispone
sgargianti e, parole sue, "garantisce una visione a colori del futuro".
"Anturium", come il nome del fiore molto amato e al quale si è ispirata è
l'abito scultura di Maria Grazia Medda. Fantastico frac, fatto di tela
povera su tulle nero. Raffinato contrasto, prezioso rifugio per celarsi,
sulla cui sommità un cuore di raso rosso si rivela.
"Penultimo atto" è la creazione di Marco Nateri. Una bara di garza nera,
ultimo rifugio terreno dell'uomo, ingioiellata da una corona  collana di
rose profumate che inneggia alla sua rinascita.
Wanda Nazzari
CENTRO CULTURALE MAN RAY
SPAZIO POLIVALENTE DEDICATO ALLE SPERIMENTAZIONI ARTISTICHE CONTEMPORANEE
via Lamarmora, 140  09124 Cagliari  Tel. e Fax 070/283811  347/3614182