Metropolis. Le fotografie della serie Metropolis sono tutte riprese in multi esposizione legate alla Tangenziale Est di Roma, raccontano della citta' e del suo divenire, di una strada che percorsa e ripercorsa.
Le fotografie della serie Metropolis sono tutte riprese in multi esposizione legate alla Tangenziale Est di Roma, raccontano della città e del suo divenire, di una strada che percorsa e ripercorsa, è sempre la stessa ma è diversa ogni volta e, nella sua ripetizione, crea nuove realtà, diverse, immaginifiche, oniriche, reali e irreali al tempo stesso. "...Di Stefano David, romano, classe 1970, possiamo dire che si tratta di un fotografo dotato di una qualità rara. Le sue immagini non vedono, ma sentono la luce. Soltanto con questa premessa è possibile accostarsi a Metropolis, il progetto sulla città che David sta portando avanti dal 2005, scegliendo Roma – teatro niente affatto virtuale di un nuovo capolavoro di Fritz Lang – come soggetto di un ritratto ambientale eseguito nei termini di lunga durata propri del reportage.
Le immagini di David sentono la luce perché, nel catturarla, non si muovono nei luoghi-simbolo di Roma – «simbolo», oramai, soltanto di un vecchio modo di stampare cartoline turistiche e di vedere le cose. Ma lasciando al consumo di memorabilia storiografiche la cupola di San Pietro, il Colosseo e la Lupa Capitolina, puntano con decisione verso il vero monumento alla contemporaneità romana: i quartieri San Lorenzo, Casilino e Prenestino nella loro intersezione con l’arteria ad alto scorrimento da cui sono sovrastati, la famigerata Tangenziale. ... " e ancora "...sbaglierebbe di grosso chi, accostandosi alla multiesposizione di Metropolis, interpretasse la scelta di una simile tecnica come generico omaggio alla teoria del caos, come un tributo pagato alla divinità laica del post-modernismo. Al contrario, artisticamente parlando nel lavoro di Stefano David c’è quello stesso, rigoroso ritorno all’ordine proprio del grande romanzo ottocentesco: una volontà di oltrepassare l’era del concettuale per tornare a confrontarsi con il saper fare. Ed è una porta sottile – precisamente il punctum delle fotografie di David – quella attraverso la quale l’indistinta continuità del reale urbano finisce per produrre senso grazie a una tecnica ormai antica come quella che porta i sali d’argento a impressionare la carta baritata." (Cristiano Armati, ottobre 2011)
Galleria Fondaco
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