Glenda Cinquegrana: the Studio
Gianluigi Colin
Maurizio Galimberti
Nan Goldin
Federico Lombardo
Arash Radpour
Nathalie Rebholz
Pipilotti Rist
Persefone Zubcic
Una panoramica che abbraccia l'arte italiana ed internazionale e che sviluppa il tema del ritratto nel confronto fra media diversi: dalla fotografia, alla pittura digitale, al video, al collage su carta, fino alla polaroid. La mostra comprende i lavori di Gianluigi Colin, Maurizio Galimberti, Nan Goldin, Federico Lombardo, Arash Radpour, Nathalie Rebholz, Pipilotti Rist e Persefone Zubcic.
La galleria Glenda Cinquegrana: The Studio è lieta di presentare I’ll be your mirror, una collettiva sul tema del ritratto. La mostra comprende i lavori di Gianluigi Colin, Maurizio Galimberti, Nan Goldin, Federico Lombardo, Arash Radpour, Nathalie Rebholz, Pipilotti Rist, Persefone Zubcic, artisti che si sono cimentati, in modo assolutamente diverso l’uno dall’altro, nel genere del ritratto e dell’autoritratto. L'esposizione offre un punto vista ad ampio raggio su un genere classico dell’arte antica e contemporanea, attraverso una panoramica che abbraccia l’arte italiana ed internazionale e che sviluppa il tema nel confronto fra media diversi: dalla fotografia, alla pittura digitale, al video, al collage su carta, fino alla polaroid.
Nel lavoro di Gianluigi Colin (Pordenone, 1965) il tema ritratto è affrontato non in senso
letterale, ma in chiave metaforica. Colin non ritrae personaggi ma i simboli che essi incarnano:
quindi il femminile, la memoria, la celebrità, la violenza. L’artista, che proviene dal mondo del
giornalismo, lavora sul materiale costituito dalle immagini della carta stampata, che taglia,
assembla e riproduce, in un lavoro che è in bilico fra la tecnica del più classico ready – made
warholiano e una tradizione concettuale che si collegare idealmente a Barbara Kruger. Il
materismo insito nell’uso della carta di giornale fa sì che se da un lato le immagini
dell’iconografia dei media assumano una dimensione concreta - quindi gigantesca e
avvolgente, che allude al peso che ricoprono nel nostro immaginario contemporaneo - dall’altro
questa dimensione ne richiama anche la altrettanto fragile obsolescenza.
Le opere di Nan Goldin (Washington DC, 1953) costituiscono la rappresentazione della sua
vita e della sua cerchia di amici, personaggi deracinèe, prigionieri della dipendenza dal sesso e
dalle droghe, che sono costantemente ritratti in atteggiamenti ambigui, apertamente disinibiti
o illeciti. Appartenente al gruppo dei fotografi di Boston, noti per la loro crudezza, la Goldin ha
fatto della ricerca fotografica uno strumento di salvezza da una biografia personale difficile, in
cui il ritratto è espressione della totalizzante identificazione fra l’arte e la vita. In mostra il
controverso lavoro Joey in my bed del 1991.
I ritratti di Maurizio Galimberti (Como, 1956) rappresentano la produzione più conosciuta del
fotografo, che dal 1992, anno in cui vince il Gran Prix Kodak per la pubblicità, ha legato il suo
nome alle più grandi case fotografiche come la Kodak e alle sorti della Polaroid storica.
L’artista, che impiega la polaroid in forma di collage secondo una prospettiva time and space-
based, costruisce il ritratto non solo tramite la combinazione di diverse angolazioni
prospettiche, ma anche con la successione di momenti consecutivi nel tempo. E’ da una
prospettiva multipla e frammentata che scaturisce l’immagine globale del personaggio. Per la
mostra Galimberti presenta un inedito e intensissimo ritratto di Patti Smith, e uno
storico ritratto di Sting, simulacri entrambi emananti carisma e spiritualità.
Federico Lombardo (Castellammare, Napoli, 1970), è noto per una ricerca pittorica che nel
ritratto del volto umano ha trovato il suo punto focale. L’artista presenta i lavori della
recente serie SL realizzati in pittura digitale, che costituiscono l’ideale prosecuzione della
più nota produzione a olio e acquerello. Il suo modo di affrontare il ritratto è tipico dell’era
digitale: Lombardo realizza i suoi ritratti femminili da immagini di porno amatoriale. Di quelle
donne che si offrono all’obiettivo con l’esibizione del corpo nudo, coglie non tanto l’aspetto
erotico, che traspare dalla sensualità delle pose, ma la dimensione profonda. Lombardo
sostiene che in virtù del fatto che in questo modo procedere manca il coinvolgimento emotivo
e fisico tipico della pratica del ritratto, le immagini si piegano più docilmente alla sua
personalità. E quindi, permeate della sensibilità del pittore, le donne a due dimensioni si
animano di vita autonoma.
Per Arash Radpour (Teheran, 1976) il ritratto costituisce lo strumento privilegiato tramite il
quale accedere ad una complessa dimensione immaginativa del personaggio, in cui, con un
procedimento nel quale determinante è l’interazione sensuale fra fotografo e oggetto, è difficile
stabilire il confine fra personaggio/oggetto e il fotografo/soggetto. Radpour, costruisce scenari
complessi, nei quali la persona è letteralmente trasfigurata alla luce di un metalinguaggio in
cui luoghi e cose ricoprono un ruolo fondamentale. Il tutto condito da un nitore formale, che
trae le fonti del suo vocabolario iconografico dal linguaggio della moda.
Alla base degli elaborati tableaux fotografici di Nathalie Rebholz (Atene, 1978), si trova
l’universo autobiografico dell’artista: i protagonisti delle sue fotografie sono gli amici,
trasformati in oggetti delle sue costruzioni oniriche, in un immaginario visivo che da un lato
trae a piene mani dall’arte simbolista e preraffaellita, dall’altro si nutre delle proprie mitologie,
quali la mistica del femminile, i viaggi iniziatici e la ricerca edonista di una vita totale. In
mostra un’opera permeata di poeticità visionaria intitolata Woman del 2003.
Pipilotti Rist (1962, Rheintal, CH) è una delle più celebri video - artiste internazionali. Per lei
il video è la sede di tutto (pittura, tecnologia, linguaggio, musica, movimento, stupidità,
immagini fluttuanti, poesia, commozione, premonizione della morte, sesso e amichevolezza). Il
compito dell’arte per la Rist è di contribuire all’evoluzione, incoraggiare la mente, garantire una
visione libera dai cambiamenti sociali, riunire energie positive, creare sensualità, riconciliare
ragione e istinto, ricercare possibilità e distruggere i clichès e i pregiudizi. Tutto questo è
messo in pratica nelle video-opere attraverso una sperimentazione visiva che mai rinuncia
all’uso pop delle immagini e allo strumento dell’ironia, sotto la quale giace un’acuta revisione di
tematiche legate al femminile. Per questa mostra una still ambigua tratta dal video
Perlen der Zeit (Pearls of time, 1994).
A partire da una matrice culturale ricchissima che trae le sue fonti dall’eredità dell’arte della
performance, Persefone Zubcic (Pola, HR, 1982) elabora una poetica originale attorno al
genere del ritratto e all’autoritratto, intesi come strumenti per mettere in pratica una ricerca
sul tema dell’Uomo. Le sue opere si caricano di complesse simbologie a cavallo fra il sacro e il
profano, in cui la sovrapposizione fra una teatralità carica e la morbosa attenzione per il corpo,
crea un’idea di bellezza oscura e tormentata, bella e oscena, illuminante e conturbata.
Immagine: Maurizio Galimberti (2011)
Patti Smith
Stampa fotografica su carta cotone
Cm 60 x 40
Ed. 1/3
Opening: martedì 15 novembre 2011 ore 19,00.
Glenda Cinquegrana: The Studio
via F. Sforza, 49 I- 20122 - Milano
orari:
dal martedì al sabato dalle 15,00 alle 19,00.
Negli altri orari su appuntamento.
ingresso libero