Giovanni Hanninen
Eithne Jordan
Loredana Longo
Fausta Squatriti
Elisabetta Longari
Jacqueline Cresoli
Lo sguardo di 4 artisti esplora l'ambiente urbano restituendo interpretazioni soggettive a temi come la precarieta', la solitudine, la speculazione edilizia. Rendering the City ricostruisce l'idea di citta' attraverso le fotografie di Giovanni Hanninen. Un vuoto malinconico abita la maggior parte delle scene raffigurate nei dipinti di Eithne Jordan. Palazzi abbandonati sono abusivamente abitati per alcuni giorni e poi abbattuti per sempre: un'installazione e un video di Loredana Longo. Nelle composizioni di Fausta Squatriti restano solo gli edifici, scenari tetri e belli, disadorni e terribili.
Nei vasti spazi di Assab One, fabbrica dismessa converita all’arte, collocata in un quartire “difficile” di una grande città, lo sguardo di quattro artisti esplora l’ambiente urbano e restituisce interpretazioni soggettive a temi di grande attualità: la precarietà, la solitudine, la speculazione edilizia, il dibattito sui modelli di sviluppo.
I diversi media utilizzati dagli artisti che appartengono a generazioni diverse (sono nati tra il 1941 e il 1975), le loro singole voci, il dialogo poetico che ciascuno instaura con le particolari zone dell’edificio che ospitano le loro opere rivelano tutta la complessità di ciò che ogni giorno accade -a noi cittadini del presente- di attraversare.
Giovanni Hänninen
Rendering the city
Rendering è entrato nel linguaggio comune per definire la creazione di un’immagine virtuale a partire dalla descrizione matematica di un luogo non ancora esistente nella realtà.
L’impiego del rendering nella progettazione architettonica è diventato pratica comune e punta a dare una rappresentazione il più realistica possibile di un progetto, a uso e consumo di investitori e committenti. Le tecniche di utilizzo del colore e delle ombre permettono ormai una tale precisione di dettagli che l’impressione, spesso, è quella di conoscere per filo e per segno la natura di un progetto, ancor prima della posa della prima pietra.
Nei rendering, la presenza umana viene collocata a scopo rappresentativo, per suggerirne l’importanza all’interno del progetto. Quando i numeri e i segmenti diventano cemento e cristallo, però, non sempre le persone che vivono la realtà dei luoghi riescono a trovare un contatto con questi spazi che sembrano rimanere imbrigliati in una dimensione virtuale.
Rendering ha anche altre sfaccettature di significato. Vuole dire restituire e reinterpretare, come fa Luciano Berio con Rendering per orchestra (1989) in cui, partendo dai frammenti per pianoforte scritti da Schubert per la sua incompiuta Decima Sinfonia, dà vita a una ricostruzione dell'opera, collegandoli tra loro con moderni tasselli che trasformano il materiale originario in un linguaggio tanto lontano quanto fedele all'originale.
In quest’ottica, Rendering the City ricostruisce l’idea di città attraverso le fotografie di Giovanni Hänninen. Soggetti delle immagini sono sia i nuovi spazi sia la presenza umana che li abita trasformandoli in realtà tanto lontane quanto fedeli ai progetti originali. Ne emerge un rapporto, fra architettonico e umano, fatto di stupore, silenzio e vuoto non colmato. Le immagini diventano tasselli di realtà e, dialogando le une con le altre, restituiscono una chiave di lettura comune del vivere la città contemporanea.
Giovanni Hänninen è nato a Helsinki, ma ha sempre vissuto a Milano. Come dottore di ricerca in Ingegneria aerospaziale, collabora con il Politecnico di Milano. Come fotografo realizza ritratti e reportage per riviste nazionali e internazionali. Ha inoltre curato l'indagine fotografica per due saggi di urbanistica: Milano Downtown (et al. Edizioni, 2010) e L’abitare collettivo (Franco Angeli Editore, 2011). I suoi lavori sono stati esposti nelle mostre Milano Downtown, presso lo spazio Assab One, e Milano, un minuto prima, presso la Fondazione FORMA per la Fotografia. Da bambino sviluppava i suoi primi scatti nel bagno di casa, trasformato in camera oscura, mentre sognava di diventare un ingegnere. Oggi vuole ancora studiare la realtà come uno scienziato, attraverso una lente. Quella della sua macchina fotografica.
www.hanninen.it
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Eithne Jordan
Street stills
Privi della presenza umana e lontani dai luoghi comuni dell’architettura i quadri di Eithne Jordan mettono in evidenza contesti urbani – tetti di fabbriche, tunnel delle metropolitane, sottopassaggi, condomini, parcheggi e complessi residenziali – scorci familiari, ma spesso dimenticati di città come Parigi, Rotterdam, Berlino, Vienna, e più recentemente Dublino.
Eithne Jordan usa la fotografia come parte integrante del processo di concepimento dell’immagine, scattando centinaia di fotografie durante i suoi viaggi di lavoro in varie città. Il suo sguardo è quello di un passante fugace, di un estraneo. Una volta rientrata al suo studio sceglie gli scatti e la composizione attraverso un processo di selezione e rievocazione, per passare alle piccole gouaches e infine alla pittura a olio.
Jordan racconta città che sono familiari e allo stesso tempo stranamente inquietanti. Negli spazi raffigurati, nonostante vi siano ovunque evidenti tracce di vita - una finestra illuminata o un’auto che passa – l’esplicita presenza umana è rara. Un vuoto malinconico abita la maggior parte delle scene, accentuato dal trattamento dei toni di luce e dalle condizioni atmosferiche: il buio di un pomeriggio di febbraio, la luce riflessa di una fresca nevicata, o il fascio distinto delle illuminazioni stradali.
Vi è sempre una proposta di potenziale narrativo e i quadri sono pregni dell’azione a venire o che si sta svolgendo fuori campo. Ciò che viene rivelato è un intimo ritratto di città, che per un attimo è lasciata ad essere semplicemente se stessa.
Eithne Jordan si è diplomata alla Dun Laoghaire School of Art di Dublino nel 1976. In seguito ha vissuto per qualche periodo a Londra e Berlino, dove ha studiato alla Hochschule der Künste. Attualmente divide il suo tempo tra Irlanda e Francia. E’ una delle artiste più importanti della pittura figurativa irlandese. Ha fatto numerose mostre in Europa e ha ricevuto diversi riconoscimenti, compresa una borsa di studio DAAD nel 1984 e il premio GPA nel 1986. Le sue opere si trovano nelle più pretigiose collezioni pubbliche e private in Irlanda, Europa e Stati Uniti. Le sue mostre personali recenti includono: Rubicon Gallery, Dublino 2010 e 2007; West Cork Arts Centre, 2007; Centre Culturel Irlandais, Parigi, 2007; Ormeau Baths Gallery, Belfast, 2004. Le collettive comprendono Fenton Gallery, Cork, 2008; NEXT, Chicago, 2008; ARCO, Madrid 2008 & 2009; Art Rotterdam 2007, e Pulse Art Fair, New York, 2007. Nel 2012 sono in programma delle personali a MAC Belfast e alla RHA Gallery di Dublino. Eithne Jordan è un membro di Aosdàna e della Royal Hibernian Academy.
www.eithnejordan.com
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Loredana Longo
Demolition#1 squatter
«[...] Io vivo in Sicilia, a Catania, una città distrutta decine di volte dalla lava, dai terremoti, devastata dalla speculazione edilizia e in cui tuttavia continua a emergere la bellezza del territorio. Questa bellezza si carica di una forza che nasce dalla resistenza a questi attacchi e dalla sua stessa distruzione. Il paesaggio vive in una tensione eterna. Io vivo in questa condizione, il mio pensiero segue questi principi. [...] I primi di agosto sono venuta a conoscenza della demolizione degli scheletri di tre palazzi costruiti negli anni ’70 a Modica, mostri edilizi dello IACP che non hanno superato i test di sicurezza e stabilità.
Il mio progetto consiste in un intervento all’interno di uno dei palazzi per la realizzazione di un video. Alcuni giorni prima della demolizione riesco ad avere i permessi per costruire un’installazione, simile ad un intervento di uno squatter. Lo squatter è un individuo che si introduce abusivamente in uno spazio, accumulando oggetti che trova in giro, non segue un principio estetico ben preciso.
La visione diventa ancora più grottesca: edifici abbandonati da decine di anni, vengono abusivamente abitati solo per alcuni giorni e abbattuti per sempre. In questo caso l’intervento dello squatter è quello dell’artista che modifica e abita lo spazio in quei giorni.
Il mio non è un gesto punitivo nei confronti dello squatter, ma l’abbattimento colpirà degli edifici popolari e lo squatter concettualmente rappresenta l’unica forma di vita che abbia mai abitato quegli spazi.
Paradossalmente io sono lo squatter, la persona che si è introdotta per costruire qualcosa, forse sono io sempre la vittima delle mie esplosioni, o forse io che faccio parte di quel sistema che continuamente si distrugge per rinnovarsi». (L.L.)
Loredana Longo è nata e vive a Catania. Diplomata in pittura all’Accademia di Bella Arti di Catania, il suo lavoro consiste in performances documentate in video, foto, installazioni, esplosioni e ricostruzioni. Tra le mostre personali più recenti: Neither here nor there, Temporary Museum e Francesco Pantaleone Arte Contemporanea, Palermo 2011; CAGES, Artecontemporanea Bruxelles a cura di Antonio Arevalo, Bruxelles 2010; La notte poco prima della foresta, installazione per teatro, vari teatri 2010; EXPLOSION#17 HAPPY NEW YEAR - Napoli. Teatro Festival Italia- Real Albergo dei Poveri- Napoli 2008.
www.loredanalongo.com
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Fausta Squatriti
Ascolta il tuo cuore, Città
con testi di Jacqueline Cresoli e Elisabetta Longari
Ogni ciclo di opere di Fausta Squatriti è un Requiem, anche quest’ultimo.
Non c’è posto per la speranza, tutto da molto tempo, forse da sempre, è calcinato e votato alla sparizione. Grigio. Arso. Cinereo.
E l’effetto sembra essersi ulteriormente rafforzato da quando Squatriti rivolge il proprio sguardo apocalittico di Medusa verso la città, luogo della vita pulsante anche aldilà del mito progressista e futurista; si pensi all’ipnotico Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio, alla filmografia di Wenders, soprattutto ad Alice nelle città, Tokyo-Ga, Il cielo sopra Berlino e Lisbon Story, in cui anche i luoghi più fantasmatici sono comunque teatro di movimenti, fisici e interiori, di spostamenti e metamorfosi delle persone; perfino nel fosco futuro figurato in Blade Runner la città è sinonimo di brulichio e d’intrecci di esistenze.
Non presso Fausta Squatriti. Qui, nel suo regno, la città ha perso ogni presenza viva, non una persona, un cane, un uccello, neppure un topo. Restano gli edifici, scenari tetri e belli, disadorni e terribili.
Il sentimento che cresce nell’osservatore è quello della pietas, della tenerezza: ormai lasciati soli, i luoghi risultano anch’essi come morti, sembrano gabbie vuote, tagliole abbandonate su un terreno arido. Neanche quegli elementi che presentano uno spiccato aspetto ludico, come le piccole case-giocattolo, riescono a essere vagamente gioiosi, anzi perfino più tragici delle costruzioni di pietra scura.
Nonostante il titolo scopertamente preso in prestito da Savinio, non v’è traccia della sua ironia e della sua leggerezza, piuttosto questo riferimento sembra quasi nascere dall’intenzione di porre una sottolineatura “al contrario”, proporre un rovesciamento d’atmosfere.
[...]
Elisabetta Longari, settembre 2011
Fausta Squatriti opera nelle arti visive e nella scrittura e di questo flusso tra un linguaggio e l’altro ha fatto da sempre il perno della sua ricerca, espressa anche nell' editoria d’arte, nella grafica, nella docenza. Scoperta da Pierre Lundholm, ha lavorato per anni con Alexander Iolas, Denise Renée e Karin Fesel, esponendo le proprie sculture a New York, Tel Aviv, Huston, Ginevra, Honolulu, Caracas, Dusseldorf, Parigi e sucessivamente anche in Italia, al Naviglio, da Marconi e alla Fondazione Mudima. Inizia ad insegnare nel ’77 all’Accademia di Belle Arti, Carrara, Venezia e Brera, a Milano. È stata curatrice della storica mostra "Colore" alla Biennale di Venezia dell'86. Nel ’92 fonda, con Gaetano Delli Santi, la rivista interdisciplinare Kiliagono pubblicata All’Insegna del Pesce d’Oro.
Attualmente collabora con l’associazione culturale “Novurgia” e “Asilo Bianco”, organizzando eventi interdisciplinari. Nel 2009 ha vinto il premio di poesia “Scrivere donna”. Nel 2010 ha esposto a Mosca, al Darwin Museum, a Bratislava, e in numerose mostre dedicate al libro d’artista. Nel 2011 partecipa alla mostra “Elles”, Centre Pompidou.
www.faustasquatriti.com
Immagine: Loredana Longo
Opening giovedì 27 ottobre 2011 dalle 19.00
Assab One
associazione promozione arte contemporanea
via Assab, 1 - 20132 Milano
Le mostre sono aperte dal martedì al venerdì, dalle 15 alle 19
L’ingresso è libero con tessera associativa (5 euro) valida un anno.