Tre pittori e uno scultore del novecento: Contardo Barbieri (1900-1966), Mario Castellani (1914-1985), Aldo Salvadori (1905-2002), Romano Rui (1915-1977).
Giovedì 27 ottobre 2011 alle 18, alla Galleria Ponte Rosso (via Brera 2, Milano) si inaugura la mostra: MAESTRI A BRERA: Contardo Barbieri (1900-1966), Mario Castellani (1914-1985), Aldo Salvadori (1905-2002), Romano Rui (1915-1977). La Galleria Ponte Rosso presenta, in contemporanea, quattro importanti artisti italiani del novecento (tre pittori e uno scultore) che hanno dedicato numerosi anni all’insegnamento dell’arte presso l’Accademia o al Liceo Artistico di Brera.
Scrive STEFANO CRESPI nella presentazione alla mostra:
“Varie ormai sono le occasioni in cui, nello spazio di questa Galleria, vengono proposte mostre dedicate ad artisti maestri a Brera. Nei quadri che via via segnano il senso anche testimoniale di queste esposizioni possiamo forse ritrovare una rinnovata suggestione per l’immagine pittorica: la temporalità, la memoria, l’emozione, l’orizzonte struggente dell’esistenza. Contardo Barbieri è nato a Broni (tra le colline dell’Oltrepò Pavese); a Milano ha compiuto gli studi e qui ha trascorso gli ultimi anni anche nell’insegnamento. Nell’espressione pittorica, Broni ha continuato forse ad essere il primo sguardo: l’affetto, la misura costante dell’umano. I temi della pittura sono stati il paesaggio, l’interno, le modelle, figure femminili. Rivedendo i suoi quadri, si ha la percezione in Contardo Barbieri di una riconoscibilità poetica. Scorre nei paesaggi una “voce panica” (con Orio Vergani) fuori da una inclinazione naturalistica, ma anche da un tonalismo lirico. Il tema poi della figura femminile sa coniugare una interiore severità con una bellezza dolce, morbida.
Riconsideriamo esemplarmente certi quadri (ragazza bronese, nudo di schiena, la lettera, alla finestra): c’è l’austerità mai dimenticata di figure femminili, ma pure un senso di evocazione, di sogno, di indicibile malinconia.
Per Mario Castellani Milano rimane la centralità della sua biografia sia pure con lasciti di altri soggiorni e città. Continuano apparentemente i temi iconografici della pittura come paesaggi, nature morte, figure femminili. Si accentua in Castellani una raffinatezza che si libera quasi dalla materia per una vibrazione di colori, di sospesa magia. Come indicazione unitaria, valga una testimonianza di Cristoforo De Amicis per Castellani, dove la pittura non è identificabile nell’ora e nel luogo, ma nel sentimento, nel “Momento dell’animo”.
Figura nell’esposizione il nome di Aldo Salvadori che fu docente di Brera e trascorse gli ultimi anni in una bella dimora di Bergamo Alta. Artista significativo anche per una rara cultura (nella sua lunga esistenza) di vissuto, di incontri. Nel 1926 era già a Parigi. Basti forse ricordare un testo per Salvadori di Filippo De Pisis. Scritto nel 1944 a Venezia, venne ritrovato e pubblicato sulle pagine del Corriere della Sera nel 2001. Davanti ai dipinti e disegni di Salvadori pensiamo all’espressione di De Pisis che parla di una “grazia pacata e toccante”.
Nella fine dell’espressione artistica, Salvadori, oltre che negli orizzonti aperti dei paesaggi, rappresenta nell’iconografia della figura femminile un viaggio, un’inesauribile metafora (la donna in un interno, con il libro, pensosa, sul divano, nel segno di un colore). Ritroviamo ancora come una sorta di canzoniere: tra apparizioni e ritorni, reale e simbolo, il luogo prossimo delle occasioni e un luogo remoto di “poesia della poesia”. Accanto ai tre pittori entra nella scena della mostra uno scultore, Romano Rui. Figura davvero singolare di ricerca intensa, solitaria. Suscita un sentimento di sorpresa e anche ammirativo. “Coltivatissimo spirito” lo definisce Dino Formaggio che è stato un interprete della sua opera. Nato in provincia di Pordenone, Romano Rui studiò con Francesco Messina. Insegnò a Brera Tecnologie della Scultura fino al 1977, anno della sua morte.
In un accostamento sintomatico si può ribadire per Romano Rui il senso di un percorso: tra materia, tempo, pensiero, nella stessa variazione dei mezzi (cere, crete, bronzi). Prevalgono nei primi periodi temi scultorei nell’evento dell’esistenza: in un accoramento dell’abbandono, della pietas. C’è uno svolgimento poi verso l’essenza, verso libere volumetrie: le Stele, le Sfere, gli Alberi diventano le scansioni di forma, gli archetipi, le presenze nelle fughe spazio-temporali della contemporaneità.”
Inaugurazione 27 ottobre ore 18
Galleria Ponte Rosso
Via Brera 2 - Corrisp. via Monte di Pietà 1A, Milano
Orario: da martedì a sabato 10-12.30 e 15.30-19; chiuso domenica e lunedì
Ingresso libero