Otto e' la nuova produzione di Kinkaleri 2002/2003. Otto e' un vuoto: l’unico posto dove stare. Aspettare. Guardare. Alzare la testa. Vedere gli aerei, indicarli col dito. Esplodere in mondovisione. Questo non e' un soggetto. Non avere nessuna parola, evitare lo sguardo smarrito del mio gatto. Otto e' un vuoto, ora, una sospensione del mondo, evitare di guardare, conosco gia' tutto, siamo al massimo valore della rappresentazione crudele del mondo che si offre alla rappresentazione indecente di se'.
Kinkaleri
progetto Kinkaleri
realizzato da Matteo Bambi, Luca Camilletti, Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco, Cristina Rizzo
produzione Kinkaleri
in collaborazione con Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Teatro Studio di Scandicci, Xing
con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Dipartimento dello Spettacolo, Comune di Firenze, Regione Toscana
premio UBU come miglior creazione di teatrodanza dell’anno
Dopo il grande successo di My love for you will never die, presentato dal CRT nella scorsa stagione,
Otto è un vuoto: l’unico posto dove stare.
Aspettare. Guardare. Alzare la testa. Vedere gli aerei, indicarli col dito. Esplodere in mondovisione.
Questo non è un soggetto. Non avere nessuna parola, evitare lo sguardo smarrito del mio gatto.
Otto è un vuoto, ora, una sospensione del mondo, evitare di guardare, conosco già tutto, siamo al massimo valore della rappresentazione crudele del mondo che si offre alla rappresentazione indecente di sé.
È soltanto un numero: otto; è anche una parola che significa un numero.
Non possiamo fare a meno di pensare la fine: il fine.
- Va bene la compro.
- Tutta o un terzo?
- Metà .
- Metà di un terzo o metà di tutta?
- Allora se la metti cosi decidi da solo vado a prendere un caffè.
- Aspetta.
- Muore il vento, muori tu, moriamo tutti.
- Sarebbe?
- Novanta.
- Novanta per un terzo.
- Va bene, solo perché sei te.
- Solo perché sono io.
Otto. Scena morta. La presenza, mettersi in; l’oscenità di tale atto, la pornografia dello sguardo di chi lo abita, i percorsi tracciati, le componenti del risultato, innescano quei piccoli miracoli impronunciabili dovuti a coincidenze fortuite. Solo nella spietata visione di un’idea si nascondono verità di una poesia miracolosa. La creazione di per sé suggerisce l’idea del crimine, sono i criminali con i loro atti senza progetto i veri artisti e, sulla scena vuota, nel galleggiare dei reperti che svelano le tracce di atti improbabili, si costruisce un concetto. Vedere un corpo che agisce se stesso è la risultanza di tale sforzo e noi crediamo che se tale gesto fosse invertito a spietata essenza sarebbe la meraviglia.
intervistatrice: Quindici anni dopo Lo Schizofrenico e le Lingue, che cosa l’ha spinta a scrivere un secondo libro?
louis wolfson: La ragione principale è l’insieme delle note lasciate da mia madre: volevo che fossero incorporate in un libro. Ho aggiunto il racconto di certe cose vissute in quell’epoca, oltre alle mie idee su come porre fine alla vita sul pianeta Terra. Il titolo di questo libro mette in evidenza la straordinaria possibilità d’allitterazione sulle circostanze della sua morte. In base ai miei calcoli, questa allitterazione aveva una sola possibilità su molti milioni di verificarsi, come si ha una sola probabilità di vincere alla lotteria. Come se si trattasse di un qualcosa di divino: infatti mia madre, che era musicista, è morta – tutte queste parole cominciano per m – a Manhattan – ancora m – a metà maggio, a mezzanotte, fra martedì e mercoledì, e si diceva che avesse un mesotelioma, e si muore di cancro per le metastasi – mesotelioma metastatizzante – per di più all’ospedale Memorial a New York. Infine, ed è il colmo, è morta il 138° giorno dell’anno e noi abitavamo nella 138ª strada. Un’altra coincidenza. Prima di allora avevo rimaneggiato il mio primo libro, al quale avevo dato il nuovo titolo di Point final à une planète infernale, dove proponevo che si fabbricasse un numero sufficiente di bombe nucleari per porre fine alla vita sul pianeta Terra. In questa seconda versione parlavo dell’apocalisse in modo forte, il che non emergeva abbastanza nella versione pubblicata da Gallimard.
Kinkaleri
Kinkaleri, riconosciuto a livello internazionale come uno dei gruppi più innovativi italiani, con Otto prosegue un percorso artistico fondato sull’articolazione di progetti di produzione, formazione, eventi ed esperimenti. Nata a Firenze nel 1995, la compagnia realizza, oltre a spettacoli, diversi progetti installativi e performativi in situazioni e spazi specifici, usando linguaggi diversi e sperimentando molteplici forme di comunicazione. Il nome “kinkaleri†significa ‘chincaglieria’, ‘emporio’, luogo che rifornisce di prodotti vari, e testimonia una volontà precisa, un programma poetico che si fonda sulla mescolanza dei mezzi comunicativi e sulla contaminazione di diversi linguaggi artistici.
BIGLIETTI
intero ¤ 15
* ridotto ¤ 10
** super ridotto ¤ 7,5
* Giovani fino a 25 anni, studenti universitari, allievi di scuole di danza e teatro, ACCU, CRAL del Comune di Milano, Accademia di Comunicazione, ARCI, TCI, Fondazione Mazzotta, abbonati Radio Popolare, Pink Card - Provincia di Milano, Life Gate, Teatro Libero, Club La Repubblica.
** Anziani e abbonati Teatro Verdi.
Tutte le riduzioni verranno applicate previa presentazione di relativa tessera associativa, documento o, nel caso della Fondazione Mazzotta, del biglietto d’ingresso della mostra in corso.
CRTessera Passe-partout : tessera nominale valida per spettacoli della Stagione 2002/2003 “tutte le volte che vuoi†(ad esclusione di Ouverture, Teatro delle Ariette e gli spettacoli di DANZA). Costo: € 70.
Presentando la CRTessera Passe-partout agli spettacoli di DANZA, si avrà diritto al biglietto super ridotto.
Prenotazioni 02.89011644
Prevendita TicketOne 02392261
Prenotazioni on line al sito
ORARI
feriali: ore 21.00
festivi: ore 16.00
CRT Salone
Via Ulisse Dini 7, Milano