Deserto verde. Linoleografie di diverso formato ispirate da una riflessione sugli effetti delle monocolture intensive della palma da olio in America Latina, paese di origine dell'artista.
Dal 19 al 29 novembre, in mostra una serie di linoleografie ispirate da una riflessione sugli effetti delle monocolture intensive in America Latina
L'espressione “deserto verde” nasce in Brasile alla fine degli anni Sessanta, per definire tutte le monocolture arboree su grandi estensioni finalizzate alle produzione di cellulosa. Già allora, il termine alludeva alle conseguenze che si sarebbero prodotte nei decenni a venire sull'ambiente: desertificazione, riduzione della biodiversità, migrazione forzata delle popolazioni.
Proprio Deserto verde è il titolo che Juliana Gomez Montes dà al suo progetto, originato da una riflessione sulla coltivazione intensiva della palma da olio in Colombia, suo paese d'origine. In mostra a Elastico dal 19 al 30 novembre 2011, si compone di una serie di stampe – in diversi formati e su diversi supporti cartacei – realizzate con la paziente tecnica della lineografia.
Gli animali autoctoni dell'America Latina sono il soggetto della serie, e hanno un valore simbolico “allargato”: funzionano infatti come parte per il tutto, sono una sorta di ponte verso tematiche più ampie che coinvolgono l'attualità sociale e politica non solo colombiana, ma comune piuttosto a molti paesi sudamericani.
L'insieme delle opere in mostra – ciascuna delle quali con vita propria anche in sé – origina una sorta di organismo, in un sistema di insiemi e sottinsieme che riproducono la complessità sistemica di un fenomeno che va ad incidere pervasivamente sulla natura e sull'uomo.
“Il mio lavoro tratta le problematiche legate alla monocoltura di palme da olio per la produzione di sostanze usate quotidianamente nel mondo intero, in particolare il biodiesel. In questo modo, la biodiversità della foresta tropicale, dove si concentrano queste piantagioni, è destinata a scomparire. Io pongo il problema – che riguarda diversi paesi, non solo la Colombia – di questa produzione definita 'ecologica'.
Dobbiamo generare lo spostamento delle popolazioni, la scomparsa della biodiversità della flora e della fauna e l'aumento di CO2 per sostenere i profitti degli industriali mondiali del deserto verde?”
IL DESERTO VERDE
“Ciò che lega l’indigeno alla natura attraverso I materiali che ne ricava, constituisce la base della comprensione della sua cultura e civilità più che uno studio di pure tecniche di lavorazione. Li abbiamo spogliati delle loro terre ed anche spesso del loro diritto di esistere, ma non abbiamo saputo rubare il meglio de loro stessi; il loro inimitabile modo di vivere. Oggi, gli uccelli scompaiono, le carcasse dei
pesci si riversano sulle nostre coste, la terra è sempre più povera di alberi, i fiumi e i laghi sembrano definitivamente inquinati. Vogliamo ricordarci che gli indigeni, prima di essere sterminati, avevano avvisato i coloniali che le risorse dell’universo non erano inesauribili.”
Preludio di TERRA SACRA,Serge BRAMLY
Juliana Gomez Montes
Juliana Gómez è nata a Bogota (Colombia) il 7 gennaio 1976. Si laurea in arti plastiche con un diploma complementare in biologia presso l’Università di “Los Andes”, Bogota. Nel 2000 si trasferisce a Marsiglia, dove si laurea nell’Accademia Superiore di Belle Arti. Nel 2005 crea, con altre due artiste, un'associazione/casa editrice itinerante per promuovere la diffusione delle tecniche di stampa e dei libri d'artista. Juliana ha participato a diverse mostre in Colombia e in molti paesi europei. Ha effettuato diverse residenze artistiche tra le quali una in Belgio nell'ambito del programma mapXXL di “Les Pépinières Européennes pour jeunes Artistes”. Oggi sempre residente a Marsiglia, lavora presso diversi laboratori di stampa dispersi in Europa.
Inaugurazione 19 novembre ore 19
Elastico (ex FragileContinuo)
vicolo de' Facchini, 2/a (angolo via Mentana) - Bologna
Orario: 16-22
Ingresso libero