Dieci.due! (vecchia sede)
Milano
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Jury Atzei
dal 6/2/2003 al 4/3/2003
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dieci.due



approfondimenti

Jury Atzei
Roberta Ridolfi



 
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6/2/2003

Jury Atzei

Dieci.due! (vecchia sede), Milano

Non e' un caso se la parola chiave per la lettura dell'opera di Jury Atzei e' corpo. Non corpo inteso come pura e semplice fisicita'. Non moda. Lontano dalla seduzione effimera di un idea capace d'attrarre attenzione, ma corpo inteso come struttura emozionale, completa, vitale, vulnerabile.


comunicato stampa

"CON I TUOI OCCHI, NON SOLO..." (work in progress)

a cura di ROBERTA RIDOLFI

LONTANO DA ME.DENTRO DI ME: estensioni tra arte e vita nell'opera di Jury Atzei.

Non è un caso se la parola chiave per la lettura dell'opera di Jury Atzei è corpo. Non corpo inteso come pura e semplice fisicità. Non moda. Lontano dalla seduzione effimera di un idea capace d'attrarre attenzione, ma corpo inteso come struttura emozionale, completa, vitale, vulnerabile. Intuitivamente distante dunque dalle considerazioni di J.Baudrillard attraverso le quali egli fa riferimento ad un corpo-macchina, e precisamente ad un corpo-macchina biologico.
In pratica Baudrillard sostiene che il problema fondamentale del corpo riguarda la sua efficienza e la sua funzionalità. In sostanza si teorizza la possibilità di concepire un corpo come congegno fisico il cui unico limite e quindi scopo è quello di funzionare oppure no, proprio come una macchina. Da ciò derivano tutte le problematiche relative ai limiti del corpo che ben conosciamo attraverso l'arte "estrema", come è stata definita. Questa teoria è però solo apparentemente lontana da quelle che Atzei affronta chiaramente nel proprio percorso creativo. Ciò si rende evidente soprattutto se si considera l'insistenza con la quale l'artista fa riferimento alla funzionalità totale del proprio corpo, con attenzione particolare alla sfera emotiva, affettiva e naturalmente espertiva. Il corpo contemplato nelle installazioni e nelle opere in genere che caratterizzano la sua poetica è un corpo personale, intimo ma che nel contempo diviene universale. L'esasperazione sensoriale è ottenuta grazie all'efficiente gioco intellettivo attuato attraverso un universo simbolico complesso e mordente. La pretesa di essere di facile comprensione ha da sempre lasciato il posto all'indispensabile esigenza di compiere lo sforzo massimo volto ad attivare un processo di entrata in sintonia con il lavoro prodotto, che è frammento vitale, storia fisica, carne e umori della sua stessa anima . Invito dunque ad entrare, che l'artista offre a chi guarda. E' forse per questa via che l'opera di questo artista risulta vitale e dinamica, in quanto in essa è posto implicitamente il riflesso dell'altro, di colui che ne fruisce, consapevolmente o no. Il vero problema del fare arte, oggi, non è produrre oggetti, creare situazioni, ma produrre idee che godano e vivano dello spirito del tempo. Le idee non sono quelle sporadiche illuminazioni, comunemente raccolte sotto l'espressione di alzate di genio. Sono invece manifesti espressivi del se, potenzialmente in attesa di ibridarsi con le idee degli altri. In fondo è questo a cui tende il lavoro di Atzei e cioè ad inserirsi nel complesso meccanismo storico, politico, sociale ed esistenziale del proprio tempo. Altri elementi allarmanti fanno riferimento agli estremi della vita che, si sa, sono esistenza fisica e morte, odio e amore, felicità e dolore. Ecco che si schiude un mondo diverso, subliminale che va svelato. L'artista infatti intende solamente offrire un avvertimento visivo alla probabile incognita del pericolo. Usa cioè il segnale di pericolo come simbolo d'accensione intellettiva ed sensoriale. Ciò sta a significare che la pericolosità di vivere la vita non inibisce la vitalità.questo sembrano affermare i segnali lampeggianti, il colore rosso sangue, il sale o ancora gli eterogenei elementi che compongono le diverse sculture esposte in mostra, molti dei quali hanno origine fisiologica. In questo il costrutto simbolico emerge e contribuisce a costruire una nuova scena probabile che possa fungere da sfondo alla vita.Mi spiego meglio: la vita privata, personale dell'artista si fa materiale d'arte, in quanto egli l'estrapola, decontestualizzandola dal proprio patrimonio espertivo. L'opera diviene così segno di passaggio elemento interpretabile e assimilabile dall'alterità. Le storie, le esperienze si rendono così immortali perché vivono ogni volta di nuova energie, di nuove storie. In questo il corpo diviene macchina "umana" totalmente funzionante in quanto prescinde dalla mera fisicità.
E' forse riduttivo e fin troppo facile organizzare opere che provochino interesse attraverso la proposta di corpi, sia che essi siano esteticamente belli e sani, sia che essi sian corrotti.Ancor oggi il corpo nella nostra società gode della cattiva eredità d'essere stato tabù, e molti ancora si lasciano sedurre dalla ridicola necessità voyeristica di dover vedere. Questo non accade e non accadeva solo perché la nudità solleticava l'erotismo umano ma soprattutto perché nel corpo si incarnava l'idea di altri tabù ben più potenti e radicati nella cultura Europea dei secoli scorsi ovvero quelli che racchiudono la paura della malattia e della morte. Ebbene l'artista raccoglie tutto questo nella consapevolezza di maneggiare il concetto totale e assoluto della vita.
Così accade anche nel video in cui la vita si scompone in frammenti, in fotogrammi che spesso si perdono in descrizioni fugaci e dolorosissime di ferite. Non cerchiamo un arte bella, come affermava Picasso, ma cerchiamo un arte vera che sappia essere arma da guerra difensiva ma all'occorrenza offensiva. La guerra è oggi la vita, la scienza, la conoscenza che ha sempre più allargato le nostre frontiere senza preoccuparsi delle ferite invisibili su quella astratta forma cristallina che è l'anima. Oggi vedendo queste opere ci si accorge che la vita si esprime anche in piccoli universi fantastici che non trovano una giusta dimensione tra cielo e terra, tra sogno e realtà ma che si aggrappano con tenacia alla coscienza di chi guarda Mi piace pensare queste opere come un unico corale grido.di quelli che a volte si urlano nelle gole montane per gioco o per scaricare la rabbia che abbiamo spesso dentro. Quell'urlo è lo stesso che si può gridare anche nel tentativo di destare a chi è già morto senza saperlo, e dice con tutta l'energia possibile: SCUOTITIII!!!!!.
Roberta Ridolfi

vernissage venerdì 7 FEBBRAIO 2003 ore 18-21
ore 19,30 proiezione video "IN CASA" 2001 - durata 20'20''

ORARIO DI APERTURA DALLE 15,30 alle 19 da martedì a venerdì e su appuntamento

10.2! DIECI.DUE! International Research Contemporary Art
largo Isabella d'Aragona 1 - 20136 milano - Tel/fax 02 58306053
(V.le Beatrice d'Este/dentro le mura spagnole/angolo via Bocconi)

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Franco Ule
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