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Sisto Giriodi
dal 24/11/2011 al 26/11/2011

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Sisto Giriodi



 
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24/11/2011

Sisto Giriodi

bin11, Torino

La vita e' quella cosa che non e' uguale a nessun'altra. "Una mostra insolita, pensata da un fotografo che ha scelto di non mettere delle sue foto, di non cercare applausi ma problemi".


comunicato stampa

Questa è una mostra insolita, lo si capisce fin dal titolo, pensata da un fotografo che ha scelto di non mettere delle sue foto, di non cercare applausi ma problemi: io vengo dall’architettura e questa scelta è la scelta che ho imparato a fare davanti ai problemi dell’architettura applicando la ‘sospensione di giudizio’ imparata da Roberto Gabetti. Come l’architettura non è una realtà unica - come le giraffe - ma esistono molte architetture prodotte da idee diverse, così la fotografia non è una realtà unica - come le pere - ma è una realtà fatta di tante fotografie prodotte da idee diverse di fotografia.

Nel ‘900 sono state ‘inventate’ categorie critiche da utilizzare per distinguere fotografie diverse, idee diverse di fotografia: fotografie come ‘finestre’ o come ‘specchi’, fotografie come studium o come punctum,: coppie antinomiche costruite per cogliere, per misurare la posizione del fotografo rispetto alla realtà, perché una fotografia è sempre un ritaglio della realtà – Luigi Ghirri diceva “il mondo continua fuori del rettangolo della fotografia”, così come continua fuori del rettangolo del quadro, come aveva già capito Magritte cinquant’anni prima – ma, ad esempio, più il ritaglio è piccolo e più è facilmente controllabile, manipolabile dal fotografo per cambiare il senso del mondo, per creare un mondo diverso da quello che conosciamo. Come orientarsi tra le fotografie? Come avevo imparato a fare per l’architettura: con le categorie critiche consolidate, ma anche con un esercizio critico personale incessante quello di interrogarle, di interrogarmi, in questo caso a partire dalle foto a doppia pagina dei servizi di Donna di Repubblica - che hanno attirato la mia attenzione, anche se non erano foto d’autore, che ho cominciato a raccogliere in una specie di ‘collezione’ privata - a partire dalla domanda più ovvia “perché mi piace ?“.

Adesso che la ‘collezione’ ha raggiunto una certa dimensione, a forza di far domande, sono in grado di rispondere: queste immagini mi attirano perché sono ‘composte’ in modo ‘aperto’, perché le cose, le persone occupano tutta l’immagine, offrono all’occhio stimoli visivi più ricchi del solito, perché occupano tutto lo spazio, non solo in terra ma anche in cielo, perché succede qualche cosa, perché in queste immagini il mondo in cui viviamo compare come ‘mondo’, cioè come una realtà grande e complessa, e la vita che viviamo compare come ‘vita’, cioè come una realtà dinamica, mutevole e sorprendente, “quella cosa che non è eguale a nessun’altra” come dice Gianni Celati. Sono queste immagini ‘calde’ che parlano più al corpo che alla testa, frutto di una reazione veloce, istintiva, del fotografo, diverse dalle immagini ‘fredde’ frutto di una sottile sapienza compositiva, sono immagini che ci insegnano che si può, che bisogna guardare tutto, anche le immagini di una rivista femminile, senza pregiudizi, che non vuol dire
accettare acriticamente tutto, ma imparare criticamente da tutto.

Sisto Giriodi, architetto e fotografo, da Roberto Gabetti e da Luigi Ghirri ha imparato a guardare all’architettura ed alla fotografia come ad una antropologia. Come fotografo di territorio lavora da più di dieci anni ad un progetto di lunga durata – l’Atlante Piemontese – nel quale raccoglie i miti enigmi che il progresso nasconde nelle campagne del Basso Piemonte; ‘capitoli’ dell’Atlante’ sono stati esposti in Italia ed all’estero, mentre ‘pagine’ dell’Atlante sono conservate in collezioni private e nel Dipartimento di Fotografia della Biblioteca Nazionale a Parigi; un posto a parte nell’Atlante ha l’Atlante Torinese, che raccoglie le ‘campagne’più brevi condotte in occasione di eventi singolari: sulla città trasformata dalle ‘bandiere della pace’ in un teatrino festoso; sulla città trasformata dai cantieri della metro nel centro storico in un teatrino bellicoso; sulla città trasformata dagli anni ‘olimpici’, o su aspetti singolari di Torino: sui circoli dei canottieri sul Po, sulle case a colori del dopo guerra; sulle storia di una tecnica artigianale, quella delle facciate in finta pietra. Il modello dell’atlante è all’origine anche di due ‘campagne’ fuori dei confini del Piemonte: quella sugli enigmatici cancelli rurali in Puglia, e quella su Parigi come ‘festa mobile’.

Inaugurazione mostra 25 novembre ore 18

Bin11
via Belfiore 22 Torino
Ingresso libero

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