Mars - Milano Artist Run Space
Il progetto Can't take my eyes off you prende avvio dalla riflessione sulla figura del brigante nell'Ottocento, sviluppando in particolar modo il suo rapporto con la natura in una fusione totale con il paesaggio. La tematica e' affrontata con lavori su tela per Casadei e opere scultoree per Carpi.
DANIELE CARPI // JACOPO CASADEI
I can't take my eyes off you
Il progetto prende avvio dalla riflessione sulla figura del brigante nell'ottocento, sviluppando in particolar modo il suo rapporto con la natura in una fusione totale con il paesaggio.
La figura emblematica dell'uomo che viene messo al bando e si rifugia ai margini della città vive una condizione paradossale che lo vede insieme fuori e dentro la comunità, in totale simbiosi con l'ambiente della foresta. Il suo è un contatto primordiale con la terra, un rifugiarsi dalle convenzioni sociali fino a perdere la propria identità e ad assumere uno stato altro, rituale e atavico, che oltrepassa la comune civiltà e lo purifica attraverso l'elemento naturale. Tutto ciò provoca un cambiamento di visione: il velo delle apparenze sociali cade e lo sguardo dell'uomo acquista una consapevolezza maggiore e più profonda.
Così le opere di Jacopo Casadei e Daniele Carpi intrecciano questi punti cardine: natura, perdita d'identità, rinascita nella terra e nuovo sguardo.
I lavori su tela di Casadei sono scenari fatti di elementi naturali quali montagne, alberi, nubi, ma anche di forme organiche e batteriche, in un mondo ancora privo della presenza umana. L'attenzione però si catalizza su fessure, su aperture di colore che raffigurano occhi e fanno sì che tali paesaggi si umanizzino.
La frontalità di questi occhi che guardano l'osservatore, instaurando con esso un dialogo continuo di rimandi, destabilizza la percezione canonica di fronte a un quadro: il fruitore non è un semplice spettatore ma è costretto a fare i conti con una presenza vigile e insolita che lo scruta.
Le sculture di Carpi sono teste, volti con cavità oculari vuote, realizzate con materiali naturali grezzi quali la creta, le pietra o la terra.
Visivamente rimandano alle tristi “nature morte” fotografate dai militari dopo l'uccisione del brigante, quando era usanza spedirne la testa al Dott. Cesare Lombroso. Da un punto di vista processuale la loro creazione diventa una sorta di risarcimento che si compie con l'ideale sottrazione dei resti dallo studio dell'antropologo e la successiva restituzione alla terra. In questo modo la scultura diventa un reperto reintegrato nel proprio ambiente; un'immagine parziale della totale dissoluzione nel paesaggio.
A differenza dei lavori di Casadei qui la visione non è più diretta, gli occhi non sono aperture sul mondo esterno ma buchi velati e chiusi verso l'interno della materia. Ciò che fuoriesce è invece una sostanza magmatica fatta di terra, erba e muschio, una presenza naturale forte che si fa vedere, toccare e odorare.
Viene così a crearsi un cortocircuito visivo: le sculture-teste con il loro sguardo introiettato comunicano in maniera celata con i paesaggi-occhi alle pareti in un'alternanza di assenza-presenza continua.
Monica Semprini
Mars - Milano Artist Run Space
via Guido Guinizelli, 6 - Milano
Inaugurazione 30 novembre, ore 18,00/21,00
dal 1/12 al 8/12 su appuntamento
Ingresso libero