Silvia Boldrini
Luigi Capizzi
Luca Coscia
Luca Donati
Maurizio Farina
Nina Zeta
Sabrina Zucchello
Alessandra Levi
La mostra affronta la corrente della Digital Art con l'obiettivo di dimostrare tutte le varianti virtualiste del pensiero artistico contemporaneo. Tra gli artisti partecipanti: Silvia Boldrini, Luca Donati, Maurizio Farina, Nina Zeta.
a cura di Alessandra Levi
Direzione Artistica Silvana Belvisi
Artisti: Silvia Boldrini, Luigi Capizzi, Luca Coscia, Luca Donati, Maurizio Farina, Nina Zeta (Sabrina Zucchello)
Presentazione a cura del critico d’arte Andrea Domenico Taricco
Post-Avanguardia Italiana: Digital-Art
Andrea Domenico Taricco
La III mostra organizzata dal Salotto dell’Arte
sulla Post-Avanguardia italiana affronta la corrente della Digital Art con l’obiettivo di dimostrare tutte le varianti virtualiste del pensiero
artistico contemporaneo. La Post-Avanguardia
italiana, infatti, sintetizza il passaggio dalle
esperienze novecentiste del XX secolo ai nuovi
linguaggi del XXI secolo per consolidarli in un
percorso assoluto, cosciente del sapere tradizionale ma proiettato verso il futuro: gli artisti
che ne fanno parte, sono il ponte necessario per
questo passaggio essenziale, sono i depositari di
un sapere atto a manifestarsi in un’arte nuova,
innovativa, rivoluzionaria.
Dopo le esperienze
Neo-Pop, finalizzate alla rappresentazione della figura umana da un punto di vista formale
o quelle Primitiviste concentrate sulla ricerca
emotiva del colore, i digitalisti o neografi indagano la realtà per mezzo di nuovi strumenti e
moderne apparecchiature, per carpire dalla realtà un substrato simbolico da rielaborare mediante la tecnologia. E’ una forma d’arte multimediale nata negli anni Cinquanta grazie alle
sperimentazioni del matematico Manfred Frank
e dello statunitense Ben Laposky che, scrivendo una funzione matematica sul pc, ne ottenne una proiezione grafica distorta per mezzo
di un oscilloscopio.
La Digital Art è generata
dal computer o presa da altre sorgenti come la
scansione fotografica o di immagini disegnate
per mezzo di un software di grafica vettoriale,
usando ad esempio un mouse: quindi si intrecciano scienza, tecnologia, calcoli matematici ed
algoritmici che consentono all’artista di compiere diverse combinazioni. I risultati ottenuti
toccano differenti aree espressive come i frattali,
morfogenesi digitali, cibernetiche ed elettroniche, pensando ai risultati del britannico Roy
Ascott od alle dissacrazioni della statunitense
Lillian Schwartz che non escludono il Manifesto
dell’Arte Frattale ipotizzata negli anni Sessanta
da Henry Paul Desmond in cui il software era il
mezzo essenziale di ricerca compositiva per la
lettura del mondo esistente.
Anche nella Digital
Art distinguiamo due aree di analisi essenziali
per la comprensione delle caratteristiche realizzative: una corrente calda, interiorizzante,
protesa verso un linguaggio astratto, geometrizzato o informale proiettato quindi sulla ricerca
di nuove dimensioni sensoriali che escludono
ogni riferimento concreto ed una corrente fredda, esteriorizzante, finalizzata a recuperare la
realtà, riadattandola visivamente a potenziamenti digitali che la stravolgono sino a capovolgerla emotivamente.
La corrente calda è rappresentata da artisti del
calibro di Maurizio Farina che, con l’ausilio
di programmi di computer grafica, naviga nei
luoghi impossibili e sconosciuti della mente,
ampliando le possibilità ricettive nel saper dosare alchemicamente la forza delle forme e dei
colori. Le sue introspezioni catalizzano il flusso
ottenuto sulle immagini, sviluppando un percorso istintivo, razionalizzato dal profondo desiderio di equilibrare la risultante, per mezzo del
peso e del ritmo di strutture che prendono vita
nel campo visivo.
L’arte direzionale di Silvia Boldrini costituisce
un percorso dinamico, fondato sul movimento
di strutture astratte che vengono collocate in
spazi siderali, mentali, logici e configurati in
pregnanti equilibri tridimensionali. I suoi pannelli digitali, armonizzati dall’espressione della
linea e del colore, descrivono così, l’espressione
intima del pensiero purificato.
Luca Coscia, invece è affascinato dalla realtà
oggettiva, colta fotograficamente e sviluppata
per mezzo di procedimenti informatici che gli
consentono di generare nuove interpretazioni
sperimentali. Le sue connessioni come Infinite
Dreams o Madrid, ad esempio, sviluppano la
sintesi di un ciclo dapprima realistico, poi, ricostituito secondo una frattalica deformazione
calcolata con perizia e proiettata secondo matrici espressive che convergono nella definizione
di nuovi spazi.
Per la corrente fredda, vale il discorso dell’immaterialismo di Sabrina Zucchello, in arte
Nina Zeta, che, dopo una vasta carriera nel
mondo delle arti, ha sviluppato nuove prospettive sensibiliste, fondate sulla capacità di modi-
ficare il contingente reiventandolo secondo una
chiave di lettura emozionale. La sua poetica,
infatti, pone dei filtri che alterano momenti di
vita quotidiana per configurarli in dettagli metafisici, che sfuggono dalla loro immediata riconoscibilità oggettiva e sublimano in stati latenti del proprio inconscio.
Diverso il discorso per Luca Donati che, attraverso l’uso della fotografia digitale, raggiunge
livelli strutturali fondati sulla profondità dei
suoi interventi soggettivi sulla realtà oggettiva.
Le sue opere deformanti spaziano dalla rappresentazione del corpo umano o di paesaggi
avvolti da atmosfere mistiche e dalle luci soffuse, ottenuti mediante l’intervento digitale e per
l’ampio uso di supporti come la stampa veejet
su forex. La creazione naturale viene quindi trasposta, traslata e ritoccata per mezzo di
un’accurata analisi fondata sulla sensibilità di
coglierla per come dovrà essere trasmessa.
Le costanti immateriali e deformanti culminano nelle opere di Luigi Capizzi, promulgatore
d’un primitivismo visionario che fonde le formule percettive precedenti in nuovo linguaggio
basato sugli archetipi ed i tabù, su stilemi d’una grammatica sessuale- istintiva insita nella
sostanza della creazione. Il suo metamorfismo
totemico parte dalla baconiana celebrazione
del proprio ego, per stravolgerlo digitalmente
ed innalzarlo a nuova icona d’una realtà senza
tempo. L’auto-proclamazione ad infinitesima
parte del tutto, l’auto-celebrazione alla smaterializzazione fluida ed alla conseguente caduta
nell’ignoto cosciente, lo inducono a dinamizzare, settorializzando razionalmente, uno dei
possibili cicli della materia costituita.
Le matrici introspettive, direzionali, connettive
da una parte sino a quelle immateriali, deformanti e metamorfico-totemiche dall’altra, dilatano le convergenze formali di stampo Neo-Pop
o le divergenze cromatiche Primitiviste secondo
una connotazione insita oltre la sfera del reale
e dell’irreale. La virtualità diviene così, l’unica
astrazione di chiaro stampo sensibilista, capace
non di contrapporsi al contingente, dato che da
esso parte, ma di sublimarlo e divenirne l’unica idealità possibile: la strada verso l’elevazione
alla pura spiritualità è così finalmente in atto.
Inaugurazione mercoledì 14 Dicembre 2011 dalle ore 18.30
Salotto dell'Arte
via Argonne, 1/C Torino
Orari: dal Martedì al Sabato 16.30 - 19.30 Domenica e Lunedì chiuso. Chiuso per le feste natalizie
Ingresso libero