'A ferro e immagine'. In questi lavori, il gioco estetico di Roberto Giussani si avvale di una tecnica di straniamento derivante da un'immagine pittorica realizzata con mezzi non pittorici (l'immagine che appare dipinta e che solo ad un secondo sguardo si rivela essere l'elaborazione grafica di immagini fotografiche).
'A ferro e immagine'
Sesto S.Giovanni-Assessorato alla Cultura
Civica Scuola d'arte F.Faruffini
Cooperativa Edificatrice Nuova Torretta
COOP Lombardia
In questi lavori, il gioco estetico di Roberto Giussani si avvale di una
tecnica di straniamento derivante da un'immagine pittorica realizzata con
mezzi non pittorici (l'immagine che appare dipinta e che solo ad un secondo
sguardo si rivela essere l'elaborazione grafica di immagini fotografiche).
La differenza con le altre opere è più apparente che reale, perché è proprio
qui che si rende concreta quella deprivazione del significato naturalistico
della forma di cui si parlava prima, metamorfosi che può rappresentare l'
abbozzo di una ri-educazione 'allo' e 'dello' sguardo: il paesaggio, il
lago, la chiesa, l'automobile, private con un'epoché quasi fenomenologica
dello status di oggetti codificati, ritornano nel loro orizzonte puramente
estetico (sensibile) di immagini. Con una spinta elaborazione grafica dell'
immagine (massimo dell'artificialità ) si ottiene paradossalmente l'effetto
di un ritorno alla visione naturale, primordiale e spontanea, da parte dell'
uomo, del mondo che ci circonda, che è mondo di forme prima che di segni, di
cose prima che di significati.
Sulle immagini graficamente manipolate, saturate nel colore per
trasfigurarle nella forma, galleggiano chiazze di foglia d'oro come firme
svolazzanti, quasi una sottolineatura di accenti che ritma musicalmente la
composizione. La tonalità onirica dei lavori e la simbologia metafisica dell
'oro giustificano ed anzi stimolano l'evocazione e il libero gioco dei
rimandi: ecco allora i 'brandelli di porpora' con i quali si apriva quel
sillabario estetico della classicità che fu l'Ars poetica di Orazio; ecco
quella mistura di estenuata eleganza formale e di gusto barbarico, quasi
'bracieri di gemme spente' nelle parole di Huysmans, che fu propria dell'
arte di Bisanzio; oppure il romantico 'dare al noto la qualità dell'ignoto'
di Novalis. Oro e porpora, luce o tenebra creano una profondità senza il
ricorso all'immagine riconoscibile o al dato naturalistico, come un
crepuscolo cangiante, un esplodere di tonalità cupe tra squarci di luce
dorata. La foglia d'oro diviene allora cifra di una trasfigurazione della
realtà , dove nella trasfigurazione va letto non un superamento della realtÃ
stessa ma un suo inveramento, un suo epifanico rivelarsi, paradossalmente,
nelle forme naturalisticamente poco plausibili della saturazione, della
sovrapposizione e dello slittamento delle forme; vera e propria cartina al
tornasole del senso estetico della realtà , rivelatore del bello nella e non
oltre la realtà .
Roberto Limonta
inaugurazione 23 febbraio ore 11,fino al 9 marzo 2003
Centro Culturale 'Sergio Valmaggi'
20099 Sesto S.Giovanni (Milano)-via Dei Partigiani 84-tel. 02/2428775