Distopie, societa' indesiderabili. Lo stato d'animo nostalgico e cupamente comico dell'artista e' vicino alla sensibilita' inquietante e grottesca dei fratelli londinesi Jake & Dinos Chapman.
Riflettere il mondo che c’è, inquietante com’è. Non è questo il momento di fare lavori “carini”. Durante gli anni del high-tech il concetto di arte è stato trattato da molti con troppa imperizia, allontanandolo da quel senso empirico a cui appartiene. Teorie difficili e astruse, decisamente inservibili per la vita, in linea di pensiero con il filosofo Hume, sono una delle cause di dispute interminabili e spesso scadenti in una forma di "malattia metafisica". Processo che porta l’espressione artistica ad assurgere una dimensione più distopica che utopica, in cui la speranza non gli appartiene.
Questa potrebbe essere una delle realtà parallele che attraversano le atmosfere di Dario Carratta, le cui Carte suggestive, combinate in aspetti solenni d’insoliti primi piani e inquietanti situazioni, si pongono all’interlocutore come enigma d’inferni possibili, di mondi futuri (presenti?) che coinvolgono modelli politici, culturali e psicologici, dal radical chic al blak block.
Fantascienze che rimandano allo scrittore Anthony Burgess, prefigurano distopie che opprimono in un vortice lo spettatore, amplificando e rendendo tangibili quelle tendenze negative operanti nell’ambito sociale che, se non vengono smascherate o ostacolate, condurranno alla condizione perversa da esse tratteggiata.
Lo stato d'animo nostalgicico, cupamente comico, dell’artista, vicino alla sensibilità inquietante e grottesca dei fratelli londinesi Chapmans, sfuoca in atteggiamento volto alla denuncia di una possibile “verità”, avvertita come dolorosa e oppressiva, cui si può porre rimedio solo attraverso la sollecitazione costruttiva della ragionevolezza.
Le seducenti sequele presentate per 291est, accostano Eros e Thanathos in un’estetica del perturbante, coinvolgendo le paure latenti dell’essere umano come effetto di un’allegoria epistemologica imperante nella società postmodernista. E’ questo il vero spirto dell’autore distopico, esasperare rituali comuni, insegnadoci ad avere più attenzione, a non essere pessimisti, a non ripiegarci in noi stessi, ponendoci davanti la possibilità più orribile. Un altro mondo è possibile. - Roberto D'Onorio -
Inaugurazione 14 gennaio ore 18
Galleria 291 est
viale dello scalo san lorenzo 45. Roma
da Mar. a Ven. 11 - 19.30, Sab 16 - 22, Dom 16 - 19.30 Lun. riposo
Ingresso libero